DIARIO- Annamaria Giannini- Il marinaio

fabrizio loschi

fabrizio loschi1

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Mi avvolgo nel silenzio di questo luogo asettico per nascondermi alla paura che con le sue gambe lunghe m’insegue da giorni.
La trovo nascosta in ogni anfratto, soprattutto qui, dove niente mi distrae.
Mi hai chiamato Mamma stasera, mentre ti cambiavo il pannolone e sorridevo raccontandoti annedoti buffi che tu non capivi.
Ma sono sicura che il suono della mia voce ti entra dentro, da qualche parte, e qualche cellula sparsa la riconosce e si fa accarezzare.
Un’infermiera è entrata mentre ti mettevo al corrente che le svendite sono cominciate, perciò di non lasciar in giro la carta di credito a portata di nipote.
Mi ha detto che non importava che chiacchierassi tanto, che tanto non potevi comprendere, che il danno mentale è irreversibile e che le mie parole per te sono solo rumore.
Ho voglia di gridare adesso, di correre a perdifiato sulla spiaggia deserta urlando tutto il dolore che ho dentro, perche’ esso si confonda col ruggire del mare agitato.
Ho voglia di raccogliere le onde e portarle da te, perche’ insieme possiate ricordare i tempi di chiglie abbracciate o maltrattate dalla loro danza.
Ho voglia di passeggiare sulla riva e raccogliere le conchiglie grandi, quelle che ripetono la musica del mare.
Ho voglia di andare alla banchina ad attenderti, mano nella mano con mamma, ansiosa di ricevere il regalo esotico che sempre mi portavi da ogni porto nel quale buttavi l’ancora.
Mi hai insegnato che il faro è una voce amica, che aiuta i marinai a tornare a casa, che il suono insistente non deve dare fastidio e io ora lo accolgo come la più dolce delle ninna nanne quando lo sento e sorrido quando non lo sento, perche’ vuol dire che non c’è nebbia.
Per questo io non smetterò di parlarti, perche’ un faro è vitale, necessario, e io sono sicura che la mia voce, nelle tenebre che ti circondano, ti fa da guida.
Sai cosa? Domani porto anche l’Hipod, ci mettiamo una cuffia per uno e col volume basso basso ci ascoltiamo insieme le canzoni che ti piacciono tanto, marinaio.
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Annamaria Giannini

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9 Comments

  1. Dolce. Dolcissimo e disperato.
    Ti porto tutto il mio affetto… fino a sentire tutto il dolore!

    Maria Chiara

  2. oh grazie, prima di tutto a chi mi ha permesso di essere qui. Poi a voi per la lettura.
    Ci ho pensato molto prima di spedire questa pagina. E’ intima, e per tanto tempo è rimasta in un cassetto. Ma ora che il tempo ha lenito il dolore, mi sono detta che era giusto farle prendere vita. Vorrei fosse un monito a chi ha un caro malato di Alzheimer, sono persi nel loro mondo è vero, ma non è impossibile raggiungerli anche se la pazienza che ci vuole è infinita e, purtroppo, i posti dove ti insegnano a interagire con loro sono a pagamento e non tutti possono permetterselo. Un plauso, permettetemelo, a mia madre che per 4 lunghissimi anni ha sostituito la conoscenza della malattia con l’istinto che viene dall’amore. Grazie ancora, davvero. Annamaria

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