A.M.Farabbi: Un frutto nuovo per l’orto dei semplici di Elia Malagò

giardino dei semplici-mantova

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Basterebbe entrare nel titolo, come quando si attraversa la soglia di una casa, sostando discretamente, tra gli odori, il profilo degli oggetti, la luce che dalle finestre continuamente sposta le ombre. Basterebbe aprire la pancia di questo titolo, L’orto dei semplici,  e chiedersi che cos’è l’orto, che cosa sono i semplici, che cos’è la creatura poeta che ha avuto energia precisa da portarcelo in dono.

Non voglio scrivere righe sull’opera di Elia Malagò perché ci saranno altri che lo faranno con composizioni critiche articolate. Né sancire a voce alta la qualità intensa del suo canto. Desidero, invece, raccontare un piccolo episodio che mi è accaduto un po’ di tempo fa, tra le pietre di Mantova. Con me un ragazzino. Un po’ saturi entrambi nel guardare la gente, il via vai, ascoltando il vocìo ondulato, il correr di piedi tra le capannine bianche, accese di microfoni e flash: il festival come sempre si sparge  attirando e impegnando tutti, cittadini, passanti, artisti, turisti, curiosi e pubblico.

Le guance del ragazzino sono rosse. Divora un panino. E’ stanco. Non vuole più seguirmi. All’improvviso gli afferro la mano, lo scuoto: guarda, la vedi laggiù, quella figura minuta che cammina in fretta, con i libri stretti sotto braccio?

Si blocca, smette di masticare e mi chiede: chi è?

E qui rispondo pubblicamente: a lui a me a tutti noi.

E’ Elia Malagò: è libera, senza lacci: nessuna seduzione per il mercato, né per il successo. Sobria, austera, essenziale, schietta, severissima prima di tutto con sé stessa fino allo scorticamento. Lavora la parola dentro un’officina interiore in cui l’esperienza del silenzio scandisce il flusso del suo battito cardiaco. Integrità, impegno etico, rigore, custodia viva per la memoria, identità tra la terra e l’io. Il canto le esce corporeo: non è un fatto letterario, ma esistenziale, questione di vita o di morte.

Non sono qui per santificare nessuno né per scrivere aureole eroiche ma per narrare cos’è l’orto della poesia e che cosa sono i semplici.

In una società decadente come la nostra, fa bene sapere l’esistenza di creature capaci di creare il canto con parole di acqua e di pane.

 Aanna Maria Farabbi

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Frammento_di_pittura_di_giardino

ELIA MALAGO’- L’orto dei semplici- Elia Malagò, Fascicolo editato nel 2012 dall’Associazione Culturale “La Luna”

Altri riferimenti: https://cartesensibili.wordpress.com/2013/02/05/zena-roncada-nell-orto-dei-semplici-di-elia-malago/

3 Comments

  1. Grazie Anna Maria Farabbi, la Sua scrittura è un nutrimento leggero e invitante, crea immagini di commovente bellezza. Mi piacerebbe trovare questo fascicolo di Elia Malagò. Come fare? Buona domenica, Marialisa Leone

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