Paolo Gera sull’inedito “In quest’estate che…” (Lampedusa 2000) di Antonella Doria

disegni dei bambini migranti

 

Mi sto domandando quali siano gli strumenti stilistici a cui debba ricorrere il poeta ‘in tempi bui’ (e questi inequivocabilmente lo sono), perché la denuncia dei fatti non scada nella retorica, ma mantenga un suo valore emozionale e persuasivo.  Si sta tornando civilmente a una poesia di circostanza, con esiti del tutto opposti a quelli della sua origine. La ‘poesia di circostanza’ nasce nel 1500 come celebrazione di momenti festosi quali un matrimonio in cui i contraenti dovevano essere di alto rango sociale e in età neoclassica troviamo esempi famosi nelle odi di Monti,“Al signor di Montgolfier” o di Foscolo, “A Luigia Pallavicini caduta da cavallo”. A cominciare dal Novecento, in corrispondenza dei massacri e delle stragi belliche, la circostanza inizia a riguardare le masse e dall’episodio singolo, degno di nota, si passa al genocidio, in cui la nota non può che annullarsi nell’indicibile di fronte alla portata generale e annichilente dell’evento. Dall’encomio al biasimo totale, alla condanna senza appello. Non sto a citare esempi: sarebbero troppi.

La poesia di Antonella Doria “In questa estate che…” (Lampedusa 2000) è poesia di nuova circostanza e la rappresentazione degli eventi nasce da un altro interrogativo fondamentale indicato dai poeti del Novecento, ovvero la ricerca linguistica. Occorre dare una descrizione assolutamente realistica degli uomini in mare (molto spesso donne e bambini), oppure trovare nel serbatoio delle parole e delle tecniche l’analogo della deriva, dello spaesamento, del soffocamento?

Potremmo definire la versificazione di Antonella Doria come aerobica: i vocaboli non sono soggetti a una digitazione convenzionale, ma una doppia o una tripla spaziatura dà loro ossigeno, come se fosse riportata a un livello dispositivo verbale la vera costrizione dei migranti sulle carrette del mare o sui gommoni.

Un controllo stilistico elevato, chirurgico fa scegliere alla poeta comuni parole scarnite, ed è come se fossero le parole-segnali a subire le ingiurie dello sfruttamento e del rifiuto di ospitalità, “portapeso di storie assordanti”.

La scelta dell’anafora a inizio strofa, dall’andamento prosaico, indica l’indifferenza di una stagione votata alle vacanze, in cui l’eco delle catastrofi umane, non può essere vissuta che come episodio a lato, come un fastidio fuori riquadro.

La parola che mi ha più colpito è un vocabolo composto, semplicemente e infantilmente, piccola parola, ossimoro contestuale, sette lettere che contengono illusione, speranza, destino finale: “casablu”.

La conclusione della poesia si appiglia ai versi di un altro poeta, come se il rimosso del racconto, la morte, cercasse un modulo di comunicazione, impercettibile, ma ancora sensibile per chi tende l’orecchio al mare, in apparenza tranquillo, della pagina scritta: “Una corrente sottomarina/Gli spolpò le ossa in sussurri”. La prospettiva della poesia è testimoniale e salvifica, i versi di Eliot rimandano a quelli di Shakespeare della canzone di Ariel ne “La tempesta”: Sotto cinque tese di mare tuo padre giace. /Già corallo sono le sue ossa/ e sono perle, quelli che erano i suoi occhi/Tutto ciò che di lui deve dissolversi/viene cambiato dal mare/ in qualcosa di diverso e più ricco…”

Ciò che la Storia ha inabissato, la Natura conserva e cambia attraverso le sue  metamorfosi, in una trasfigurazione fantastica. Se la politica non riesce a riscattare una vita umana è la poesia con la sua forza immaginifica a creare almeno una prospettiva di preziosa memoria. Il relitto diventa reliquia.

Ma in tempi bui la richiesta della redenzione poetica è annullata dalla neutralità delle parole d’uso comune, dallo sgranarsi quotidiano del calendario e dalla previsione, del tutto distaccata, del bollettino meteorologico. Ed è così che finisce questa e forse ogni altra poesia.

Paolo Gera

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disegni dei bambini migranti

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.Antonella Doria

In questa estate che … …

( Lampedusa  2000 )

 

 

   Capita  a volte  

   in un agosto come questo

   con il cielo azzurro  

   corpi clandestini   in

   vortici di verdiblu cristalli

   danzano una danza circolare  

   per strade d’acque   poi si

   perdono  del grido dimentichi

   di gabbiani   da terre di promesse

   d’esilio  lontani …     lontani

   da corpi caldi   a la deriva

   dove dolore   dove speranza

   è spazio di paura   nella

   consistenza  dei giorni

     

   Capita  a molti in questa

   estate che non finisce   sempre

   più spesso   accade a chi

   portapeso  di sogni assordanti

   libertà infinite    lascia che

   lo porti un mare d’orizzonti   

   o una fatamorgana  

   sicuro s’allontana …      ma

   non è mare di deserto   non

   suono  di terre d’arenaria

   di pianure odorose  rose

   o melodia candida   di

   ciliegi …    accade a chi  

   affiora a la fine dei giorni

  Capita  sempre più spesso

   in questa fine d’agosto   a chi

   incerto dello sfolgorio del mare  

   sotto un cielo volubile    va …

   (la luna  è testimone   )

   uccello migratore in cerca  

   di parole   terre utili  che

   sulla scia  di sogni l’acqua    

   muove …    servono idee     

   il paradiso   a guadagnare

   tutto    tutto l’inferno  fra

   le tante  affioranti  terre

   sopra i luoghi  e le cose

   nella pietà dei giorni   

     

   Capita  a volte accade  

   nell’assoluta evidenza di questa

   estate che finisce …   una via

   improvvisa s’apre   sanguinea

   a ovest …   a chi … dimentico            

   di quel che tiene nuvole       

   accese   una capriola fece

   leggera   come da bambino  

   e … (lo prese al volo   al petto

   sua madre …)  nella casablu  con

   la sua onda più profonda   così

   ogni giorno che nasce nell’alba …

                   (Una corrente sottomarina

    Gli spolpò le ossa in sussurri.* )

 

Domani –  31 Agosto –  giorno normale

È previsto   – pioverà sul mare

 

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*T.S. Eliot, La Terra Desolata, Einaudi

 

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NOTE SULL’AUTRICE

Antonella Doria, siciliana, vive a Milano, dove da anni si dedica alla ricerca poetica e fa parte della direzione/redazione della rivista letteraria “Il segnale”. L’ultima raccolta di poesie è “Millantanni”(quaderni del Verri, 2015). Il testo inedito da noi pubblicato ha ricevuto vari riconoscimenti ai premi Montano, Il Sublime – Golfo dei Poeti, Albero Andronico.

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3 Comments

    1. Grazie mia cara, è un argomento un’angoscia che purtroppo continua anche ai nostri giorni!!
      È complicato fare una Poesia stilisticamente valida su questi argomenti. Il rischio è di scadere nella retorica. Ma la Poesia non ha non deve avere Aggettivi, qualunque argomento si tratti. O è Poesia o non lo è. !!

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