E’ arrivato un bastimento carico di…poesie di Warsan Shire. Traduzioni a cura di Pina Piccolo

antonio mora

Antonio Mora-black

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34 scuse per i nostri fallimenti d’amore

  1. Mi sento sola, quindi faccio cose dettate dalla solitudine
  2. Amarti è stato come andare in guerra, non sono ritornata la stessa.
  3. Tu odi le donne, proprio come tuo padre e suo padre, è nel tuo sangue, dunque.
  4. Mi aggiravo nel derelitto parcheggio del tuo cuore cercando un passaggio a casa.
  5. Sei una città fantasma che sono troppo patriottica per lasciare.
  6. Resto perché sei l’inizio di un sogno che non voglio dimenticare.
  7. Non ho risposto alla sua chiamata perché le sue ragazze gli piacciono senza voce.
  8. Non è che voglia essere bugiardo, è solo che non sa la verità.
  9. Non ti potevo amare, eri una guerra, di quelle piccole
  10. Coprivamo l’odore della perdita raccontandoci barzellette.
  11. Non volevo fallire nell’amore come i nostri genitori.
  12. Tu hai fatto costruire alla nomade che c’è in me una casa per restarci.
  13. Non sono un cane.
  14. Abbiamo cercato di smentire la nostra natura.
  15. Mi sentivo comunque sola quindi facevo cose ancora più solitarie.
  16. Sì, sono insicura, ma così erano anche mia madre e sua madre.
  17. No, mi ama, solo che mi fa piangere molto.
  18. Conosce tutti i miei segreti e malgrado ciò vuole baciarmi.
  19. Eri troppo crudele per essere amato a lungo.
  20. E’ solo che non ha funzionato.
  21. Mio padre un pomeriggio se ne andò di casa per non tornarci mai più.
  22. Non posso dormire perché sento ancora in bocca il suo sapore.
  23. L’ho tagliato alla radice, era il mio albero preferito, che marciva minando le fondamenta della casa.
  24. Nella mia famiglia le donne muoiono nell’attesa.
  25. Poiché non volevo morire aspettandoti
  26. Me ne sono dovuta andare io, mi sentivo sola mentre mi stringeva
  27. Sei la canzone che ascolto e riascolto fin quando non ho imparato tutte le parole per poi sentirmi male.
  28. Mi ha mandato un sms che diceva “Ti amo da morire”
  29. Il suo cuore non era bello quanto il suo sorriso
  30. Ci siamo manipolati a vicenda le emozioni fino a quando abbiamo creduto che fosse amore.
  31. Perdonami, mi sentivo sola quindi ho scelto te.
  32. Sono un’amante senza amante
  33. Sono bella e sola
  34. Appartengo profondamente a me stessa.

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antonio mora

Anonio-Mora-ac

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Per donne difficili da amare

Sei un cavallo che galoppa da solo
E lui cerca di domarti
Ti paragona a un’autostrada impossibile
A una casa in fiamme
Dice che lo accechi
Che non potrebbe mai lasciarti
Dimenticarti
Desiderare niente altro che te
Gli fai girare la testa, sei insostenibile
Ogni donna prima o dopo di te
È cosparsa del tuo nome
Gli riempi la bocca
Gli fanno male i denti ricordando il tuo sapore
Il suo corpo solo una lunga ombra che cerca il tuo
Ma la tua intensità è sempre troppo grande
Fa paura il modo il cui lo vuoi
Senza vergogna e sacrificale
Dice che nessun uomo può essere all’altezza di quello
che dimora nella tua testa
E hai tentato di cambiare, vero?
Più di una volta hai chiuso la bocca
Hai provato ad essere più morbida
Più carina
Meno esplosiva meno sveglia
Ma perfino quando dormivi lo potevi sentire
Viaggiare lontano da te nei sogni
Cosa volevi fare dunque, tesoro
Spaccargli la testa?
Non si possono fare di esseri umani case
Qualcuno te l’avrà pur detto
E se se ne vuole andare
Lascialo andare
Sei terrificante
E strana e bella
Sei una cosa che non tutti sanno amare

