julieanne kost
Quale luce nascondi
tu che rendi chiare le ombre?
Leggo la I parte del libro di G. Maretti Tregiardini e ritrovo tra le pagine come se fosse un segnalibro l’indice dei racconti “Giardini d’incanto”, un percorso di racconti –raccolti da F. Ferraresso.
Nelle tasche di un buon libro lascio sempre buoni fili, matassine per farne magari un meraviglioso arazzo.
E’ mia abitudine, ad una prima lettura, sottolineare a matita (una rossa, una verde) alcune parole oppure lasciare foglietti di memoria, a segnare il passo.
Qui userò la matita verde poiché il Canzoniere è una fiaba verde. Devo camminare e inoltrarmi tra le parole che giocano, non c’è una linea retta da seguire, potrei ritrovarmi in una forma geometrica rara, ammesso che ricordi le forme convenzionali.
La parola mi chiama, si presenta, si diverte e mi chiede di non svegliarmi (sonno).
Sprofondo nel sonno e sogno un sogno adulto, parlo col giardino e il suo giardiniere dai cappelli grandi.
Questa volta mi sento pronta, posso immergermi nella luce, poi nascondermi nel buio, sto giocando a nascondino.
Compagni di gioco sono i suoni parlanti, le immagini di api nel loro svolìo, gli alberi ospitali,le erbe magiche che “rendono chiare le ombre”.
Parlo e dico che vengo dall’ombra, porto addosso il peso dell’esistenza destinata al buio, vorrei ma non posso fuggire da questa memoria incessante, che trasfigura l’attimo, il mio sogno, in finito.
XXI
Le parole pretendono l’infinito,
i fili d’erba l’hanno in dono
mi dice l’autore-giardiniere bambino e poi forse la sua voce mi chiede ancora un passo, tornare alla lingua delle prime parole, al castello nel giardino oltre la siepe.
Sono lampi di visione a cui spesso vado incontro, nella pausa di un respiro relegato nella valigia della fretta, nella notte di stagioni senza foglie-figlie.
Accade di incontrare un’ombra buona, un disegno che rinsalda il filo della fantasia e credo a quel mondo immaginario e insieme reale-leale e mi affido a quell’acrobata-giocoliere che sta in me, segreto.
Le stagioni si alternano e questo settembre ha una fiaba in bocca con fondi di saggezza, nei verdi che nutrono i versi e che fanno vivo lo stupore.
Ora la strada è chiara o meglio rischiarata dagli occhi che ripetono
XXXVI
Non esiliare gli alberi delle terre
nelle quali hanno creduto.
Non esiliare i bambini dall’infanzia.
Non esiliare chi ha vissuto.
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E. Miticocchio – breve nota di una lettrice, 10/09/2010
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Canzoniere di sonno e di stupore, G. Maretti Tregiardini- Il Ponte del Sale Editore- Rovigo, 2009.
grazie, bello e interessante contributo. Mi piace questo modo di “conquistare” i libri che si leggono!
conquista una parola ardua, mi fa pensare alla libertà
la libertà è la conquista quotidiana a cui siamo chiamati
anche leggere lo è, scegliere tra tanti libri quello giusto, che senti già esserti vicino fin dalla copertina
poi sfogliarlo e scoprire che può parlarti attraverso la tua voce che accorcia la distanza tra l’autore e il lettore
grazie Giuseppe
Elina, muovi passi felpatissimi nel commentare questo libro che, già di per se, appare tanto delicato almeno quanto il tuo tocco nel recensirlo. Certo, credo che tu abbia scelto di commentare un testo molto nelle tue corde; non riesco quasi a sentir differenza fra ciò che scrivi del libro e ciò che è il contenuto del libro stesso, pur non avendolo letto. Ma nel caso saprei bene a cosa mi avvicinerei sfogliandolo. In conclusione, ti ringrazio per questa bella nota da lettrice; una lettrice che è (sempre) corda di violino tesa ad ascoltare. Un abbraccio
considera la mia nota una lettera spedita all’autore
non una recensione, nè una presentazione poichè il libro è stato ampiamente (e meglio) “raccontato” da altri
io ho scelto il testo in cui “immergermi” pensando che
i libri sono doni, la parola lo è quando ti abita, allarga le pareti di casa, fa sognare un giardino, ti conduce in terre lontane
capita di sentirti parte di quella parola, altra, che non sempre tu sai pronunciare
grazie Federica