A.M.Farabbi – NELLA CRUNA DI UNA TESI CON… Barbara Bracci

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Ogni studio serio, inedito o edito, se di qualità, può dare un contributo importante, arricchendo la comunità, stimolandola, portando avanti la ricerca. Ritengo che il grande pozzo delle tesi di laurea abbia in sé un patrimonio infinito, spesso non utilizzato, archiviato nelle torri d’avorio delle università italiane solo come atto obbligato e conclusivo.

Aprire questa finestra dedicata alle tesi di laurea, è per me sfondare una parete importante per affacciarci verso una luce ulteriore, dando voce e valorizzazione ai giovani.

POESIA E MARKETING IN ITALIA: PROBLEMI E PROSPETTIVE

Laureanda Barbara Bracci

Docente relatore Antonio Picciotti

Università degli Studi di Perugia

Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione Multimediale

Anno Accademico 2010/2011

Come è nata questa ricerca? E’ sorta per  tua scelta o su indicazione del tuo professore?

La ricerca è nata per mia scelta: volevo fortemente dedicare questo studio alla poesia, la mia passione più grande, proprio per evitare che la tesi si rivelasse soltanto “un atto obbligato e conclusivo”. Desideravo inoltre che la ricerca potesse essere utile alla poesia stessa e alla comunità e ho deciso di isolare questo terreno di indagine, per individuare i problemi del mercato della poesia in Italia ma, soprattutto, le possibili prospettive future e i campi d’intervento. Il professore ha subito accettato la sfida, forse insolita per un docente di Marketing Innovativo, e ha seguito il mio lavoro con attenzione, fornendomi gli strumenti e l’approccio tecnico adeguati ma lasciandomi al contempo libera di muovermi in quest’ambito che, da lettrice e scrittrice di poesie, conosco piuttosto da vicino.

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L’architettura della tesi si dispone su nuclei tematici fondamentali. Li cito:

La poesia e il marketing

I soggetti della poesia, analisi settoriale    (L’offerta di poesia in Italia,     i        

   soggetti editori; la domanda di poesia in Italia, i lettori e le associazioni; le

   manifestazioni nazionali del settore tra eventi e fiere)

Interviste agli editori di poesia

L’impatto del marketing sul pubblico della poesia

          Voglio con te attraversare questi territori di ricerca dentro cui hai lavorato, facendoti delle domande per giungere sinteticamente alle conclusioni del tuo studio.

   Qui in Italia, c’è un effettivo mercato di libri di poesia? Gli editori che pubblicano prevalentemente poesia riescono a sopravvivere economicamente? In che modo?

Rispetto alla corposa offerta il mercato della poesia in Italia si può dire minimo.                Da una ricerca del Centro per il libro e la lettura relativa agli anni 2010-2011 emerge che, almeno secondo i primi dati rilevati, la percentuale di acquirenti di libri di poesia su un campione di 17 milioni di soggetti era, nel periodo considerato, pari soltanto all’uno per cento. La vendita di sillogi poetiche, insieme ai volumi di teatro,  rappresenta inoltre una parte minima del fatturato delle librerie (meno del 3 per cento). Nonostante ciò si continuano a pubblicare, ogni anno, numerosi libri di poesia. Gli editori da me intervistati, dicendosi insoddisfatti per le vendite di volumi poetici, hanno dichiarato di richiedere agli autori emergenti, dietro previa selezione del manoscritto, l’acquisto di un certo numero di copie della propria pubblicazione e questa sembra essere una pratica piuttosto diffusa che riduce l’impatto dei costi gravanti sulla casa editrice. In altri casi si richiedono agli autori tasse di lettura del manoscritto. La vera strozzatura tra sovraofferta di libri di poesia e scarsità della richiesta si verifica però soprattutto nel caso in cui l’editore non svolga un attento lavoro di selezione, finendo per alimentare la già sostanziosa mole di raccolte poetiche in circolazione, a discapito di un’adeguata promozione e distribuzione dei volumi.

