GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA 2014 – Prendi un verso dai poeti e fanne terra buona!

La poesia dei luoghi, la loro parola certa nella nostra incerta presenza, la terra che ci percorre direttamente nel sangue mentre noi non la degniamo di attenzione, del rispetto dovuto per mantenerci in vita. Quasi ogni cosa oggi, per avere un po’ di attenzione ha una giornata proclamata a sua memoria. Questo è indicativo dell’incuria in cui lasciamo cadere noi stessi perché niente realmente si può dire esterno a noi, niente estraneo. E’ con questo spirito che abbiamo voluto fare dei versi altra terra da donare alla Terra che ci è madre, per far comprendere che un seme è dentro l’altro in ogni cosa, anche dentro la parola e tutto è frutto di una tessitura fine, sottile e resistentissima dove ogni essere ha la sua casa.

cartesensibili- 2014
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photographyserved- assiepate le stelle

photograpfy serv.

.Oh amore dimentichiamo ora le stelle con spine 
.
P. Neruda
da Cento sonetti d’amore

Amore di scala senza ringhiera ladro furtivo
laido e mentitore piange solo lacrime la vecchia
nel basso e il gatto ingrassa ronfando la scarna
sua pancia amore non guardare le stelle
sono fredde e lontane sono mute e mutevoli
greggi di uomini alzano il mento e calpestano
fiori e frutti leggende e lancette.

Tempi di istanti grami di povere lune rimaste
al primo quarto e lì col sasso nel cuore assistono
la rissa fra Medea e Giasone e i fiumi dalle acque
roventi dipingono il mare.

Oh amore dimentichiamo ora le stelle con spine
la terra si placa se l’uomo ama l’uomo

e le stelle? Lassù sono cadute le spine ora
solo costellazioni di cristalli incoronano la luna
che s’ingravida sopra il campanile.

Narda Fattori
.

 ed mondo- tra qui e là sospesa

 edmondo
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sei diventato le colline, gli oscuri ronchi tra stoppie di arbusti, le rughe
accarezzate dal vento
.
Willem van Toorn
da Padre nel paesaggio

c’è nei corpi un lievito fine
solleva dal buio e inclina la morte
all’ultimo passo dove il sole si fa china e
piano sostiene e più piano sospende
liberi da ogni corrente
non fuoco non amo ma spora e cenere di grano
l’arancia viva della luce
lo zenit dell’atomo
pollini dal ventre della terra
fertile un paradiso che nasce e muore
di questo costruendo la sua trama
la parte interiore della carne
dove tutte le creature
in ogni tempo dormono
il derma del mondo
dov’è inutile correre
dove le piante sono terra
e alloro lo stare un attimo ritti
in questa zattera da carico
che tutto trasporta e niente dimentica

Fernanda Ferraresso

.greenpeace- brucia la foresta amazzonica

greenpeace.

Là dove si bruciano i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini.
                         .      
Heinrich Heine

 

SEVEN REASONS WHY I SHOULD DIE
For seven days they shouted at me:
You are waging war on Allah!
Saturday, because you are an Arab!
Sunday, well, you are from Ahvaz
Monday, remember you are Iranian
Tuesday: You mock the sacred Revolution
Wednesday, didn’t you raise your voice for others?
Thursday, you are a poet and a bard
Friday: You’re a man, isn’t that enough to die?

Hashem Shabani
.
Per sette giorni
hanno urlato contro di me:

State facendo la guerra ad Allah!
Sabato, perché sei un arabo!
Domenica, beh, sei di Ahvaz
Lunedi, ricordati che sei iraniano
Martedì: Deridi la Rivoluzione sacra
Mercoledì, non alzi la voce per gli altri?
Giovedi, tu sei un poeta e un bardo
Venerdì: Tu sei un uomo, non è che basta per morire?

