FACCIA A TERRA- di Anna Salvini

Dipende da come si ascolta. Dipende da come si guarda. Dipende dal fatto di creare un perché, di  accettarlo o cederlo. Dipende da quanti riusciamo ad essere. Dipende da quando e quanto re(si)stiamo con gli occhi chiusi e il petto divelto. Dipende da quanto è leggero il nostro passo sul corpo degli altri, sulla lingua dell’uomo che si è fatta  corpo del divino, o sull’argilla del dio che si è decomposto in ogni respiro. Dipende dalla pesantezza della pena e dalla fioritura della penna o viceversa dalla radice celeste del segno, che si lascia leggere o  dalla circolarità dell’accetta, che prossima ci coglierà senza dimenticare nessuno. Questi testi hanno più fronti e molte sorgenti, alcune hanno voci che soffiano in corpo una mistura, altri una misura, altri sembrano segnare un’eguaglianza, eppure salgono leggerissimi in profondità non visibili ad occhio nudo. Ci sono sentieri e raccolti in questi tanti corpi della vita, un’adunata di storie, una raccolta di luci.

f.f.-  11 aprile 2010

Prossima al silenzio

Non so come tenere questo giugno

stare nel delta dei detriti in secca

legati i polsi alle pietre, scendere

a valle con la corrente

mi riconosco, esisto in questa solitudine

di fango e sterpi, odori di muffe

ai piedi dei tronchi, il volo delle mosche

(sono prossima al silenzio, al taglio

che costringe la ri-nascita)

nessuna via di fuga, ultrasuoni

che rimandino ostacoli-universi

solo un’ostinata devozione

per la vita, il microcosmo

parallela al cielo, faccia a terra

il corpo bonifica carcasse, si nutre

come un animale prima del letargo

(c’è un dolore da far fiorire, piccoli semi

da interrare, un nuovo senso per l’anello

che avvolge stretto il legno)

.

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comPosizioni

Supina. I piedi indicano

il mare, la testa punta il monte.

Le mani aperte, al cielo.

Dalla pancia filtrano ragionamenti

e come fontane

zampillano desideri ombelicali.

.


.

Ho visto lo scheletro fiorire.

Non resistevo ai rampicanti pieni

di slancio, ogni lembo di pelle

ramificava

– insistevano le foglie –

lasciavo i ragni tendere la tela

– m’inarcava la schiena e la nuca –

dita lunghissime

spingevano nidi nel sole.

Al centro s’apriva lo sterno:

dal seno partorivo farfalle,

un fluido di fuoco

dall’ombelico

abbandonava la carne.

Poi il vento, quest’odore

– fuori stagione – un battito

alla tempia, una spina.

Io non sapevo d’essere nuda.

.

.

Materia seconda

dalla foglia nera mimetizzata

con la terra, all’osso

consumato con audacia

per non abbreviare il viaggio

passare tra gli sterpi

giocarsi la camicia, i tacchi

nel limo d’uno sguardo

la pe(n)na morsicata nelle notti

per una parola che tarda

ad arrivare, resti d’un bivacco

che ancora brucia e tenta

l’ascesa ad ogni soffio minimo

di vento

un suono secco, una scheggia

sfuggita alla corrente

insiste, insiste, insiste

a tener viva ogni rovina

che rimandi ad una forma

.


Sembianze

va così, che la pianta butti

un fiore inaspettato, una domanda

resti senza curiosità tra le pieghe

dei cuscini e due bicchieri

conservino tracce di rosso

(come se fosse inverno, rintana

il tumore di quello che sono

e tutto sembra svanire)

 

così una goccia può assetare

una voce, una sola parola

sembrare l’antidoto al niente

.



parificAzione (la parola amore)

tutto ciò che è pari, è difficile.

Nella parola amore

ci sta tutto, ingloba per assonanza

e rima, ne fa un corpo unico, un unico

desiderio e tutto il pianeta passa da qui;

come pensare a un orlo mentre mi sei abito

all’asola quando apri ogni mio pensiero al giorno

come pensare a due quando tutto riporta ad uno:

i volti nella penombra della sera, confusi agli occhi

i nasi ad incastro, le bocche una sull’altra, le stesse

vocali, pensare d’essere, uno nell’altro, il gesto atteso

come mantenere l’equilibrio quando anche le domande

che chiudono ogni sera, non hanno mai la stessa risposta.

.


.

innovAzione  (punto di non ritorno)

Sono fuori dal perimetro del tuo sguardo

fuori da ogni intreccio, punto d’incontro

intersezione. Io non sapevo nulla di come

si scavalca un muro, scala un’ascesa

io non avevo voce per dirti “sono qui”.

La paura mi ha messo all’angolo

crudele e solitaria come tutte le paure

ha spopolato il pianto, un possibile

ritorno. Dentro ho ancora la notte

un buio che mi assolve e mi conduce.

.

.


Piombo fuso

Non basta la saliva che deponi

tra le parole ad alleviare

la cavità scavata in mezzo ai seni:

ho un buco al centro del mio corpo

e poco o nulla da trapiantare

se i merli beccano quel che resta dei semi

anche il bacio sulla fronte

non protegge più dalle minacce

e quello che sembrava argento

è piombo fuso.

Eppure non è ancora notte

se un aculeo lunare grazia il peso

dell’impotenza e indugia

come una speranza appena nata.

.

Testi inediti di Anna Salvini

http://apassoleggero.ilcannocchiale.it/

Immagini di Sebastiao  Salgado

http://photography-now.net/sebastiao_salgado/portfolio1.html

5 Comments

  1. la luce parte da qui “solo un’ostinata devozione
    per la vita” e si espande in vicoli tutti da attraversare

    grazie per questa proposta poetica e per l’ottimo lavoro di immagini
    un caro saluto, Elina

  2. Splendido lavoro di abbinamento parola-immagine!
    “Scrive limpido”, ma non è, questa limpidezza, un valore aggiunto, qualcosa che, lentamente e inesorabilmente, si va perdendo in ricerche, spesso vuote, sterili, persino fastidiose?
    Confesso che mi è capitato, leggendo certe opere, di entrare in una profonda crisi, non riuscendo a decriptare il messaggio, imputandolo a mia deficienza.
    Anna Salvini, che non conoscevo fino a poco tempo fa e me ne rammarico, fa una poesia poesia, quella che non cela e non esibisce, quella che PARLA e lo fa con una sincerità e un abbandono alle sue sensazioni capaci di trapassare nelle nostre, talvolta sclerotizzate, emozioni e farle rinascere.
    Ho apprezzato molto.
    Grazie Ferni, grazie Anna.

  3. Cara Flora,
    ti ringrazio per la lettura ai miei testi e per la tua sensibilità.
    Sincerità ed abbandono dici… sì, è così la mia scrittura da quando ho smesso d’avere timore e non mi sono censurata più (grazie anche al sostegno di amici che hanno creduto e visto tra le righe offuscate del mio dire :-) …)
    Fernanda ha fatto un ottimo lavoro con le immagini ed altri amici che hanno visto il video e l’abbinamento ai miei testi sono rimasti molto colpiti.

    Un abbraccio e voi ed il mio grazie dal profondo.

    Anna

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