I poeti, anche quelli più noti, riescono a sopravvivere economicamente con le loro pubblicazioni?

Considerando la situazione critica relativa al mercato della poesia in Italia oggi, è difficile che i poeti riescano a sopravvivere economicamente con le proprie opere edite, soprattutto se queste ultime sono pubblicate da piccoli editori, seppure di qualità, e in particolar modo se all’attività poetica non si affianca una significativa produzione in prosa. Mi permetto, a questo punto, una considerazione, forse un poco amara: è doloroso vedere come qualcosa che fa vivere, come la poesia, non riesca, nella maggior parte dei casi, anche a far sopravvivere.

Dalla tua ricerca emerge una modernizzazione tecnica delle case editrici di poesia? Riescono a pubblicare e-book, audio libri, dvd? Soprattutto, credono in queste forme espressive per la poesia oltre il cartaceo? E inoltre, curano, come in prosa, un intelligente marketing?

Secondo la mia ricerca gli editori di poesia, o almeno quelli partecipanti all’indagine, per il momento non considerano l’e-book una valida alternativa al testo cartaceo soprattutto perché, secondo la loro opinione prevalente, il mercato italiano non sembra essere ancora pronto o interessato a questo prodotto, preferendo il tradizionale libro di carta, anche se più costoso.                 Il marketing degli editori di poesia in rapporto alla tecnologia resta prevalentemente incentrato sulla presenza nella rete attraverso il sito Internet aggiornato con relativo catalogo, ma anche tramite le newsletter, le librerie online e i social network, ormai divenuti canali di promozione quasi tradizionali e che, a mio avviso, andrebbero sfruttati in modo innovativo, puntando sulle peculiarità del singolo prodotto (penso, per esempio ai booktrailer) e sulla ricerca di un’interazione significativa col lettore.

Quali editori hai intervistato? Con che criterio li hai scelti? Dalle loro risposte deduci che c’è un’effettiva coniugazione tra editore e poeta oppure il libro resta un prodotto lasciato a sé stesso, non assistito da alcuna promozione?

Gli editori che ho intervistato sono piccoli editori che ho selezionato in                     base alla presenza nel relativo catalogo di un incidente numero di collane e sillogi poetiche rispetto alle altre case editrici presenti sul mercato. Ho scelto appositamente di non rivolgermi agli editori più noti perché molto spesso la poesia per le grandi case editrici rappresenta un genere marginale, ma anche perché ritengo che le problematiche (ma anche le prospettive) del mercato della poesia, soprattutto in relazione a variabili come la distribuzione, siano collocate al livello della piccola e media editoria. Tornando all’aspetto promozionale, oltre alla presenza online di cui ho parlato sopra, il marketing degli editori di poesia passa attraverso eventi, fiere, concorsi e presentazioni ma punta moltissimo anche sull’autopromozione dell’autore. Nella maggior parte dei casi la ricerca di una sinergia con librai, promotori e distributori è invece considerata difficile e poco proficua. In generale, e su questo gli editori intervistati sono d’accordo, il mercato della poesia risente di un’eccessiva produzione di libri e di una scarsa tendenza alla selezione. Questo incide negativamente sulla qualità della promozione del singolo testo, e crea un effetto di smarrimento nel potenziale acquirente.

Premi e eventi letterari, riviste, associazioni , blog … incentivano davvero la vendita dei libri?  Educano alla poesia?

Secondo la mia opinione (e tenendo conto di quanto emerso dal mio studio, ma anche dalla mia esperienza diretta) premi, eventi, riviste, associazioni e blog educano alla poesia nella misura in cui nascono da un atto di responsabilità verso la poesia stessa, da un amore per la parola poetica che punti, prima che all’immediato tornaconto economico, alla sua diffusione, a suo incontro con la gente. Ad esempio, se un evento di poesia è ben organizzato e ben promosso, anche attraverso i social network e la stampa, può senza dubbio incentivare e contribuire fattivamente alle vendite di libri di poesia. Ma, alla base, ci vogliono passione, determinazione, fiducia nell’incontro fecondo con il pubblico.