Hashem Shabani giustiziato nel carcere ONU IRANIANO il 27 Gennaio 2014
(traduzione fernanda ferraresso)

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 jeremy koreski- isolata

jeremy koreski1

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“uno sguardo dalle chiaviche può essere una visione del mondo”
.
Alejandra Pizarnik

Timidi orizzonti
interrotti
da una linea bianca
“uno sguardo dalle chiaviche
può essere una visione del mondo”
foglie rosse
accartocciate
ai margini
arrampicate sul filo
teso di ferro

Elena Latini
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jack fusco- oceonografie terrestri e celesti

jack fusco

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Non l’avete veduto?
Il sangue versato  forma il nucleo delle maree
invano tinge i neri flutti,
sulla superficie nelle notti di luna ondeggia una rossa corrente
vaga intorno a queste piccole isole
ululando tristemente come una belva.

Il tremore della terra ha risvegliato l’anaconda,
pescherecci, automobili e case
origami di carta accartocciati
tralicci e ponti
stuzzicadenti tra le macerie.

Una vita a cui basti trovarsi faccia a faccia con la morte
per esserne sfregiata e spezzata
forse non è altro che un fragile vetro.

Tredici corde tese su legno di paulownia
frecce scagliate nel cielo le note del koto

Lacrime di dolore per la sincerità dei nostri sentimenti,
lacrime di dolore per la nostra morte rigano le guance del Volto di Drago.

Nocciolo nel guscio
pugnale radioattivo pronto per l’harakiri
Lacrime contaminate
i petali di ciliegio a maggio.
Api bottinatrici impazzite
non torneranno all’alveare.

Soltanto guardando in faccia la morte
possiamo comprendere la nostra autentica forza
e il grado del nostro attaccamento alla vita.

Il gallo dalla lunga coda tornerà a cantare sul torii vermiglio
chiamerà dall’isolamento Amaterasu la dea del sole
e il mondo sprofondato risorgerà dalle tenebre.

Nella fervida speranza
che possiate risorgere come uomini e come guerrieri*

Falconiere del Bosco

*i versi in corsivo sono liberamente tratte dagli scritti di  Yukio Mishima

.

ilsostenibile – un mare di petrolio

ilsostenibile.

E il naufragar m’è dolce in questo mare
.
Giacomo Leopardi
da L’infinito

Ciclo infinito

E il naufragar m’è dolce in questo mare
peccato per l’inquinamento acustico.
Là fuori il mondo esplode di violenza
a mezzogiorno, al tè del pomeriggio
nell’aria grigio fumo della sera.
Non sento alcun odore, non mi frega di sognare.
Cocciuto più di un bulbo
questo muscolo vorrebbe già svernare.

Francesca Ferrari
.

dario capuozzo- una pietra tra le altre

dario capuozzo.

Ci sono donne gonfie d’amore
sono spade e forcelle e assi
nella manica.

Mariangela Gualtieri

RITRATTO

Raccontavo lo sventolio dei panni
nel lavatoio pubblico di quando
vivevo un angolo di mondo
occupata ad impastare pane
sulle schegge di legno
a raccogliere erbe nei campi
tra i muretti a secco e i rovi.

Ero il poco che potevo essere
l’orto coltivato tra la strada e il ponte
i secchi colmi per abbeverare le piante
gli occhi appannati ricamando corredi.

Cucinavo pranzi.

Ero la roccia increspata dal muschio
la credenza delle provviste
l’ultimo sacchetto di lavanda
in fondo al cassetto
e quando non avevo più niente
ero la carta del baro
nella manica larga.

Laura Pezzola

..
sergio larraín- tu guardavi ed era un pozzo

Sergio Larraín a.