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antonio mora

antonio mora - di gesso

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domande a miriam

ti sei mai sentita sola?
l’hai detto alla gente che le canzoni
non hanno mai lo stesso tepore di un corpo o di una bocca morbida?
Come hai fatto a negarti ai ragazzi
che piangevano fuori dalle tue camere d’albergo?
hai ascoltato le canzoni che scrivevano?
la bocca sanguinante di lodi per una donna come te
miriam, li hai visti tenere una bottiglia per il collo

i peli ritti sulle braccia mentre le tue note si libravano
sulle loro teste? In quali sudici locali hai fatto gavetta
i mariti di chi hai amato agli inizi ?
miriam lo sapevi delle ragazzine che cantavano, la bocca contro il pugno
per imitare il tuo splendore?
lo sapevano loro che tu eri solo un essere umano?

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antonio mora

Anonio-Mora-ab

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?
Com’è cambiato il sapore delle tue canzoni quando è morta tua figlia?
seppellirla è stato per te come una township in fiamme nel tuo stomaco?
come hai fatto a tener lontano dalla tua faccia i segni del dolore?
Perché le consonanti cliccate della tua lingua non sono diventati ululati?

I miei genitori hanno suonato la tua musica al loro
matrimonio ti chiamavano Makeba, mai Miriam,
mai la confidenza del nome, sempre cantante
mai moglie mai figlia mai madre
mai amante che soffre

glielo hai detto alla gente che le canzoni non erano la
stessa cosa del tepore di un corpo o di una bocca morbida?
miriam ho sentito gente mormorare il tuo nome come una preghiera
supplicare dio con la voce in falsetto, eri una città esiliata dalla pelle
la tua bocca una chiesa in fiamme, il mio corpo l’ho diviso
in quartieri, infiammandomi la gola di rivolte
le tue canzoni hanno nutrito donne che morivano di fame, miriam
hanno acquietato il bisogno di odiare il mio corpo

Dimmi chi ti ha fatto tacere con un bacio?
Chi ti ha tirato fuori le canzoni dallo stomaco con un gemito?
hai mai sputato sangue?
te ne sei mai stata zitta per giorni?
ci sono stati mesi in cui tuo marito
si è angosciato/addolorato per la tua voce? le hai mai odiate
quelle braccia che si alzavano dalla folla??Noi, ci hai mai odiato,
gli spiritelli nel pubblico?
le bambine dervishe nei loro
piccoli salotti, con gli strofinacci legati sulla testa, volteggianti
come se la vita stessa dipendesse da quel moto.
Ti abbiamo chiesto troppo?
il nostro amore ti ha reso difficile cantare?
riempiva forse l’aria
arena ansimante di migliaia di persone
che assaporavano il sale dell’amante attraverso te

c’è forse un uomo da qualche parte che cammina
con la barba aggrumata di sangue rappreso di un tuo polmone?
ti sei mai palpata il corpo per vedere se ti mancava qualche arto dopo un
concerto solo per scoprire nel tuo torso una cattedrale di costole?
hai mai scritto elegie ubriache al tuo cuore?
te ne sei vergognata troppo per cantarcele?
la tua forza era forse una vetrina di staccato e tonalità?
hai mai urlato a pancia all’aria, in camere d’affitto, la valigia aperta
l’aria pesante di fumo di sigaro e rose?

oh, miriam ti abbiamo fatto cantare al tuo funerale
quella canzone è stata più calda di un corpo, ti sei sentita
più sola di chi singhiozzava sulle tue cassette
potrai mai perdonarci se vogliamo ancora
farci accompagnare dalla tua voce, ai nostri funerali
Warsan Shire, febbraio 2010- traduzione di Pina Piccolo, marzo 2010

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antonio mora

antonio mora-black beauty

 

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