Alberto Terrile – E’ così che appari

 

Ritratto: s.m. immagine del volto, del busto

             o dell’intera figura di una persona.

  1. Riprodurre fedelmente un’immagine con disegni, fotografie, riprese cinematografiche e televisive: r. un paesaggio, una scena.
  2. Descrivere qualcosa a parole.
  • verbo intransitivo

non com. Trarre somiglianza da qualcuno o da qualcosa.

  • verbo riflessivo

Rappresentarsi, raffigurarsi, farsi un autoritratto.

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alberto terrile- la signora Loredana

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Loredana (classe 1930):- “Per il ritratto devo guardare Lei, o meglio l’obiettivo…giusto?”

Alberto:- “Certamente signora, se lei guarda l’obiettivo, chiunque poi vedrà la sua fotografia si sentirà fissato negli occhi…”

Loredana:- “ … mi piacerebbe, se ne esce una bella, darla al mio nipotino…”

Alberto: – “ …allora Loredana, guardi adesso l’obiettivo proprio come guarderebbe il  suo nipotino…”

(Montese 28 agosto 2015, durante una seduta di ritratto).

 

“La fotografia è l’unico «linguaggio» compreso in ogni parte del mondo e, superando  tutte  le  nazioni  e  le  culture,  unisce  la  famiglia  umana.  […]  Ci permette di condividere speranze e disperazioni altrui, chiarifica condizioni politiche e sociali. Noi diventiamo testimoni oculari dell’umanità e della disumanità degli uomini…”

Helmut Gernsheim, Creative Photography: Aesthetic Trends, 1839-1960

 

Con la nascita della Fotografia, databile nel 1838 (1), l’unicum prodotto dal pittore comincia a fare i conti con la possibilità di riprodurre e condividere più copie della stessa opera. La fotografia, per accessibilità e democraticità, si fa Madre del primo social network a disposizione dell’essere umano.

Mutuando dalla pittura e dalla scultura dell’arte occidentale le convenzioni della ritrattistica, la fotografia finirà per cambiarle una a una. L’esempio più evidente è la posa in cui la mano regge il capo, postura necessaria per mantenere fissità durante i lunghi tempi d’esposizione fotografica, che diverrà poi il segno di “ una ponderata pensosità”.

La borghesia emergente troverà nel nuovo media il modo di tramandare alle generazioni a venire il proprio ritratto sociale, mentre la “carte de visite” (2) brevettata da André Adolphe Eugène Disdéri, soddisferà le esigenze della classe media.

Nella storia sociale della ritrattistica, la fotografia sarà il mezzo per ritrarre le persone sino ad allora non rappresentate. Al ritratto fotografico spetterà quindi il merito di aver contribuito a modellare il complesso rapporto tra identità individuale e collettiva, tra le maglie dei  processi di attribuzione di appartenenze che si fondano sull’immagine e sulla rappresentazione.

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alberto terrile- R.Vogler

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RUDIGER VOGLER, interprete della trilogia Wendersiana “Falso Movimento” “Alice nelle città” e “Lungo il corso del tempo”, ritratto a Genova nel ‘97 in Piazza San Matteo.

Realizzai una serie di 5 immagini nelle quali gli chiesi di interpretare “il fotografo”. Spiegai che per me “il Fotografo è un lettore attivo che con grande attenzione osserva la luce del sole deviandone a suo piacere il corso”.

Posò e poi aggiunse:- “Hai mai pensato di fare il regista?

Rimasi stupito e gli chiesi :- “ …perchè?

Sai come chieder le cose a un attore, gli fai capire molto bene quello che desideri che faccia…questo è dirigere…”

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alberto terrile-  Manon sulla porta del duomo di Bellinzona 1997

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Ritratto : “L’arte della descrizione del corpo e del volto al servizio dell’identità”

Per produrre questa trascrizione dell’essere mi servo, “nel nome della Madre”, della Luce.

L’equazione tra la luce interiore (potestà del soggetto) e quella esteriore (la luce del mondo)  genererà  ciò che chiamo “Ritratto”.

Ogni essere umano è unico e ha delle caratteristiche che lo distinguono partendo dalle forme (le fattezze e i tratti somatici) per poi giungere ai contenuti (il nostro vissuto, inteso come carico di esperienze e ricordi) .

Le emozioni che proviamo sono, come dal loro etimo “ex movere”, un movimento che parte da noi per proseguire poi verso l’esterno. L’ippocampo è la sede dove queste saranno archiviate, mentre il volto sarà il luogo dell’epifania dove le stesse si manifesteranno. Volto quindi inteso come superficie in movimento, area narrante che punteggia, attraverso rossori d’imbarazzo, occhi lucidi, aperture e torsioni delle labbra, ciò che proviamo.