Ma ecco l’ora della notte, quando
dal profondo dello spazio si sporge

Mario Luzi
Nero – da Voci, Onere del vero I

E noi
non volevamo esser quelli
di una qualunque generazione
rivoluzione o risveglio della mente
volevamo essere terrestri     figli
di una stessa non dico immacolata
concezione ma di quella specie
d’insurrezione contro gli apatici
paradigmi sfiducianti stanchi portatori
degli annunci di morte, noi non volevamo
essere cecchini e beccamorti di quella
stessa generazione che parlava bene
poi razzolava male e sotto i nostri occhi
stare senza scintilla a praticare
———orti arresi al familismo amorale
di parrocchie o di partiti
noi vorremmo ancora- dentro e fuori-
scompaginare sensi sciatti di stagioni
effonderci in mille arcobaleni
se i treni della resa ripartono
attraversiamo il bosco -morti o vivi-
ad ogni fermata un passeggero
con ostinazione nel transito cruento
a recuperare il lume di un seme d’uomo
———palpito memoria o futuro
dell’essere piantati insieme

Maria Grazia Palazzo
.

mike baird- lontano è una conchiglia

mike baird.

Conchiglia marina figlia dello scoglio
e del mare biancheggiante
.
da Alceo, frammento 359 Voigt.   

Conchiglia marina figlia dello scoglio
e del mare biancheggiante
tu che hai memoria di draghi sottomarini
e di pesci con le ali
di caldere in moto infuocato
e di migrazioni affannate in lacerazione e slancio
insegnaci l’umiltà
e la venerazione per la Terra
tu che hai forma di strumento a corde
e di ventaglio scolpito dai moti del sale
tu che raccogli il canto dei marinai
e il respiro degli annegàti
e in volute il mælström dei colori
sai sporcarti con la materia densa
artificiale del catrame
sì, tu sai e ti giaci dentro lo scorrere
immane del tempo geologico
ma pure in quello brevissimo della nostra
storia
O conchiglia figlia della pietra
e della spuma marina,
tu stupisci la mente dei fanciulli.

Antonio Devicienti
.

simon norfolk- scorreva al fondo

Simon Norfolk..

Diventa mio padre, portami
per la mano
dov’è diretto sicuro
il tuo passo d’Irlanda.

Giorgio Caproni
da Il muro della terra

c’è un’erba più verde
bagnata come pianto
in questa primavera
sembra il canto
dei tuoi giovani anni
figlio    dei vent’anni

figlio   dei giorni bui
piovosi
e dei cieli immensi
subito sereni
luminosi da non guardare
figlio    che non inganni

figlio   degli affanni
e del tempo che ride
beffardo e per incantamento
nell’azzardo
ti porta altri orizzonti
figlio    dei tramonti

figlio    degli incontri
figlio   tra la gente
come pietre di sorgente
acqua smarrita
ma donata ritrovata
figlio   della vita

anch’io mi sono vestita
di verde
ma più chiaro
come il giorno
che Maria ti sorrise
che ti mise nelle mie mani

figlio    del domani
che ancora stringo
in un abbraccio
che non so lasciare
non mi rimproverare
figlio   che devi andare

Cinzia Demi
.

steven dempsey- fanno rumore anche i fiori

steven dempsey

.
quando è notte, sempre

una tribù di parole mutilate
cerca asilo nella mia gola.

Alejandra Pizarnik
da Anelli di Cenere

PAROLE A MORSI

Campo di parole
che a giorno avvenuto
mi agghindano le caviglie

sonagli che danzano
il ritmo tetro del vento

ganasce che mordono
bloccano movimenti
consueti e inconsulti

in una sclerosi sincopata
che strattona il fiato.

Le parole sono una stiva
che ridonda d’amore disinnamorato
di calci in piena faccia.
.
Non si dicono a voce
si feriscono prima di raggiungerla.

Per questo
quando è notte, sempre
una tribù di parole mutilate
cerca asilo nella mia gola.

Antonella Lucchini
.


.

radonich aleksandra- immersa
.

radonich aleksandra
.

In questo paesaggio
rimangono due mani che vangano la terra
.
Sebastiano Aglieco
da Nero seppia

ho rivangato. ma per la mia voce
qui non c’è segnale.
c’è assenza di campo
lessicale
e un rifiuto tossico di ascolto
che m’inquina la semina d’inverno.
ma ho un quaderno, per fortuna e penna:
mi curverò di nuovo a germogliare

Patrizia Sardisco

.,

peter henry emerson- noi andavamo anche restando fermi

Peter Henry Emerson
.
.

