TERRE DI INCIPIT- Alessia Lorenzi: Lo specchio dell’arte.

alessia lorenzi

 

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Giotto– Era come musica per me la mia arte, una musica stesa su tela, delicata, perfino se segnata con carbone su roccia. Fu proprio nella natura che imparai a conoscerla bene, misteriosa e perfetta. Ricordo quegli inizi, quando ti tracciavo sulle pietre, lasciando segno della tua presenza in quell’aria quotidiana.
Dalle pecore ai limpidi cieli, la natura era tinta del tuo creativo splendore, ma naturalmente tu eri in tutto, avevi il mio cuore.
Ricordo quando ti posi la mia più grande proposta, quant’ero umile e spavaldo nel profondo! Ti proponevo di cambiar percorso,
«Avventuriera, io ti conosco!».

Ma non decidesti nemmeno di provare, così ancora una volta con coraggio provai ad avanzare,
«Ti sfido, accetta il mio patto».

E così, temerario, tentavo l’ultimo passo. Potevi cambiare, io lo sapevo.
«Dai candidi marmi sei tornata quasi ai Sumeri! Eran la perfezione, cos’è questa bizantina semplificazione? Più semplici i vestiti, ma almeno reali le forme. Ritorna a cercare la tua perfezione!».

Così tentando stipulammo questo patto.

«Mettimi alla prova, una volta sola. Dimostrerò a te il mio diverso valore», azzardavo io, un poco tremante.

«Dimostra di conoscere la mia vera essenza», parlasti colpendo la mia speranza.

Passò qualche giorno e ancora il mio foglio rimase vuoto.
Ne ero certo, la natura mi avrebbe mostrato cosa intendevi veramente.
Ma io cercavo e non trovavo. Lo spazio, profondo, le tre dimensioni, le nuvole, le brillanti stelle, i colori vivaci, il sentimento ma niente.
Si restringevano i tempi e io restavo a non fare niente.
Avevi parlato, l’avevi detto chiaro: essenza.
Allora ragionai guardando le stelle.
Io conoscevo la tua essenza veramente?
Ti sapevo splendida, mutabile, a volte limpida a volte tinta di mistero.

«Cosa ti colpisce di più di questa natura?», ti domandai ormai confidenziale.

«Il sole», mi dicesti.
«E la luna, non ti sembran lo specchio della mia bellezza? E della mia anima…
Misteriosa, sia mutevole che stabile…

l’infinito e l’armonia di due opposti che si alternano facendo del cielo una splendida tela tinta dei miei più cari colori …
Ma ora che sai, è proprio ciò che non potrai rappresentare».

E se per un attimo fu lucente spettacolo, l’attimo dopo fu tempesta che spezzò tutte le mie idee sul nascere.
Non in natura potevo cercare quel che dovevo rappresentare!
O forse si, più a fondo, ma come?

«Dimostrami ciò che sai fare», continuava incalzante osservando le mie mani indecise afferrare il colore.

Era l’ora, lo dovevo fare.
Avvicinai la mano al foglio lentamente per prendere tempo, per pensare … e pensavo … pensavo, ma niente.
La luna ed il sole, diceva …
Non sapevo ancora che cosa fare, cominciavo a disegnare.
Una curva, lenta, perfetta.
La luna restava fissa nei miei occhi dell’immaginazione, dovevo portarla più vicino, imprimerne l’essenza in un foglio solamente. Ma come fare? E Arte, eri lì, continuavi ad osservare.
La mia sicurezza cominciava a mutare, cominciavo a dubitare …
Fare, non fare …
Però io lo decisi, o ora o niente!
E forse … forse era in quest’indecisione l’essenza dell’Arte che sfidavo assurdamente. Ecco, come luna e sole tu eri mutevole, prima bruna, oscura, poi delicata o feroce o addirittura assente o limpida e splendente. Mutavi, ciclicamente.
Ed ecco, ebbi un’intuizione, ma una di quelle che balzano agli artisti, ai filosofi pazzi, a chi ha sempre avuto qualcosa di meraviglioso ed enigmatico di fronte, ma banale, infinitamente.
Ma io in realtà ancora avevo paura, era un ciclo continuo di sensazioni, sempre più forti perché la curva giungeva quasi al fine, e non sapevo se stavo per sbagliare o se lo sbaglio era di continuare, ma avevo fiducia, la mantenevo salda come quel pennello fra le mie dita, stavo per chiuderla, la curva, giungevo alla fine, non dovevo rinunciare, dovevo continuare, non potevo cambiare disegno, io lo sapevo che era quello.
E ora son fiero di averti veramente colpita.
Dopo quella terribile e splendida esperienza, cominciasti a seguirmi, tu sapevi che conoscendoti ti avrei ben indirizzato e così cominciai a parlare illustrandoti le nuove direzioni.

«Ci vuole più espressione, ora, in questo viso … Questi occhi possono parlare. L’oro del sole tingerà le aure sacrali. Come la luna tanto misteriosa, mostrerò la bellezza dell’illusione e ciò che è vero si scoprirà con meraviglia un falso gioco dei nostri colori. Dipingeremo gli spazi, quando saranno troppo pochi saranno così grandi! Ebbene ecco, lo vedi? La tua essenza è ovunque, nello specchio di ciò che ti circonda. Era proprio il cerchio, la tua essenza vera.
Curva perfetta che racchiude l’essenza di chiunque non smette mai di cambiare».

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Alessia Lorenzi

 

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