jack vettriano
Siamo a Parigi. Guillaume Apollinaire e Francis Poulenc si conoscono, si incontrano, probabilmente una o due volte.
Francis decide di musicare, affascinato dalla scrittura poetica di Apollinaire, le ‘Banalites’.
E l’incontro tra i due farà sì che altre Canzoni saranno musicate, su testo di Guillaume: da Francis, a testimoniare l’intenso e fortunato sodalizio tra le loro parole a e musiche.
Poulenc progetta a lungo “Sanglots” e “Fagnes de Wallonie”. Poi ritrova e rilegge “Hôtel” e “Voyage à Paris” in vecchie riviste letterarie che aveva salvato della sua adolescenza : decide che è il momento giusto per scrivere le “ Cinque Banalità”.
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Siamo all’inizio degli anni Quaranta.
Durante uno dei periodi più bui della Seconda Guerra Mondiale; Francis Poulenc compone i Cinque Testi Poetici di Apollinaire raccolti nell’Opera dal nome ‘Banalites’ tra il 1940 e il 1941.
Nel 1941Francis dà alla stampa per i tipi di Max Eshig, 48, Rue de Rome, Paris, l’opera ‘’Banalites’’.
Questi i titoli delle cinque poesie di Apollinaire e delle cinque Canzoni di Poulenc
1. Chanson d’Orkenise
2. Hôtel
3. Fagnes de Wallonie
4. Voyage à Paris
5. Sanglots
Riporto analiticamente i testi poetici di G.Apollinaire ed un’analisi delle Canzoni di Poulenc.
1. Chanson d’Orkenise.
Par les portes d’Orkenise
Veut entrer un charretier.
Par les portes d’Orkenise
Veut sortir un va-nu-pieds.
Et les gardes de la ville
Courant sus au va-nu-pieds:
“Qu’emportes-tu de la ville?”
“J’y laisse mon coeur entier.”
Et les gardes de la ville
Courant sus au charretier:
“Qu’apportes-tu dans la ville?”
“Mon coeur pour me marier.”
Que de coeurs dans Orkenise!
Les gardes riaient, riaient,
Va-nu-pieds, la route est grise,
L’amour grise, ô charretier.
Les beaux gardes de la ville
Tricotaient superbement;
Puis les portes de la ville
Se fermèrent lentement.
La ‘’Chanson d’Orkenise ‘’è dedicata da F.Poulenc a Claude Rostand;
apre la raccolta per canto e pianoforte con una dicitura:
‘’Rondement, dans le style d’une chanson populaire ‘’, con indicazioni metronomica che fa coincidere un tactus di semiminima ad una pulsazione di 126’’ al minuto.
Il brano è allegro, chiassoso e veloce, sembra ci siano delle campane alla mano sinistra del pianoforte e un disegno di liricità semplice in diminuzione su figure di Sestine alla mano destra; Una piccola ‘Introduzione’ sembra far rivivere una festa di paese tra fanfare di una località di campagna.
La Canzone ha quindi le circostanze evocative di un Canto Popolare.
E’, in ogni modo, una danza: appunto, in quanto tale, in Tre.
Aggettivi come ‘’Tendre’’, ‘’Tres doux’’su un pianissimo, sono la tinta di contrasto e molto ‘naive’ di uno squillo di gioia della festa di borgo, alle porte di Orkenise, festa e allegria sono il colore specifico dei versi di G.Apollinaire.
La scena proto-surrealista alle porte della città di Orkenise è quella in cui ci sono delle guardie e dei carrettieri: sembra si raffiguri, nel suo sapore popolano, quello che poi sarà riportato in ‘’Les 400 coups’’ film del 1959 di François Truffaut nella sua scena finale
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La data apposta alla fine del brano è quella di: Paris, Novembre 1940.
2. Hotel
Ma chambre a la forme d’une cage,
Le soleil passe son bras par la fenêtre.
Mais moi qui veux fumer pour faire des mirages
J’allume au feu du jour ma cigarette.
Je ne veux pas travailler – je veux fumer.
‘’Hotel’’ è dedicato da Poulenc a Marthe Bosredon.
La didascalia iniziale porta la dicitura: ‘’Très calme et paresseux’’, con misurazione metronomica molto , molto lenta: un tactus di semiminima che corrisponde a cinquanta battiti al minuto.
E ancora nel testo musicale si scrive: ‘’Très doux, ‘’doucement sotenu’’ con portamenti di voce, e indolenza fumosa in tutto il brano.
Un’indolenza rigogliosa pervade quindi l’affascinante e modernissimo brano su un testo spettacolare fatto di nulla, sembrerebbe: piccole banalità, stupidità assolute fanno il ‘nonsense’ della vita in una camera d’albergo.
