A COLPO D’OCCHIO- Silvio Lacasella: Dora Maar – Venezia – Palazzo Fortuny

 man ray- ritratto di  dora maar

dora maar -man ray-large- 1936-gelatina al bromuro d'argento.

 

Palazzo Fortuny, luogo suggestivo, ideale, in questo caso perfetto. Non si potevano, infatti, scegliere stanze più adatte per ospitare la prima mostra italiana di Dora Maar (1907-1997): la medesima sua fragilile eleganza, percorsa da memorie, da ombre luminose e irregolari è oggi qui dentro. Tanto è vero che ai piani superiori, la sensazione è di camminare, più che su un pavimento, su un corpo vivo, specie quando lo si sente oscillare sotto al peso dei passi. E poi c’è Venezia, città affiorante, dall’apparenza festosa, interiormente malinconica. Progettata dalla mente, ma modificata dalla luce e dal volere delle maree. Tutto porta a Dora Maar, certo anche alla sua “inclinazione per il misterioso, il magico e il soprannaturale”, come scrive Victoria Combalìa, indagandone l’attività di fotografa, nelle pagine di prefazione al bel catalogo Skira che accompagna la rassegna. Però, ciò che restituisce di lei questo palazzo, è la sua struttura poetica, fragile, elegante, abitata da presenze condizionanti, come quella di Pablo Picasso, che ne modellò con poca delicatezza l’animo quasi fosse creta.

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La rassegna presenta una scelta accurata della sua produzione fotografica, iniziata nel 1931 e bruscamente interrotta solo pochi anni dopo, nel 1937, quando sostituì la camera oscura con il cavalletto. Così aveva deciso il genio spagnolo e lei lo accontentò, soggiogata dal suo carisma, nell’illusione che questo sacrificio potesse alimentare un sentimento diverso, non esclusivamente basato sul controllo della mente. In seguito dirà: “Io non sono stata l’amante di Picasso, lui fu soltanto il mio padrone”.
La relazione col grande pittore spagnolo sviluppò in lei un visibilissimo, precipitante senso di insoddisfazione e di smarrimento. Oltretutto, la fotografia avrebbe potuto trasformarsi in zattera galleggiante, nel momento in cui, nel 1943, Picasso, conclusa la sua opera di svuotamento, la abbandonerà, dopo aver incontrato la giovanissima pittrice Francois Gilot (anche lei smise di dipingere sin tanto che rimasero assieme). Nei successivi cinquant’anni, Dora Maar visse isolata, tra ondate depressive e ripensamenti religiosi.

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dora maar – picasso – lee miller -1937

Dora Maar - Picasso - Lee Miller 1937

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izis (Israel Bidermanas)- ritratto di dora maar che fuma di tre quarti, 1946

Izis (Israel Bidermanas), Ritratto di Dora Maar che fuma di tre quarti, 1946.

Il clima che si respirava nella Parigi degli anni Trenta era carico di sollecitazioni e umori straordinari. Il primo incontro tra Dora e Picasso avvenne alla presentazione per la stampa, nel gennaio del 1936, del film “Il delitto del signor Lange” di Jean Renoir (soggetto di Jacques Prévert); il secondo, quello decisivo, sul quale molto si è scritto, fu sulla terrazza del caffè Les Deux-Magots. Lei era sola, elegante: una mano appoggiata al tavolino, con l’altra stringeva un piccolo coltello, che puntava in sequenza veloce tra dito e dito. Li presentò il poeta Paul Eluard. Picasso rimase incantato, oltre che dalla sua bellezza, dalla parlata spagnola, avendo Dora soggiornato a più riprese quando era giovane in Argentina. Ma a catturarne l’attenzione, forse più di ogni altra cosa, furono i suoi guanti bianchi, uno dei quali era macchiato di sangue. Guanti che Picasso terrà poi a lungo esposti in una delle mensole della sua abitazione.
A parte la serie dedicata a Guernica – scatti importanti anche per documentare le varie fasi della lavorazione del celebre quadro, dipinto da Picasso nel 1937 (dove Dora Maar è raffigurata dal pittore al centro della tela, nella figura che sorregge la lampada) – e a parte qualche vecchio negativo rielaborato successivamente, tutta la sua attività fotografica, come già detto, precede il 1937. Sono immagini che mettono in evidenza la sua capacità di valorizzare il soggetto, senza sottrarre alla scena l’immediatezza del racconto. Sulla sua formazione risulteranno deterninanti alcuni incontri e un solitario viaggio in Spagna nel 1933. C’è da credere che sia stato proprio l’impatto diretto con le architetture di Gaudì a suggestionare una parte della sua ricerca espressiva, avviandola al Surrealismo, così da puntare l’obiettivo in direzione della psiche. Grazie al poeta George Bataille, col quale ebbe una relazione, entrò in contatto con Breton, Leiris, Eluard e Man Ray.