Gli sposi Arnolfini

.Jan Van Eyck

Nel silenzio lo specchio mostra figure rovesciate
se è vero che siamo qui a bisbigliarci qualcosa
di molto elegante scandendo sillabe leggere
dove l’eco si cancella sulle labbra e pure
le mani, appena sfiorandosi, non osano farsi domande.
Se questo fosse il sogno di un’altra coppia
un mistero cortese che invisibile soffoca
nel quieto disegno delle cose per svelarsi
solo di là, nell’ardore di gesti dissennati
in ombre e profili capovolti. Ma è così
che ci immagina il nostro desiderio.

Lucetta Frisa

.borealnz- era un mare

borealnz
.
.

Maddalena Fabius, Maddalena Wrighstman

.Georges de la Tour

Meditare davanti a oggetti chiusi
l’apertura del mondo:
uno specchio, un teschio, il mio corpo
in mezzo alla notte della stanza.
L’occhio e il teschio per incantamento
si fissavano immobili allo specchio
mentre cadevano i miei lunghi capelli.
E lentamente smemorando i nomi
le cose allusero ad altro
la notte simulò un buio più vasto.
L’aria accesa vibrando mutava
le certezze visibili in ombre
che tornavano in luce inconosciute
al buio ritornando, se ardevo il tempo
in trasparente polvere d’aria;
e  solo uno sguardo fui nello spazio.

 Lucetta Frisa

.

nanda devi- in te non sopra soltanto

nanda devi.

 “Linger on, you pale blue eyes…”

.Lou Reed
da Pale Blue Eyes

INTERFERENZE

Perdonami ma proprio in quel momento
non potevo togliermi dalla testa il riff
di “Pale Blue Eyes”. I tuoi occhi sono verdi
lo so – ma hai presente?
“thought of you as my mountain top
thought of you as my peak
ed eri proprio quello
eri la vetta da raggiungere
sbirciandoti dall’incavo dei seni
risalendo un bacio per volta
come chi ha ben chiara la meta
ma apprezza ogni passo.

Sergio Pasquandrea

.

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DONO

 Un giorno così felice.
La nebbia si alzò presto, lavoravo in giardino.
I colibrì si posavano sui fiori del quadrifoglio.
Non c’era cosa sulla terra che desiderassi avere.
Non conoscevo nessuno che valesse la pena d’invidiare.
Il male accadutomi, l’avevo dimenticato.
Non mi vergognavo al pensiero di essere stato chi sono.
Nessun dolore nel mio corpo.
Raddrizzandomi, vedevo il mare azzurro e le vele.

Czeslaw Milosz

Avevo scelto una poesia di Milosz
per continuare con i miei versi. Ma
non è arrivata l’ispirazione, la concentrazione.
La sua poesia stupenda.
Qui non c’è il mare ma
millenni fa c’era
ed io lo sento.
In particolari stati di grazia,
è così.

Vittoria Ravagli

29 Comments

  1. possiamo ancora germogliare attraverso parole di semina e terra
    occorre farlo poiché abbiamo un senso, una casa da abitare e tanta indifferenza da abbattere
    grazie a tutti coloro che qui incontro, la condivisione è un segno di grande primavera

  2. tornata adesso da Rovigo per la lettura delle poesie nei diversi punti della città, tempo sempre in agguato per una spruzzata di pioggia ma tutto sommato benevolo. Anche lui vario, come la parola poetica, ricca e diversa,a volte nuvolosa altre guizzante sempre luminosa.
    Felice della partecipazione e delle poesie inviate per fare festa, anche dentro questi giorni spesso vuoti di incontro, di relazione, di festa appunto. Un abbraccio a tutte/i, anche alle amiche che hanno letto. ferni

    1. @ pasquandrea – roba mia? –
      la poesia come cosa? la parola come cosa?
      è aria e si respira, da una bocca all’altra, anche quando è velenosa. Nessuno la possiede e nessuno la trattiene.
      Non ci sono forzieri né fortezze di poesia. f.