 

“Il volto è una rivelazione, incompleta e passeggera, della persona.

Nessuno ha mai visto direttamente il proprio volto; lo si può conoscere soltanto riflesso nello specchio o per mezzo di una fotografia. Il volto non è dunque fatto per sé stessi, ma per l’altro o per Dio: è un silenzioso linguaggio ; è la parte più viva e più sensibile (sede degli organi dei sensi) che, nel bene e nel male, presentiamo agli altri. E’ l’Io intimo, parzialmente denudato, infinitamente più rivelatore di tutto il resto del corpo.”

Max Picard “ Il rilievo delle cose” Servitium editore.

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alberto terrile-RAPPRESENTARE L’ANGELO – Titolo : Francesca S – Iola di Montese, 27 ottobre 1994 ore 17.50

Immagine analogica tratta da NEL SEGNO DELL’ ANGELO work in progress sulla figura
dell’ Angelo nella contemporaneità.

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Gli stati d’animo muovono le forme, le infinite direzioni dello sguardo “svelano e rivelano” le coordinate di un viaggio all’interno dell’uomo.

Quando ritraggo, la mia tensione è rivolta a “vedere” al di sotto di tutto ciò che vive per  cogliere ciò che agli occhi non appare. Questo è un paradosso visto che , sin dalla sua nascita, la fotografia venne salutata come la téchne che avrebbe finalmente restituito un’immagine oggettiva delle cose.

Fotografare significa in qualche modo mutare di forma ciò che si fotografa; e non tanto quella dell’oggetto visibile, che è un corpo, che è materia, ma trasformare la forma di quell’invisibile che lo sottende, e che emerge attraverso il processo di ri-velazione.

Ri-velare: scoprire ciò che era velato, fuori vista, segreto, “Rendere visibile l’invisibile” disse Paul Klee.

L’anima è velata, fuori vista, segreta e invisibile ma, grazie all’artista, diviene evidente : “Visibile”.

La fotografia che è in grado di rivelare qualcosa racchiude, ma ancor più custodisce, un’altra trasformazione più intima e importante. E’ quella che avviene nel fotografo che, grazie all’atto creativo e rivelatorio, mette in atto un’azione conoscitiva in grado di cambiare se stesso.

“Amare la fotografia significa avere cura del tempo, il nostro e quello dell’Altro”.

Il ritratto rispetta il noema della fotografia: l’ “è stato” (3). Il soggetto del ritratto si trova davanti ai nostri occhi, ma prima è stato oggetto (persona reificata) per lo sguardo umano del fotografo e per quello meccanico dell’obbiettivo.

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alberto terrile- i volti dell’appennino 2011 – il ritratto antropologico

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Alcuni anni fa mi trovai a parlare con Jan del fatto che sui monti dell’Appennino toscoemiliano (dai quali provengo per parte di padre) esiste una vera e propria “razza” con ben determinate caratteristiche somatiche che, in qualche modo, soprattutto nell’anziano, conservano ancora un sapore arcaico.

Cominciai così, di porta in porta, ad andare a trovare questa gente che al 95% non ha mai abbandonato il territorio, chiedendo con semplicità di poterli ritrarre con il muro della loro casa alle spalle. E’ stato questo uno dei rarissimi casi in cui il soggetto “non posava in nessun modo per il fotografo”* perché non uso a questo “rito” che oggi, col “selfie” (autoritratto con condivisione), sta globalizzando chiunque.

Davanti all’obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte.-  Roland Barthes, La Camera Chiara

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alberto terrile- amare la fotografia significa avere cura del tempo, il nostro e quello dell’Altro-  2012

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IN-DIMENTICABILI, è il racconto dellʼultima parte della vita: la vecchiaia, stagione in cui gli esseri umani, per trasformazione, divengono “il libro illustrato del ricordo”.

Il focus è lʼAltro con il suo tesoro di esperienza compiuta, il contegno e la saggezza maturata nelle precedenti tappe dellʼesistenza. La società dellʼefficienza e del profitto considera lʼanziano “inutile” e ci consegna immancabilmente solo lʼimmagine del lento trascinare il corpo verso la fine e lʼoblio.  Attraverso il ritratto, l’anziano ha la possibilità sia di rappresentare visivamente un suo vissuto emotivo, sia di suggellare attraverso l ‘utilizzo di oggetti dʼaffezione la propria identità. Chi partecipa è un protagonista attivo nella costruzione del proprio ritratto.