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man ray- ritratti di dora maar

Ritratto-di-Dora-Maar-Man-Ray-1936-Or-Not-Magazine.

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Man-Ray-Dora-Maar.

Ma Barcellona, così come Parigi, offrirà a Dora Maar – a quel tempo molto impegnata politicamente – anche la possibilità di rendere visibile una realtà meno rappresentata, percorrendo con naturalezza il filone della fotografia “di strada”, aperto da autori della levatura di Henri Cartier-Bresson, da lei peraltro conosciuto durante il periodo dell’Accademia. Inquadrature capaci di bloccare l’istante irripetibile, decisivo, all’interno di un singolo fotogramma, contenente, però, anche il respiro della vita. Una vita colta di sorpresa, in uno dei rari momenti in cui non è costretta ad assumere una posa di circostanza. Questo accade mentre percorre i sobborghi popolari, abitati dalla sofferenza. E’ qui che fissa le immagini di un ragazzo con le scarpe spaiate e gli occhi chiusi, di una bambola fissata con un chiodo alla parete di legno, di figure emerse da misere baracche. Momenti di riflessione, di partecipazione sociale, di delicata poesia.
Se il periodo surrealista le imponeva di modificare la trama visiva, attraverso elaborate soluzioni tecniche, nel difficile tentativo di ricostruire ciò che si aggroviglia nell’inconscio, quando Dora Maar esce per le strada lo fa con animo e passo diverso, quasi fosse inviata al fronte delle proprie emozioni, pronta a catturarne l’essenza al loro rapido transitare. Tutto questo, rafforzato da una serie di penetranti ritratti di amici tra i quali, ovviamente, non manca Picasso, è ben testimoniato dalla mostra veneziana (aperta sino al 14 luglio), a restituire di Dora Maar le prove della sua bravura, collocate accanto a spazi idealmente vuoti, occupati dall’assenza. Con Dora Maar si ha l’impressione di vedere anche quanto la sorte non le ha permesso di esprimere.

Silvio Lacasella

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fotografie di dora maar

picasso- ritratto

pablo picasso- foto di dora maar.

.picasso- ritratto

dora maar

picasso- ritratto

dora maar-picasso.

picasso- lavorazione di guernica

dora maar -guernica.

picasso- lavorazione di guernica

Dora Maar, Picasso al lavoro per Guernica, 1937.

 assia (nudo e ombra)

Dora Maar - Assia (nudo e ombra)  1934-1.

dora maar- nusch eluard collezione privata (new york)

dora maar a.

man_ray_dora_maar_and_paul_eluard_le_temps_deborde_paris_cahiers_darts_d5626171h
ragazzo con le scarpe spaiate 1933

Dora Maar - Ragazzo con le scarpe spaiate 1933.

ragazzo che dorme davanti alla serranda in ferro di un magazzino, 1933

Dora Maar, ragazzo che dorme davanti alla serranda in ferro di un magazzino, 1933.

bambini alla finestra, 1933

Dora Maar, bambini alla finestra, 1933 Vintage, gelatina al bromuro d'argento, c.

aveugles à versailles- fotocollage originale

Dora Maar, Aveugles à Versailles, Fotocollage originale,.

nessuna elemosina, cercasi lavoro- londra 1934

imageDora Maar, Nessuna elemosina, cercasi lavoro, Londra, 1934

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Dora MAr- altri riferimenti in rete

http://www.taringa.net/comunidades/luciernagacuriosa/2386301/Dora-Maar.html

http://www.nove.firenze.it/dora-maar-la-ragazza-che-amava-il-vento.htm

http://www.albumdiadele.it/cammino/dora_maar.htm

http://www.artapartofculture.net/2014/04/23/dora-maar-nonostante-picasso-fu-dora-maar-grandissima/

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