Debito il tempo. Valeria Raimondi – Note di lettura di Simonetta Met Sambiase

katherine chang liu.

Katherine Chang Liu1.

Valeria Raimondi sceglie la parte “femmina” del tempo della nostra vita, mai svolto o passato come segno di stagione stabile, equilibrio di giorni e emozioni. Il suo tempo è un altro: E’ il tempo dei cicloni e dei vortici, sentimentali e razionali insieme, in un ossimoro di passione esatta e crudele raziocino che deraglia verso la pienezza della vita. Le poesie che compongono il libro Debito il tempo (vincitore del premio Eros e Kairos 2014), sono figlie di “uno stupore che si ammanta di abbondanza”; esse sono scritte per accompagnare quel sentimento impossibile da domare di (r)esistere alla vita del cuore, anche quando appare lontana, anche se a volte appare ostile. E’ il debito che nessun tempo paga e va sempre affrontato, in una guerra alla rassegnazione che segna in rosso le sconfitte meritandosi lo stupore dell’’azzurro delle piccole o grandi vittorie. Nella silloge, la poesia è libera di usare il metro o il suo contrario. Si scrive “sotto sentimento”, la poesia è aria che fa vivere come è “libero il cuore”. E versi brevi, versi lunghi, sciolti o raccolti in quartine o terzine, rime incrociate, anafore, e libere sillabe, un uso appassionato del distico o un lunga strofa esistenziale, tutto viene usato per fermare nelle pagine una “voce di dentro”, necessaria e profonda. Tutto tranne l’indifferenza perché quella l’autrice la rimette sotto la voce dei crediti da non riscuotere.

Simonetta Met Sambiase

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katherine chang Liu

Katherine Chang Liu2.

Da Debito il tempo, Valeria Raimondi
se mi guardi con opaca indifferenza
sono città che eternamente brucia
campo di battaglia acre odore
di polvere e di sangue della terra
se mi sfiori con bruciante indifferenza
come angelo in volo sulle mie rovine
il languore si fa magnificenza
lo stupore si ammanta di abbondanza
non sono fatta d’arte e non ho parte
porto trionfo in me di decadenza

*

sapendo che il tempo non guarisce
che il tempo letterario
che induce e quindi ingoia
promesse e fingimenti
che rode anche l’essenza
la intacca la deforma
nel transito precario
e senza mutamenti:
sapendolo in anticipo
avrei risolto prima il rebus dell’amore
assicurandomi un futuro
di intenti e credenziali
una quasi gioia postuma che
adagia oggi sopra ieri le sue ali
*

l’anima spesso la ignori ma non si d. per vinta
rispunta dove la parola giace esangue
nel silenzio, a lei caro più di ogni altra cosa
per lei l’alba non è il tempo dell’inizio
e il crepuscolo è solo l’ultima sua ombra
per lei gioia e dolore sono fratelli, amanti
colti per un attimo di spalle addormentati
sta dove lo sguardo si perde eppure è già vicino
a quell’essenza per lei netta e cristallina
per noi forma di cui sfuggono i confini

*

vivere pericolosamente
camminare su un filo sospeso nel vuoto tenendo
tragicamente la rotta
sempre presente il ricordo che uccide e inchioda le
suole, che frena lo scatto
e mai, mai imparare quell’arte del sottrarsi restando,
risparmiarsi cedendo
l’arte di tacere il superfluo, la saggezza, il distacco
e mai un respiro tra il partire e il restare,
una cura o un’attesa da ferita a sutura
cos. l’anima appesa a un chiodo non vola,
si perde,
in forma e sostanza snatura

*

tocco il mondo con dita sporche di vita
intinte nell’inchiostro delle cose
incrostate di piaceri scritti tra le righe
poi le sciacquo in lavaggi solitari
o nelle strette di un’avara umanità
mi pare di tenere il cuore tra le mani
quando i palmi si chiudono nei loro
ma se lo sguardo si fa aspro tutto cambia
e mi pare di aver dita da tortura
fatte vili come in atto di giudizio
inesperte nella forma dell’incontro
rami secchi già rimessi al proprio inverno

*

(azzurro troppo azzurro)
dietro le quinte di una nube
da cui sporgo timida le ali
si affaccia, platea distante, il mondo
e tu, sfrontato irriverente velo
fingi un candore quasi evanescente
ma dentro spingi e graffi
e sai di finto azzurro, di molle cielo
e io che non possiedo un’anima ruffiana
reclamo un imbianchino che salga quelle scale
e sparga di tinta nostalgia altro colore:
un certo effetto seppia appena innaturale
un poco decadente, già post-crepuscolare
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VALERIA RAIMONDI è nata a Brescia. Nel 2010 contribuisce alla nascita del Movimento
dei poeti e artisti dal Sottosuolo, oggi Associazione Culturale. Organizza reading e microfoni aperti, collabora con artisti, associazioni, gruppi, movimenti legati all’interculturalit., alla libera espressione, ai diritti e all’ambiente. Nel 2013 insieme ai poeti del ‘Sottosuolo’ realizza il festival “Sconfina(te)menti”, in collaborazione con i ‘Circoli Arci bresciani’ e l’ ‘Associazione Zastava’ per un gemellaggio culturale e ideale con artisti e poeti Serbi. Nell’ottobre dello stesso anno . ospite presso lo ‘Studentski Kulturni Centar’ di Kragujevac, in Serbia. Nel marzo 2013 con il collettivo ‘Donne A(t)traverso’, propone il recital narrativo-teatrale Catturate nelle trame, liberate dalle reti. Nell’ottobre 2012 esce la sua prima silloge poetica Io no (Ex-io) per la Thauma Edizioni. Sue poesie sono pubblicate all’interno di antologie poetiche tra cui Sotto il cielo di Lampedusa, Rayuela, 2013, 100 Thousand poets for change, Albeggi, 2013, Jackissimo, Seam, 2014.

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