GLI UNDICI DIPINTI IMPERDIBILI DEL MUSEO CIVICO DI
PALAZZO CHIERICATI – VICENZA
SECONDO IMPERDIBILE: GIOVANNI BUONCONSIGLIO detto IL MARESCALCO
Il Compianto sul Cristo morto
GIOVANNI BUONCONSIGLIO detto IL MARESCALCO – Il Compianto sul Cristo morto
Giovanni Buonconsiglio, attivo tra Vicenza e Venezia, nasce attorno al 1465. A guardare le date, ci si accorge che precede di una quindicina d’anni Tiziano e Lotto e che compare quindici anni dopo Bartolomeo Montagna, suo primo punto di riferimento. Mentre con Mantegna e Bellini la distanza si raddoppia, essendo loro nati agli inizi degli anni ‘30. Se poi pensiamo all’intreccio di continue sollecitazioni che si andavano creando in laguna (tra cui il solco profondo e determinante lasciato dal passaggio di Antonello da Messina), subito capiamo in quale clima artistico si formò il giovane Buonconsiglio, detto il Marescalco, dalla professione del padre. Un clima tanto affascinante, quanto intimorente.
E’ sulla scorta di tutto questo che, incoraggiato da un sentire autentico o, forse, come spregiudicato atto di ribellione nei confronti dei protagonisti della pittura veneziana del tempo, egli inserisce all’interno della sua impegnativa prova d’esordio, il Compianto sul Cristo morto (178×159) una inattesa andatura emotiva, quasi fosse il naturale raggiungimento di un pittore di origine lombarda che, dopo essere transitato per Ferrara, approda a Vicenza per ammorbidire i caratteri aspri e spigolosi della sua tavolozza. Lo fa proprio quando gli si presenta l’occasione di collaborare all’arredo pittorico della chiesa di San Bartolomeo, accanto a Montagna e a Cima da Conegliano. Rimarrà, questo, il suo capolavoro.
Anche alla luce di quanto produrrà in seguito, si può dunque dire che per “volontà di rinnovarsi o legittimo desiderio di scrollare la tutela di un maestro, il Montagna, divenuto troppo opprimente”(Franco Barbieri), Buonconsiglio, farà qui vibrare corde inedite, mosse forse dal “ricordo di una diversa cultura provinciale tra lombarda e bramantesca” (Roberto Longhi). Difficile dire dove possa aver visto Bramante e Bramantino (peraltro nato il suo stesso anno), non avrà di sicuro “trascurato di informarsi in più direzioni” (Sgarbi), però le ipotesi si concentrano sul viaggio effettuato, con Montagna, alla Certosa Pavia. Questa formidabile prova d’ingresso – che trova parole unanimi di lode nella critica, da Federico Zeri a Lionello Puppi – rimarrà un caso isolato per qualità di stile ed energia espressiva. Successivamente, Buonconsiglio, preferì cambiare direzione, ponendosi all’ombra dei bagliori veneziani, tanto che Longhi penserà a lui come “poeta di un solo dipinto”.
L’opera, inserita nella sua cornice originale, con motivi decorativi di grande raffinatezza, dipinti probabilmente dallo stesso artista, è custodita al Museo dal giorno stesso in cui fu inaugurato, nel 1855. La scena è rischiarata da una luce chiamata a partecipare al dramma, diffondendosi come un velo uniforme sull’intera composizione. Il cielo è segnato orizzontalmente da nuvole sabbiose, residui di una recente tempesta. L’aria rarefatta, avvicina a noi il paesaggio. L’attenzione al dettaglio e la struttura compositiva arrivano da Bellini; la figura stesa del Cristo, da Mantegna; mentre, l’accentuata potenza espressiva giunge da più lontano. Solo una diversa cromia aiuta a distinguere le venature delle rocce dalle pieghe delle vesti di San Giovanni e della Maddalena, la cui eleganza è premiata da un raggio di luce. Collocati sulla destra, permettono alla Madonna di isolarsi col proprio dolore, accanto al corpo indurito del figlio morto.
Silvio Lacasella