Così , gli ultimi quattro accordi evaporano nell’aria come un ricciolo inconsistente , affascinante e pigro, carico di pura sensualità:il fumo di tabacco riempie la stanza dell’Hotel.
Parossismi di autodeterminazione, direi.
La data apposta alla fine del brano è quella di:’’Noisay,Octobre 1940’’.
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jack vettriano
3. Fagnes de Wallonie
Tant de tristesses plénières
Prirent mon coeur aux fagnes désolées
Quand las j’ai reposé dans les sapinières
Le poids des kilomètres pendant que râlait
le vent d’ouest.
J’avais quitté le joli bois
Les écureuils y sont restés
Ma pipe essayait de faire des nuages
Au ciel
Qui restait pur obstinément.
Je n’ai confié aucun secret sinon une chanson énigmatique
Aux tourbières humides
Les bruyères fleurant le miel
Attiraient les abeilles
Et mes pieds endoloris
Foulaient les myrtilles et les airelles
Tendrement mariée
Nord
Nord
La vie s’y tord
En arbres forts
Et tors.
La vie y mord
La mort
À belles dents
Quand bruit le vent.
’’Fagnes de Vallonie’’ è dedicato a Madame Henri Fredericq.
La didascalia iniziale dice:’’Très vite, d’une seul élan’’, 2/2 con un tactus di minima a 92 battiti al minuto. Il brano è di grande slancio, molto vitale, in due movimenti, con tre alterazioni in chiave- che sono quelle della tonalità di La Maggiore o Fa diesis minore,una lunga linea in cui tra voce e pianoforte si crea la coincidenza del procedere ad unisono o nel raddoppio – rinforzativo – del discorso melodico anche morbido, semplice, ma anche molto ritmico e di contrasto.
Insomma: assolutamente vitale e istintivo il modus dell’espressività complessiva del brano., tracciato anche da aggettivi quali’’violent’’ in ‘’fortissimo’’ e , di contrasto, dei
‘’pianissimissimo’’ , ‘’ sourtout sans rallentir’’.
E’ questo un ‘’Duplet’’,detto dalla mano destra del pianoforte .
Le brughiere di “Fagnes de Wallonie” si trovano in Belgio, su un alto altopiano ventoso.
L’impostazione di Poulenc per questo testo è un po’ feroce :’’vola via’’ il brano, come egli stesso osserva all’inizio, “in modo estremamente veloce, in un solo balzo.”
La data apposta alla fine del brano è quella di:’’Paris, Novembre 1940
4 .Voyage à Paris
Ah! la charmante chose
Quitter un pays morose
Pour Paris
Paris joli
Qu’un jour dût créer l’Amour.
’’Voyage à Paris è dedicato a Paul Eluard.
La data apposta alla fine del brano è quella di:’’Paris, Novembre 1940.
La dicitura della didascalia iniziale recita:’’Très allant( Valse a 1 temps) in cui la misurazione metronomica fa corrispondere il ¾ della battuta ad un unico Tactus di Minima con il Punto, ovvero tre quarti. Di fatto è il Valzer francese ad essere in un movimento, a incantare in un giro di vorticoso e vertiginoso ‘’volare’’ sensualissimo, la danza estatica del movimento rapido è in ‘Uno’. Accenti, bicordi argentini di campana alla mano destra del pianoforte, e rintocchi di Quarte e Quinte alla mano sinistra e un sublime canto ‘’très lié’’ da entusiasmo parossistico e ipnotico.
Dal ‘’forte’’ felice (‘’gai’’) e funambolico, pervaso di , sembrerebbe, fumi di alcol, entusiasmo e bollicine,si procede a un clima di irrefrenabile ed irresistibile danza veloce che gira su se stessa ad un ritmo leggero e che sfida la materia rendendola tutta di assoluta sensualità.
Il testo didascalico recita, negli aggettivi :’avec charme, très aimable’, très naturel’, dopo un ‘acuto’ secco- ‘sec’ e tagliente di ‘’falsetto’’( in italiano nel testo musicale): l’opera, da qui si deduce, è quindi per voce maschile,poiché la voce femminile non possiede ‘falsetto’ ma nella tradizione del canto lirico da camera questi brani sono comunemente cantati anche da cantanti donne.
E’ un’estasi pura, ‘Viaggio a Parigi’, ironico e strafottente il tono da celebrazione del ‘modernismo’ più sfrenato di cui ci si bea dall’alto della Tour Eiffel con vista sulle meraviglie della Grandeur parisienne.
“Voyage à Paris” ha un colore carnascialesco, quasi osceno ed inebriante del movimento grottesco di una maschera,, l’introduzione sembra clownesca e la linea vocale portante è anche eccentricità cromatica.
A conclusione del brano un luogo, Noizay, e una data, Octobre 1940.