  3. no, altrimenti non l’avrei messa così la risposta..so essere ironica se voglio ma c’è una cosa ormai che è caldeggiata in questo blog, piccolo, davvero piccolo in confronto ad altri grandi “palchi”- “falchi” serve responsabilità ed umiltà, serve presenza e serve una parola che perda il nome per costruire tutte le suture alle ferite che il commercio ha fatto e continua a produrre, con tanta ironia.f

  4. lieta di essere presente fra questi versi sbocciati da preziosi semi. che sia di buon auspicio questo abbraccio poetico per un futuro ricco di buona poesia. grazie CarteSensibili.

  5. incantevoli tutte, grazie….
    posso aggiungere ( non mi permetto di entrare ma solo da qui…:-) il mio pensiero

    ” Quiero hacer contigo
    lo que la primavera hace con los cerezos.
    (voglio fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi)
    Pablo Neruda – Veinte poemas de amor y una canción desesperada – Poema XIV

    D’un tratto contro un oscuro bosco di lecci
    imbelle uno sfarfallio di ciliegi m’ansimò negli occhi
    così lieve che temevo da un istante all’altro
    dovesse muoversi in un frullo di volo e svanire

    mi afferra molle, lascivo, impetuoso il gioco delle mani
    poi il tuo rude corpo come pala magnetica
    scava sussulti e sospiri fra le candide colline della mia terra

    “voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi”
    (Quiero hacer contigo lo que la primavera hace con los cerezos.)

    come ape di polline mai sazia
    ti ronzano gli occhi carichi di disuguali mirti
    mentre irrompe la notte ribollendo di liquido magma
    immatura, ascetica, perversa.

  6. La poesia, per il mio punto di vista, è qualcosa che esula dai soli versi.

    Forse bisognerebbe iniziare dall’inizio e far comprendere che la poetica può essere ovunque anche in quello che ci circonda. Basta trovarla, assaporarla, e farsi coinvolgere. Se non si inizia da questo, difficilmente si può comprendere ‘sinceramente’ una poesia, ma ci si fermerà solo ad un aspetto ‘culturale’ o di abilità nel valutare o gestire dei versi.

    ”Se sono poeta o attore non è per scrivere o declamare poesie ma per viverle. Quando recito una poesia si tratta della materializzazione corporea e reale di un essere integrale di poesia. ”

    Antonin Artaud

    ”Non cercate di prendere i poeti
    perché vi scapperanno tra le dita”

    Alda Merini

    1. il senso era proprio quello di non prendere la parola scritta come tale, cioè una parola che ci suona nella testa, nelle orecchie e naufraga nella bocca che la pronucia ma partendo dalle parole ascoltate dai poeti dai luoghi che a loro volta essi hanno ascoltato vissuto farne terra buona, per sé e per gli altri non momento di vetrina culturale. Questo mi pareva chiaro. Nessuno è maestro per un altro ma solo per se stesso e la vita l’unica che in-segna. Una piccola nota a conclusione. L’aver riportato i testi di Artaud e di Merini, per altro lontanissimi l’uno dall’altro, non è servito a rimarcare la posizione precedente, per altro anch’essa diversa dalle seguenti, se pur condivisa a parole da moltissimi ma nella sostanza diversa per ognuno, e questo nella speranza invece di rendere chiarezza alla prima parte, da cui si distacca e si contrappone dicendo però in sisntesi la vera essenza ovvero la distanza.

  7. Forse mi sono spiegata male e me ne scuso, ma il mio intervento non era per contrappormi ad altri , ma proprio per poter esprimere un mio personale pensiero sulla poetica in generale e non solo legata a poesie più o meno famose.

    Ho sempre pensato, giusto o sbagliato che sia, che se non si insegna a sviluppare prima i ’sensi’ in maniera corretta e a trovare la poetica anche in quello di bello che ci circonda, difficilmente ci si potrà addentrare, in maniera sincera e genuina nella poetica, luoghi ecc…di altri poeti.

