Dipende da come si ascolta. Dipende da come si guarda. Dipende dal fatto di creare un perché, di accettarlo o cederlo. Dipende da quanti riusciamo ad essere. Dipende da quando e quanto re(si)stiamo con gli occhi chiusi e il petto divelto. Dipende da quanto è leggero il nostro passo sul corpo degli altri, sulla lingua dell’uomo che si è fatta corpo del divino, o sull’argilla del dio che si è decomposto in ogni respiro. Dipende dalla pesantezza della pena e dalla fioritura della penna o viceversa dalla radice celeste del segno, che si lascia leggere o dalla circolarità dell’accetta, che prossima ci coglierà senza dimenticare nessuno. Questi testi hanno più fronti e molte sorgenti, alcune hanno voci che soffiano in corpo una mistura, altri una misura, altri sembrano segnare un’eguaglianza, eppure salgono leggerissimi in profondità non visibili ad occhio nudo. Ci sono sentieri e raccolti in questi tanti corpi della vita, un’adunata di storie, una raccolta di luci.
f.f.- 11 aprile 2010
Prossima al silenzio
Non so come tenere questo giugno
stare nel delta dei detriti in secca
legati i polsi alle pietre, scendere
a valle con la corrente
mi riconosco, esisto in questa solitudine
di fango e sterpi, odori di muffe
ai piedi dei tronchi, il volo delle mosche
(sono prossima al silenzio, al taglio
che costringe la ri-nascita)
nessuna via di fuga, ultrasuoni
che rimandino ostacoli-universi
solo un’ostinata devozione
per la vita, il microcosmo
parallela al cielo, faccia a terra
il corpo bonifica carcasse, si nutre
come un animale prima del letargo
(c’è un dolore da far fiorire, piccoli semi
da interrare, un nuovo senso per l’anello
che avvolge stretto il legno)
.
.
comPosizioni
Supina. I piedi indicano
il mare, la testa punta il monte.
Le mani aperte, al cielo.
Dalla pancia filtrano ragionamenti
e come fontane
zampillano desideri ombelicali.
.
.
Ho visto lo scheletro fiorire.
Non resistevo ai rampicanti pieni
di slancio, ogni lembo di pelle
ramificava
– insistevano le foglie –
lasciavo i ragni tendere la tela
– m’inarcava la schiena e la nuca –
dita lunghissime
spingevano nidi nel sole.
Al centro s’apriva lo sterno:
dal seno partorivo farfalle,
un fluido di fuoco
dall’ombelico
abbandonava la carne.
Poi il vento, quest’odore
– fuori stagione – un battito
alla tempia, una spina.
Io non sapevo d’essere nuda.
.
.
Materia seconda
dalla foglia nera mimetizzata
con la terra, all’osso
consumato con audacia
per non abbreviare il viaggio
passare tra gli sterpi
giocarsi la camicia, i tacchi
nel limo d’uno sguardo
la pe(n)na morsicata nelle notti
per una parola che tarda
ad arrivare, resti d’un bivacco
che ancora brucia e tenta
l’ascesa ad ogni soffio minimo
di vento
un suono secco, una scheggia
sfuggita alla corrente
insiste, insiste, insiste
a tener viva ogni rovina
che rimandi ad una forma
.
Sembianze
va così, che la pianta butti
un fiore inaspettato, una domanda
resti senza curiosità tra le pieghe
dei cuscini e due bicchieri
conservino tracce di rosso
(come se fosse inverno, rintana
il tumore di quello che sono
e tutto sembra svanire)
così una goccia può assetare
una voce, una sola parola
sembrare l’antidoto al niente
.
parificAzione (la parola amore)
tutto ciò che è pari, è difficile.
Nella parola amore
ci sta tutto, ingloba per assonanza
e rima, ne fa un corpo unico, un unico
desiderio e tutto il pianeta passa da qui;
come pensare a un orlo mentre mi sei abito
all’asola quando apri ogni mio pensiero al giorno
come pensare a due quando tutto riporta ad uno:
i volti nella penombra della sera, confusi agli occhi
i nasi ad incastro, le bocche una sull’altra, le stesse
vocali, pensare d’essere, uno nell’altro, il gesto atteso
come mantenere l’equilibrio quando anche le domande
che chiudono ogni sera, non hanno mai la stessa risposta.
.
.
innovAzione (punto di non ritorno)
Sono fuori dal perimetro del tuo sguardo
fuori da ogni intreccio, punto d’incontro
intersezione. Io non sapevo nulla di come
si scavalca un muro, scala un’ascesa
io non avevo voce per dirti “sono qui”.
La paura mi ha messo all’angolo
crudele e solitaria come tutte le paure
ha spopolato il pianto, un possibile
ritorno. Dentro ho ancora la notte
un buio che mi assolve e mi conduce.
.
Piombo fuso
Non basta la saliva che deponi
tra le parole ad alleviare
la cavità scavata in mezzo ai seni:
ho un buco al centro del mio corpo
e poco o nulla da trapiantare
se i merli beccano quel che resta dei semi
anche il bacio sulla fronte
non protegge più dalle minacce
e quello che sembrava argento
è piombo fuso.
Eppure non è ancora notte
se un aculeo lunare grazia il peso
dell’impotenza e indugia
come una speranza appena nata.
.
Testi inediti di Anna Salvini
http://apassoleggero.ilcannocchiale.it/
Immagini di Sebastiao Salgado
http://photography-now.net/sebastiao_salgado/portfolio1.html
…una nuova luce anche per me grazie a questo tuo splendido lavoro di immagini abbinate ai miei testi.
grazie fernanda.
Anna
la luce parte da qui “solo un’ostinata devozione
per la vita” e si espande in vicoli tutti da attraversare
grazie per questa proposta poetica e per l’ottimo lavoro di immagini
un caro saluto, Elina
conosco anna da molto, anna scrive limpido e commuove.
grazie a entrambe
Splendido lavoro di abbinamento parola-immagine!
“Scrive limpido”, ma non è, questa limpidezza, un valore aggiunto, qualcosa che, lentamente e inesorabilmente, si va perdendo in ricerche, spesso vuote, sterili, persino fastidiose?
Confesso che mi è capitato, leggendo certe opere, di entrare in una profonda crisi, non riuscendo a decriptare il messaggio, imputandolo a mia deficienza.
Anna Salvini, che non conoscevo fino a poco tempo fa e me ne rammarico, fa una poesia poesia, quella che non cela e non esibisce, quella che PARLA e lo fa con una sincerità e un abbandono alle sue sensazioni capaci di trapassare nelle nostre, talvolta sclerotizzate, emozioni e farle rinascere.
Ho apprezzato molto.
Grazie Ferni, grazie Anna.
Cara Flora,
ti ringrazio per la lettura ai miei testi e per la tua sensibilità.
Sincerità ed abbandono dici… sì, è così la mia scrittura da quando ho smesso d’avere timore e non mi sono censurata più (grazie anche al sostegno di amici che hanno creduto e visto tra le righe offuscate del mio dire :-) …)
Fernanda ha fatto un ottimo lavoro con le immagini ed altri amici che hanno visto il video e l’abbinamento ai miei testi sono rimasti molto colpiti.
Un abbraccio e voi ed il mio grazie dal profondo.
Anna