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alberto terrile- Robert Altman, Venezia 1994

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Avevo parlato col regista per avere il tempo necessario per realizzare un ritratto. Mi rispose che prima doveva parlare con una persona, se potevo accomodarmi al tavolino poco distante e attenderlo. Avevo l’ultimo scatto in macchina ma in una frazione di secondo vidi un vero coacervo di sguardi, qualcosa stava accadendo di fronte a me…scattai. Avevo 33 anni, ma avevo già maturato quella particolarità che col digitale è andata perduta, ovvero capire una volta scattato l’otturatore se la foto era “quella giusta”.

Prima di realizzare un ritratto, amo conversare molto con chi ho innanzi. Mentre parlo, osservo con attenzione le sue reazioni e ascolto quanto avrà da dirmi.

Non pianifico né il luogo né le luci. Lascio molto libero chi ho di fronte. Quando fotografo una persona, “tutto o il suo contrario” accade, ma solo in quell’istante. Opero nella vita e sulla realtà, quanto mi viene offerto appartiene a quel luogo e a quella persona in quel preciso istante. Attraverso l’inquadratura assegno “il mio ordine”. Il risultato sarà “una mia idea” di quella scena. Sono libero di agire entro dei limiti che scelgo di osservare.

Ogni soggetto, ogni oggetto, ogni evento finisce per trovare nelle mie immagini il suo luogo. Ho un compito, quello di decidere dove collocarmi mentre loro “vivono” e di scegliere il momento in cui l’otturatore sancirà che il soggetto “è stato fotografato”.

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alberto terrile- Margherita a 5 anni e 16

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Margherita è abituata dall’età di 6 mesi a incontrare il mio obiettivo, precisamente dal giorno del suo battesimo. Figlia di amici è cresciuta a distanza con l’Albert (così mi chiama da sempre).

Nella prima immagine ha 5 anni, era il 2004, nell’ultima scattata nell’Agosto 2015, è una sedicenne. Il luogo dove è ritratta “nel tempo”, è la stradina che porta alla mia casa sull’appenino toscoemiliano.

” Il ritratto rispetta il noema della fotografia: l’ “è stato” (3). Il soggetto del ritratto si trova davanti ai nostri occhi, ma prima è stato oggetto (persona reificata) per lo sguardo umano del fotografo e per quello meccanico dell’obbiettivo”. Roland Barthes , La camera Chiara

 

Mi adopro per essere lieve, uso un obiettivo di focale normale quindi spesso sono molto vicino, se non addirittura ai loro piedi, come nel caso dei personaggi celebri.

Quando ritraggo uso sovente l’inquadratura dal basso, è qualcosa che non mette soggezione, è lo sguardo del bambino verso il mondo adulto.

In molte occasioni, e non è solo il caso dei divi, ognuno considera se stesso “un grande lavoro”. Quale migliore collocazione dunque se non ai loro piedi?

 

Non è infrequente che l’artista operi uno scambio di aura, immettendo le star internazionali in un clima quotidiano, domestico, quasi a restituir loro l’intimità perduta negli impudenti attacchi dei mass-media, mentre i soggetti anonimi vengono caricati di destino, intensità, futuro.

E’ come se Alberto Terrile fosse tutti i ritratti che ha scattato, senza distinzione di sesso, come se fosse tutti gli attori, danzatori, cantanti, musicisti, equilibristi, narratori, filosofi, bambini, folli, che il suo obiettivo ha inquadrato e il suo linguaggio riscritto.(5)

 

Alberto Terrile, Genova Settembre 2015

 

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Note

1) la prima immagine è Boulevard du Temple a opera di Daguerre.

2) Le cartes de visite sono fotografie, nate come da brevetto  nel 1854 a opera di André Adolphe Eugène Disdéri. Grazie alla loro specifica natura, in origine dedicata allo scambio dell’immagine tra persone, subito evolutasi in raccolta e conservazione dell’ immagine stessa, rappresentano il primo grande esempio di marketing commerciale e di collezionismo della fotografia.

3) Roland Barthes “La camera Chiara”.

4) “Alberto Terrile ricostruttore dell’Aura Perduta” di Viana Conti, 1995.

 

1 Comments

  1. l’ho trovato magistrale, acuto, emotivamente preciso, c’è un fervore di pathos e una quiete che partecipano un equilibrio vissuto attimo dopo attimo anche correndo il rischio di perdere tutto

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