.
Una proposta per questo periodo, fresca lettura e appetibile sostanza, è quella offerta da questa raccolta di Pablo Neruda che sceglie, in queste pagine, di percorrere in modo inconsueto le strade e le stanze della quotidianità, riuscendo a stupirci per la sua arte affabulatoria, per la sua maestria nel gestire la parola e raccontarci ciò a cui siamo abituati da vamposti che solo la poesia riesce a mantenere vivido osservatorio dei gesti e delle abitudini umane. Così fanno ingresso anche i vegetali, le stoviglie, il piatto, il pomodoro, la cipolla o il cocomero, creando uno spazio che si fa verso e ci raggiunge, nelle stanze di questa raccolta, la Casa delle odi, dove ogni cosa, per essere realmente vissuta, deve essere afferrata , deve essere, con giusta voce e ritmo, cantata. Ah! Dimenticavo! Una adeguata preparazione del piatto, rende appetibile la poesia anche ai più giovani, per cui…consumatelo, consumatelo e poi ri-cor- datelo!
fernanda ferraresso
.
say itasitis
.
Da La casa delle odi- Pablo Neruda
.
Ode al carciofo
Il carciofo
dal tenero cuore
si vestì da guerriero, zitto, costruì
una piccola cupola
si conservò
impermeabile
sotto
le sue squame, accanto a lui
i folli vegetali
s’incresparono, divennero
viticci, vite palustri, bulbi commoventi,
nel sottosuolo
dormì la carota
dai baffi rossi,
la vigna
dissecò i tralcida cui risale il vino,
la verza
s’accanì
a provarsi gonne,
l’origano
a profumare il mondo,
e il dolce
carciofo
là nell’orto, vestito da guerriero, brunito
come una granata,
superbo,
e un giorno
uno accanto all’altro
in grosse ceste
di vimini, camminò
su e giù per il campo
a realizzare il suo sogno:
la vita militare.
Allineato
non fu mai tanto marziale
come alla fiera,
in mezzo agli ortaggi
con le camicie bianche
eranoalti marescialli
dei carciofi,le file serrate,
le voci di comando,
e la detonazione
d’una cassa che cade,
ma sul più bello
arriva Maria
Con la sua sporta,
sceglie
un carciofo,
non lo teme,
l’esamina,
l’osserva controluce come un uovo,
lo compra, lo confonde
nella sua borsa
con un paio di scarpe,
con un cavolo cappuccio
e una bottiglia
d’aceto
finché
entrando in cucina
non lo immerge nella pentola.
Così finisce
in pace
la carriera
del vegetale armato
che si chiama carciofo,
e poi squama per squama
spogliamo
e mangiamo
la pacifica polpa
del suo cuore verde
**
Pablo Neruda, La casa delle odi- Motta Junior Editore
Grande, Neruda! Vi ricordo, altrettanto deliziosa, l’Ode alla cipolla :-)
grazie!
Ma puoi inviarla tu e se hai anche altri testi da proporre spedisci tutto a cartesensibili@live.it, li pubblicheremo.Era questo lo spirito dell’iniziativa, oltre a raccolgiere testi inediti di autori che si sono cimentati in testi in cui appunto il cibo fosse il soggetto principale.
f.f.