N.6 Groundunderthirty- Veevera:I tempi, i volti, le storie in un passato comune a tutti noi.

Devo a mia madre la lettura di questo racconto e, sempre a lei, la visione del cortometraggio di animazione, che, da bambina, ho visto fino a consumazione. A Natale si risvegliano le memorie e, quest’anno, proprio perchè si rinasce  con l’andare del tempo, dedico a mia madre, oltre che a me stessa e a tutti voi, questo ricordo. Ecco, questa piccola luce  io metto sull’albero e a tutti estendo il mio abbraccio, attraverso la voce che si sente nel racconto, una voce che chiede che la terra e le genti siano amate e rispettate, che si senta la terra e ciascun altro come un solo  inestimabile luogo per vivere, per nascere ancora.

L’UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI

Canada 1987 – 40’  (Animazione)

Regia: Fréderic Back

Assistente regia: Lina Gagnon

tratto dal racconto omonimo (1953) di  Jean Giono (leggi  racconto)

Premio Oscar miglior film d’animazione 1988

Voce narrante: Toni Servillo

L’uomo che piantava gli alberi, racconta la storia d’Elzéard Bouffier, un pastore provenzale che rimbosca pazientemente una terra desertificata dove la vita si è ritirata. Il narratore torna più volte in montagna, affascinato dal pastore e dalla sua missione. Così vedrà un paesaggio desolato e spazzato via dai venti, trasformarsi gradualmente : sorgenti, campi coltivati e paesi pieni di vita rinascono dentro una incredibile foresta, come risultato del lavoro tenace di un uomo solitario, di una generosità rara.

Jean Giono (1895-1970), autore del libro L’uomo che piantava gli alberi, è nato in Provenza da una famiglia di origine piemontese. Ha interrotto precocemente gli studi per motivi economici e ha iniziato a lavorare, coltivando però il suo forte interesse per la letteratura e la filosofia. La sua opera comprende una trentina di romanzi e saggi, tra cui Il ragazzo celeste, Guanda 1999, L’ussaro sul tetto, Corbaccio 2001, Il serpente di stelle, Guanda 2002, Due cavalieri nella tempesta, Guanda 2003. Nei suoi libri, scritti con uno stile limpido e vibrante, ricorrono con frequenza alcuni grandi temi: il pacifismo, la ricerca della felicità collettiva, l’amore per la natura, l’ammirazione per l’impegno tenace e silenzioso. L’uomo che piantava gli alberi, scritto nel 1953, è un racconto di speranza, una storia esemplare di tenacia e perseveranza. Protagonista del libro è Elzéard Bouffier, un pastore che in totale solitudine compie un’impresa che cambia l’ambiente in cui vive e la vita delle generazioni future. Per anni quest’uomo pianta semi di alberi in una landa desolata riuscendo a far crescere un’immensa foresta là dove prima c’era soltanto un terreno arido e incolto. Un attuale e lungimirante messaggio di riconciliazione tra l’uomo e la natura.

Frédéric Back, quando nel 1982 cominciò a progettare il film L’uomo che piantava gli alberi, aveva già alle spalle una lunga carriera con opere pluripremiate quali Abracadabra (1970), Illusion(1975), Tout-rien (1980), Crac! (1982). Prodotti dalla televisione pubblica Société Radio-Canada, i suoi film avevano uno stile diretto e asciutto sui temi della tradizione popolare e dell’ambiente. La lavorazione del film durò cinque anni. Back voleva utilizzare il linguaggio dell’animazione per esaltare la potenza quasi biblica dei protagonisti del racconto: l’uomo e la natura. La scrittura semplice e piana di Giono, eppure così densa ed esauriente, andava secondo lui assecondata da un’interpretazione visiva impressionistica di largo respiro. La sua tecnica del pastello secco a cera su fogli di acetato trasparente era in effetti adatta a questo scopo. Ne risultarono migliaia di quadri in movimento ai quali il gioco delle metamorfosi e delle dissolvenze conferì un ritmo lento e maestoso, esaltato da una lettura stentorea del testo integrale (particolarmente apprezzabili la versione francese di Philippe Noiret e quella italiana di Toni Servillo) e dalla esemplare edizione sonora di Normand Roger. Il successo del film fu universale. Al Festival di Annecy del 1987 l’animazione mondiale tributò al grande maestro una lunga standing ovation e l’anno dopo giunse in premio Oscar. Back non si limitò a portare magistralmente sullo schermo uno dei più potenti racconti sociali della letteratura francese ma volle emulare il protagonista, Elzéard Bouffier, piantando intorno alla sua fattoria più di diecimila alberi (perché: «… il cinema è effimero, come le immagini dei primi amerindi»). Naturalmente la piccola foresta è dedicata a Jean Giono.

VeeverA 6 dicembre 2010-

7 Comments

  1. Anch’io li trovo,libro e corto, due opere da ricordare e da tenere a mente.Riproporli accanto all’albero di Natale è significativo.Grazie.ferni

  2. Ringrazio Ferni che mi lascia sempre spazio e Sparz che conosco ora con cui sono felice di condividere questa passione.Mia madre non avrebbe creduto,allora,di essere stata così determinante nella formazione della mia percezione del mondo,della vita.Questa proposta è come un tentativo di ringraziamento per quanto mi ha dato,per quanto mi ha insegnato ed è vitale per rinascermi ancora.

  3. è una grande luce quella che anima le immagini, la voce, il gioco delle visioni
    un messaggio quanto mai attuale del rapporto, del giusto rapporto di fiducia e ri-nascita che vive l’uomo e la natura
    i ricordi si cementano, accrescono il sentire legato a doppio filo a chi ci ha condotto là, in quella terra interiore da cui tutto si allarga come fisarmonica facendosi musica

    grazie VEEvera

  4. l’unico mio merito è quello di essermi impressa queste visioni e di non averle mai perse,anche a distanza di molti anni.Sono state e continuano ad essere le mie migliori vigilie,le epifanie della vita.Ciao Elina.Grazie per la lettura e l’attenzione.V

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