    Infatti ho portato come riferimento la frase di Artaud.

    Esempio : non è che un fruitore che sa tutto sui pittori, vita, morte e miracoli e relative quotazioni ne sappia altrettanto della relativa poetica che li ha ispirati. Potrebbe essere una poetica di tutt’altra natura che lo muove :)

    Quindi ribadisco che il mio pensiero, per quanto possa essere discutibile, dovrebbe partire da altro di molto più semplice e a monte.

    Concordo sul fatto che la vita oltre a ‘segnare’ dovrebbe anche insegnare .

    Buona serata!

  8. domanda: gli uccellini godono la natura? I cani la godono o la vivono?
    Il concetto di bellezza e la percezione della bellezza e da questa alla poesia come sensazione e partecipazione emotiva sono in-segnati, dalla madre, dalla propria esperienza, dall’educazione. Un bambino strappa i fiori e le code delle lucertole, una bambina si inorridisce per un ramarro o un topo…e si potrebbe continuare a lungo. Tutto dipende dall’educazione e poi certo la sensibilità di ciascuno fa la sua parte. Ma . L’educazione alla sensibilità chi la offre? Un banchiere? f

  9. Ho letto ora il finale del tuo post. Probabilmente mi era sfuggito…
    Artaud e Merini non li trovo così poi differenti umanamente. Stessa sofferenza. E neppure poeticamente . Stesso corpo poetico e li muove la stessa matrice.

    E se rileggo le poesie di Artaud ‘poesie della crudeltà’ ritrovo tanti punti in comune con la poetica della Merini

  10. l’esperienza personale dei due autori citati, Artaud e Merini, non mette sullo stesso piano le citazioni che sono state portate. A quanto pare abbiamo una difficoltà di comunicazione e comprensione reciproca. Quanto afferma Artaud non equivale a quanto ha scritto Merini sono due posizioni differenti, come sono differenti le loro strade e il loro porsi agli altri.

  11. Sembrerebbe che i banchieri e quant’altro abbiano avuto anche la loro parte o no?…:)

    A me quello che fa realmente alterare che i più pensino che genitori e insegnati abbiano dato l’educazione giusta. Ho sempre pensato che oltre alle certezze bisognerebbe riservarsi qualche ragionevole dubbio.

    Sicuramente cani e uccellini rispettano la natura di quanto la rispetti l’uomo.

    Hai ragione tu …si potrebbe continuare all’infinito ;)

    1. quando tu nel tuo blog scrivi:
      Leggetemi solo con la vostra sensibilità , senza fardelli culturali, nozionistici, politici e di tendenza. In modo diretto e senza condizionamenti .
      In realtà non vuoi considerare che la persona è un complesso di tutte quelle esperienze che si intessono e non si può proprio spogliarsi di quanto si è per cui tutto passa attraverso quel corpo.La semplicità che tu citi è, di fatto, la cosa più estremamente complessa che esista

  12. Mi sembra evidente che il tono è provocatorio. Mai visto degli artisti o poeti alla presentazione delle loro opere ridere e dire : non sapevo di aver dipinto o scritto quello che si afferma :)

    Come d’altra parte difronte ad un’opera complessa o forte come messaggio alcune persone semplici esclamano Che non abbiano capito prima del colto?

    Io poi parlo di ‘sensibilità’ e quella è una dote che si ha o non si ha…colti o ignoranti che si sia.

    Poi farsi strumentalizzare politicamente nella creazione di un’opera è quanto di meno consono alla libertà dell’artista o discipline artistiche. Solo nel momento che si decide di fare una denuncia per libera scelta o sensibilità verso quello che ti circonda, l’atto diventa politico, ma in maniera autonoma e non strumentalizzato. Sicuramente tu da persona colta quale sei capirai cosa voglio dire.

    Una domanda come pensi di riempire il vuoto che ci circonda?