5. Sanglots
Notre amour est réglé par les calmes étoiles
Or nous savons qu’en nous beaucoup d’hommes respirent
Qui vinrent de trés loin et sont un sous nos fronts
C’est la chanson des rêveurs
Qui s’étaient arraché le coeur
Et le portaient dans la main droite …
Souviens-t’en cher orgueil de tous ces souvenirs
Des marins qui chantaient comme des conquérants.
Des gouffres de Thulé, des tendres cieux d’Ophir
Des malades maudits, de ceux qui fuient leur ombre
Et du retour joyeux des heureux émigrants.
De ce coeur il coulait du sang
Et le rêveur allait pensant
À sa blessure délicate …
Tu ne briseras pas la chaîne de ces causes…
…Et douloureuse et nous disait:
…Qui sont les effets d’autres causes
Mon pauvre coeur, mon coeur brisé
Pareil au coeur de tous les hommes…
Voici nos mains que la vie fit esclaves
…Est mort d’amour ou c’est tout comme
Est mort d’amour et le voici.
Ainsi vont toutes choses
Arrachez donc le vôtre aussi!
Et rien ne sera libre jusq’à la fin des temps
Laissons tout aux morts
Et cachons nos sanglots.
‘’Sanglots’’, sono i singhiozzi dell’ultimo brano intensissimo , dedicato semplicemente ‘’à Suzette’, senza cognome, quindi un nome a Francis famigliare.
La didascalia suggerisce un tono’’Très calme con tactus di semiminima a 66 battiti al minuto. Un brano lento e disteso, ‘clair’, trasparente, ‘’très lié’’, animato a poco, ma progressivamente, (‘’Animer un peu mais très progressivement’’),‘très a l’aisse’’.
Molto lascivo e sensuale questo singhiozzo da esalare, colori cangianti nel trasognato cambiare trasparente da un ‘forte’ a ‘mezzoforte’ alla trasparenza dolcissima del’piano’al ‘’pianissimo’’ ‘’tres doux, très calme,très clair, ad un ‘’mezzoforte’’ ‘’intense’’’’ striectement au mouvement’’;
malinconico e patetico il tono ‘pianissimo’’ e ‘tres doux’’ quando si dice: ‘’Mon pouvre coeur’’. Intimo e segreto il canto lirico, dedicato , sembrerebbe, ad un solo destinatario, Souzette, appunto. Chi sia nella vita affettiva di Francis non so.
Ma di ‘’affetti’’ qui si parla.: il canto è disteso, semplice, ed i singhiozzi ‘piani’ sono dati da note ribattute in ‘sincope’- che spostano quindi e destabilizzano l’accento- della mano destra nella parte centrale delle tre linee di scrittura.
Un battito cardiaco, sembrerebbe, un respiro spontaneo e silenzioso di un patire morbido e sensuale di amore, un dolce movimento di diaframma, un impercettibile spostamento di una muscolatura non controllabile.
Poulenc raddoppia la linea vocale in una parte interna dell’accompagnamento ,raddoppi quasi nascosti come elemento frequento della canzone di Francis Poulenc. “Sanglots” è forse uno dei più commoventi brani vocali di Poulenc.
Anch’io personalmente ho avuto modo di eseguire quest’opera più volte con cari amici e amiche cantanti.
Mi auguro che il Viaggio sia per voi un motivo in più per conoscere, a volo leggero e alto, un’opera di cui, comunemente, poco si sa, facendo parte di un repertorio specifico del canto lirico da camera.
Ma le circostanze del binomio Apollinaire e Poulenc e l’originalità e estrema bellezza dell’opera mi hanno spinto a condurvi con me nel Viaggio a Rebous nella mia memoria, per portarvi con me.
A presto per un altro viaggio!
Agnese Gatto
Agnese mi lasci sempre dolcemente avvolta e sconvolta… dallo stupore e dal candore dei tuoi versi………..che si leggono da se’……….ti leggono dentro….ti entrano nel cuore….illuminano gli occhi e brillano di una bellezza fresca e rinnovata…racconti raffinati…trasformati in storie ricche di passione dense di cultura e premura per i dettagli…nulla sfugge al caso…nulla ti sfugge…tutto va ad assemblarsi nel mosaico finale…che puntualmente confezioni con paziente armonia…incanto e magia…una fuga dentro al sogno…di quelle che lasciano il segno…e si lasciano i ricordi i momenti alle spalle…per vivere dentro all’istante…un turbinio elettrizzante di immagini suoni e colori indimenticabili….inespugnabili… dentro l’i-sola ed unica oasi del nostro immenso… sopito inaudito g-odere…
Un bacio di gratitudine a te e Ferni….
gentilissima Beatrice,che dire: le tue parole sono di inestimabile valore: mi onorano. Grazie di cuore.Agnese.