TRA LA PAROLA POETICA E LA MUSICA – Sergio Pasquandrea: Umm Kulthum, la voce dell’Oriente

umm kulthum – songs words

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Brutta cosa, l’eurocentrismo.

Per esempio: quanti occidentali hanno mai sentito nominare Umm Kulthum? Pochi, scommetto. Eppure, si tratta della più grande voce araba del Novecento, una cantante che per decenni ebbe la statura di una diva e che mobilitava folle nell’ordine delle decine di migliaia di persone. I suoi concerti alla radio facevano, letteralmente, fermare intere metropoli.

Io avevo un suo disco a casa da non so quanto, ma l’ho davvero scoperta solo di recente, leggendo il bel romanzo di Sélim Nassib “Ti ho amato per la tua voce”, cronaca romanzata del suo rapporto con Ahmad Rami, il suo paroliere prediletto. (Romanzo altamente consigliato, perché è anche uno spaccato della storia mediorientale dagli anni Venti agli anni Settanta.)

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chant avedissian –umm kulthum

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Umm Kulthum fu, a suo modo, una rivoluzionaria.

Nacque intorno al 1904 (la data precisa è sconosciuta), con il nome di Fāṭima Ibrāhīm al-Biltāgī,  in un piccolo villaggio egiziano, da una famiglia modesta. Il padre era l’imam della moschea locale. Fatima cominciò a cantare contro la volontà dei familiari che, religiosissimi, consideravano indecente per una donna esibirsi in pubblico. Ma lei imparò prima a recitare il Corano e poi, divenuta già da giovane un fenomeno, cominciò a esibirsi in giro per l’Egitto; all’inizio il padre e i fratelli, per evitare scandali, la facevano cantare vestita da uomo.

Raggiunse la fama con il soprannome di Umm Kulthum (questa è la traslitterazione più comune, ma la si può trovare scritta anche come Oum Kalthoum, Oum Kalsoum, Oum Kalthum, Omm Kolsoum, Om Kolsoum, Umm Kolthoum, Om Kolthom e in parecchi altri modi), che significa letteralmente “viso rotondo”. I suoi fan la conoscevano anche come Kawkab al-Sharq, “la stella d’Oriente”.

Divenne prima la voce dell’Egitto, poi dell’intero mondo arabo. Fu corteggiata da re e presidenti, ospitata alle feste degli uomini più potenti del mondo. Ebbe al suo fianco i più famosi poeti e musicisti d’Egitto, che scrivevano per lei poesie e musiche. Oltre al già citato Ahmed Rami, c’erano il suonatore di oud Zakariyya Ahmad e il compositore e liutista Mohamed El Qasabgi, uno dei padri della musica araba moderna. Celebre la sua rivalità con quelle che, all’epoca dei suoi esordi, erano le stelle della musica egiziana, Mounira El Mahdeya and Fathiyya Ahmad, che comunque vennero presto surclassate in popolarità dalla giovane Umm Kulthum.

La sua fama fu sconfinata: è stata descritta come “una cantante con il virtuosismo di Joan Sutherland o Ella Fitzgerald, la personalità pubblica di Eleanor Roosevelt e la popolarità di Elvis Presley”. Quando, nel 1952, la monarchia egiziana venne rovesciata dalla rivoluzione socialista del generale Nasser, qualcuno provò a vietare i suoi brani, in quanto compromessi con il vecchio regime, ma si dice che lo stesso Nasser abbia evitato la censura, esclamando: “Siete pazzi? Volete che l’Egitto intero ci si rivolti contro?”. Una sua canzone, intitolata “Wallāhi Zamān, Yā Silāḥī” e dedicata a Nasser, fu dal 1960 al 1979 l’inno nazionale dell’Egittto.

Il suo funerale, nel 1975, fu seguito da una folla immensa, che si snodava per una lunghezza di oltre dieci chilometri.

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chant avedissian –umm kulthum

 

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Le canzoni di Umm Kulthum sono perlopiù struggenti poesie d’amore (ma non solo, dato che, fervente nazionalista, ne cantò anche molte di esplicita intenzione patriottica). Le sue esibizioni erano lunghissime, perché ogni verso, spesso ogni parola, venivano elaborate in complicati melismi, improvvisati sul momento e quindi diversi da esecuzione a esecuzione. Di solito, in ogni concerto, che poteva durare anche tre o quattro ore, non eseguiva più di due o tre brani; negli ultimi anni, a causa dell’età, li ridusse a una durata di due ore e mezza circa.

Propongo qui una sua canzone, tratta da un concerto parigino del 1967, sottotitolata in inglese.

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(Un caveat: non mi addentro qui a spiegare il complicatissimo sistema di modi, detti maqam, tipici della musica araba. Basti sapere che la scala araba usa intervalli microtonali, ossia più piccoli del semitono, che a orecche occidentali suonano come stonature: ma non lo sono, anzi sono intonati con una raffinata precisione che sfugge alle nostre orecchie, abituate ai rigidi intervalli della scala temperata.)

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chant avedissian-umm kulthum

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Per chi se la sente di approfondire, ecco un altro dei suoi classici, “Alf leyla wa leyla” (“Le mille e una notte”), cantato prima da lei (l’esecuzione dura oltre quaranta minuti) e poi da una cantante egiziana contemporanea, Amal Maher, considerata l’erede moderna di Umm Kulthum.

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Il testo della canzone si può leggere al link:

http://www.shira.net/music/lyrics/alf-leyla-wa-leyla.htm

Buon ascolto.

Sergio Pasquandrea

2 Comments

  1. Mi ha colpito moltissimo..

    “Il suo funerale, nel 1975, fu seguito da una folla immensa, che si snodava per una lunghezza di oltre dieci chilometri.”

    Dieci chilometri! …. E’ evidente la forza e la bravura, il cuore di questa bella personalità

    grazie

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