    Fate che gli ignoranti vengano a me o cercando di andare ‘semplicemente’ incontro alla ignoranza? Non credo che il linguaggio poetico debba essere solo cosa per addetti ai lavori se si vuole ricostruire qualcosa. E questo detto senza polemica, ma con convinzione.

    Ti lascio invece uno scritto polemico di Olmi che francamente, per molti aspetti condivido. Buona serata!

    intervista ad Ermanno Olmi estrapolata da

    * cinema.castlerock.it/int […] eligione * http://cinema.castlerock.it/interviste.php/id=3350/articolo=olmi-degan-e-i-cento-chiodi-nella-religione

    Spesso i libri sono una forma di soggezione che mortifica il nostro diritto di vivere liberamente. Sono convinto che si impari molto di più tra la gente che a scuola. C’è questa arroganza della cultura accademica per cui devi pensarla per forza in un certo modo e quei pochi studenti che si sono azzardati ad andare contro questa imposizione sono stati cacciati, per poi diventare i più grandi scienziati della storia. La vera cultura è la possibilità di cambiare la cultura.

    La vera religione è la scelta personale di ognuno di noi.

    Oggi persino la spiritualità è diventata una forma di profitto e l’arte è la mascherata della vita che stiamo vivendo. Serve un atto di follia per superare tutto questo

    Ermanno Olmi

  13. mi riesce meglio esprimermi così
    grazie sempre per l’ospitalità e per la vostra grande, operosa apertura

    ESSERE A SILS

    Tre anatre erano in luglio su un pontile del lago di Sils
    ed io mi chiedevo se sapessero la lucente bellezza, se intuissero la suprema armonia.

    “Stanno e non lo sanno”, disse
    e si discusse la pretesa differenza tra essere e esserci, il paradosso di ritenerci, noi umani, dentro e fuori l’universo: la coscienza distinta dalla materia cosmica.

    Intanto le anatre sprimacciavano lente le piume ed io, sempre più sorda, mi sdraiavo al sole, in un tripudio d’indaco, di rosa e di infiniti verdi mossi dal soffio costante del Maloja.

    Tutto penetrava nella mente colma di artefatti,
    commentai che sembrava d’essere in un Segantini. Questo le anatre non l’avrebbero detto

    e mi prese lo sconforto
    per non essermi lasciata accarezzare,

    per aver ridotto l’incommensurabile
    ad una tela incorniciata dalla mia resistenza a scomparire.

  14. scusa non è stato riportata una frase fra virgolette ora le tolgo e vediamo se la prende:

    Come d’altra parte difronte ad un’opera complessa o forte come messaggio alcune persone semplici esclamano :
    Io sono ignorante,non capisco, ma quell’opera o scritto mi turba.

    Che non abbiano capito prima del colto?

  15. il mondo non è ciò che è
    il mondo è come noi siamo
    uno per uno e tutte le miriadi che siamo siamo stati e saremo
    mondo da ogni nostro preconcetto e
    vivo di ogni nostro sguardo anzi moltiplicato per questo eppure
    indifferente a noi adesso e così per tutti coloro che si affacciano
    in un continuo ora da tutti i tempi della storia in cui il mondo
    resta quel tondo complicato giocattolo per alcuni e per pochi
    la cerchiatura del mistero l’eremo della bellezza la casa dell’enigma
    la forma irriducibile a qualsiasi parola
    f.

  16. noi siamo tutti strumentali alla vita e suoi strumenti, i piccoli giochi che conduciamo nelle aree disegnate con compasso e matita con un niente di vento spariscono, tutto è così: provvisorio, tutto temporaneo e niente stabile. Non mi azzarderei proprio di pensare che un solo modo di pecepire il mondo sia l’unico e oltre tutto l’unico giusto, Tutto è illusorio, a partire dalla percezione e dagli elementi con cui la percezione si supporta. A questo punto è quasi superfluo dire che non esiste che la soggettività del vedere e del sentire in cui comunque agiscono e confluiscono tanti elementi. L’animale uomo è l’essere più pauroso e per questo necessita di supporti di ogni genere, per non soccombere.

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