In che proporzione è la pubblicazione a pagamento (anche nel senso di un forzato numero di copie da acquistare) rispetto a quella richiesta dall’editore?

La pubblicazione a pagamento, anche in termini di un numero minimo di copie da acquistare, è un fenomeno molto diffuso tra i piccoli e medi editori. Resta difficile fare una stima precisa perché non c’è sempre trasparenza, da parte delle case editrici, rispetto a questa pratica. Esistono community, come Writer’s Dream, che testano le case editrici, con il contributo degli utenti, classificandole come “a pagamento”, “a doppio binario” e “free”: andando a vedere gli editori di poesia attualmente catalogati come “non a pagamento” essi sono ancora pochi, rispetto al numero totale di case editrici presenti sul mercato (poco più di cinquanta, a fronte di circa seicento editori che pubblicano poesia – anche congiuntamente ad altri generi – stimati nel Catalogo dell’Aie).

C’è molta offerta di poesia in Italia? Troppa? Scrivono e pubblicano in troppi?

In Italia esiste una vera e propria sovraofferta di libri di poesia, incrementata, come si è detto, da fenomeni diffusi quali l’editoria a pagamento e il print-on-demand. Più della metà dei lettori di poesia da me intervistati ha dichiarato di sentirsi disorientata dall’eccessiva vastità dell’offerta, la quale incide negativamente, oltre che sugli acquisti di libri, anche sulla promozione del singolo volume e su una sua capillare distribuzione all’interno delle librerie. Se inoltre la vanity press si unisce a una scarsa propensione alla lettura di poesia, vengono a mancare i presupposti fondamentali per la diffusione della poesia stessa: passione, senso critico e responsabilità.

Pensi che questa sofferenza del mercato della poesia sia esclusivamente italiana o è un problema internazionale?

Penso che in Italia il difficile mercato della poesia sia aggravato dalla scarsa propensione generale degli italiani alla lettura: basti pensare che, secondo il Rapporto 2013 dell’Eurispes, più del 20 per cento degli intervistati non ha letto neanche un libro all’anno, mentre la gran parte di coloro che hanno risposto positivamente, ha dichiarato di leggere comunque meno di un libro al mese. Se si raffrontano questi dati con quelli relativi alle vendite di raccolte poetiche, si comprende come in Italia questa sofferenza sia particolarmente forte e sentita.

Qual è la responsabilità e la potenzialità dei librai e delle biblioteche su questo argomento?

Nelle librerie di catena, quelle di norma più frequentate e visibili nelle città, gli scaffali della poesia sono estremamente ridotti e nascosti dalla narrativa best-seller. Questo approccio non incentiva le vendite se si pensa che, secondo l’86 per cento dei lettori di poesia da me intervistati, la visibilità di un libro sugli scaffali della libreria è uno stimolo importante all’acquisto. Quanto alle biblioteche, penso che i cataloghi delle stesse non siano sufficientemente aggiornati con titoli recenti e gli editori presenti sono solo quelli più noti, mentre sono quasi del tutto assenti le piccole e medie case editrici. Credo inoltre che si potrebbe puntare molto di più sulla sinergia tra questi soggetti, attraverso presentazioni, eventi, incontri nelle scuole.          Una grande responsabilità, a mio avviso, è anche quella dei mezzi di comunicazione di massa, che, salvo rare eccezioni, dedicano troppo poco spazio alla poesia. Eppure, è basata la lettura che Roberto Saviano ha fatto dei versi di Wisława Szymborska in tv per far aumentare in poco tempo e in modo considerevole le vendite dei suoi libri.

