Alessandro Moscè- Poesie inedite

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La stazione all’alba

I quotidiani accatastati
passano da un guanto all’altro dei rivenditori
e il giornalaio taglia il cellophane

appena ridestato dal suono del telefonino
nel buio della porta a vetri
dove chiede permesso un parroco a digiuno.

Se ne va come una medusa fluttuante
e i fari dei lampioni si imbattono
sui primi titoli del Corriere della Sera.
Si infiamma un sabato consunto
tra corpi immensi e donne minute,
noncuranti che qualcuno sta morendo
dentro un’ambulanza senza sirena
che corre sgomenta ad ogni semaforo.
Un ragazzo mangia una pasta alla crema e bestemmia
sfogando la sua rabbia alcolica
e un amore precipitato nella notte

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Camerino

Affacciati dal parapetto dell’università
lo strapiombo ci sembra una storia lontanissima
per noi ragazzi adulti e malinconici
che decifriamo i nomi sul muro gessato di bianco.
Le vie strette si guardano come cose d’altri tempi,
aderiscono al lastricato e al sonno leggero
di chi invita la notte sibillina dalle finestre
o lungo le scale ripide di casa.
C’è un manto d’ombra nella città dei duchi,
uomini con il destino di signoria *
che appaiono in ogni crocicchio, portale e cornice
alla ricerca dell’orto botanico

*  “Il destino di signoria” è un’espressione del poeta e drammaturgo di Camerino Ugo Betti

 

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