Nella tua ricerca hai evidenziato la differenza tra il mondo delle grandi case editrici e delle piccole/medie, dando a ciascuno diversa responsabilità? Nella mia ricerca mi sono occupata prevalentemente dei piccoli e medi editori, per le ragioni che ho indicato precedentemente. Credo però che la responsabilità dei grandi editori, quelli con maggiori risorse e mezzi economici, sia quella di considerare la poesia come un genere marginale rispetto agli altri pubblicati e di puntare comunque poco sulla sua promozione e diffusione. Le piccole e medie case editrici invece dovrebbero incentivare la qualità e lavorare su un marketing innovativo, facendo leva ad esempio sulla  gratuità di Internet e sugli eventi, anche in collaborazione, se possibile, con le istituzioni locali.

Che cosa si potrebbe fare, secondo te, dunque,  per incentivare la vendita dei libri di poesia? Dai suggerimenti a editori, riviste, associazioni, ai blog, agli autori stessi. E non ultimo, alla nostra stessa redazione di Carte sensibili.

Credo che, come ho anticipato sopra, oltre alla selezione dei manoscritti, la collaborazione nella promozione della poesia sia l’unica strada percorribile. Dalle mie interviste ai lettori di poesia risulta che, secondo gli stessi, le raccolte poetiche non sono promosse in modo adeguato dagli editori e viene inoltre percepita la mancanza sul territorio di eventi e manifestazioni dedicati alla poesia. Il suggerimento è quindi quello di cercare l’incontro diretto col pubblico, facendo uscire la poesia dagli scaffali e facendola invece entrare nelle scuole, nei locali, nei luoghi di socialità, attraverso reading e forme di fusione con le altre arti. Ma non in modo chiuso e autoreferenziale: sempre puntando alla sinergia con associazioni, scuole, biblioteche, librerie, istituzioni locali, per allargare il pubblico di riferimento e per riuscire anche a trovare uno spazio di amplificazione nei mezzi di comunicazione come quotidiani, radio e tv, oltre che nel web. La poesia va prima di tutto vissuta e non percepita freddamente come un genere vecchio e polveroso: questo è, a mio avviso, un presupposto imprescindibile, anche per stimolarne la richiesta, da parte di nuovi e vecchi fruitori.

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Visto che tu stessa scrivi poesia e tieni un blog (http://www.poesiabar.wordpress.com), pensi che la tua tesi di laurea ti abbia non solo arricchito e possa aiutarti per il tuo futuro? In che modo?                      La mia tesi mi ha aiutato a gettare uno sguardo più critico sul settore e a costruire un maggior senso di responsabilità rispetto alla poesia: io stessa, che in passato ho pubblicato a mie spese, oggi, pur continuando a coltivare la scrittura come passione, mi dedico soprattutto alla promozione della poesia, attraverso gli articoli e le recensioni del mio blog e tramite gli eventi letterari. Oltre ad aver partecipato come lettrice a reading poetici, ho da poco contribuito a organizzare un’iniziativa di poesia che mi ha dato grande soddisfazione e spero di continuare per questa strada, unendo in modo produttivo i miei studi in comunicazione  alla mia passione, viscerale e vitale, per la poesia.

4 Comments

  1. la promozione della poesia,secondo me, non implica che sia l’autore a portare in giro i testi pubblicati.La poesia, una volta pubblicata,appartiene a chiunque la vuole avvicinare,incontrare,attraversarare, sentire e nutrire insé perchè, ne sono certa, come qualsiasi altra opera d’arte,anche la parola la si legge in base a ciò che si è, all’esperienza del sé, della vita , e dunque non è posssibile comprendera in qualsiasi altro modo che non sia quel sé.Insomma, qualcosa di assolutamente individuale, di cui l’autore si fa promotore di cammino, non divulgatore di qualcosa.f.f.

  2. d’accordissimo,Ferni. E ottima e interessantissima (almeno per noi) la scelta tematica della tesi di Barbara Bracci, del suo lavoro di promozione alla poesia e dell’ intervista di Anna Maria che permette a noi lettori di esserne adeguatamente informati. E alla auspicata ” divisione dei compiti”da te sottolineata amaramente aggiungerei :quello che sarebbe giusto e bello che fosse, ma, purtroppo, non è o non è ancora…Malgrado un blog come il tuo e di altri.
    Grazie

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