Debra Fritts
– In me tutte le terre e i mari/l’oscurità di tutte le grotte, le faglie e la vertigine degli orridi. /In me il sole, che precipita e il deflusso delle acque/ quando la luna distoglie il suo sguardo e la notte si fa profondità senza conforto. /Questo corpo senza altro nome che luogo, il mio emisfero terrestre/ è l’abitato vestibolo di chi non conosco e chiamo anima/ l’emisfero celeste che in me si attesta come un passo senz’ombra. – F.F.
Placenta di tenebra suono di una nota silenziosa
rintocchi di parole, eterno gioco
di-stanze lenimenta, nel segno di zoe anima di sangue.
Ex voto
f-orme
E ancora si potrebbe continuare a scrivere dorsali di poesia, con altre ombratili scritture, anche solo sui titoli delle poesie che Lucia Guidorizzi riporta dal suo viaggio, MILAGROS, dentro e intorno se stessa attraversando memorie di molti viaggi in città, etnie e paesi diversi, riflettendone le vastità o le anguste ristrettezze dei cieli, intagliati sulla superficie o all’interno dei corpi, di creature umane, miti e leggende, o in labirintiche architetture del mondo che ci ospita. Un viaggio nei 5 continenti che ci abitano e lei conteggia, con una specie di formula magica articolata sul numero cinque. La mia passione più segreta è proprio la lettura dei numeri, che sembrano oscuramente legare non solo le date ma le nostre storie, anche quelle più strettamente personali, all’interno di un quadro più vasto che rincorre le radici famigliari fino a trovarsi es-posti all’ignoto, gravido di quelle forme e di luoghi visti, forse, nei territori dei sogni e spesso diciamo di non conoscere, eppure ci abitano, sono corpo del nostro essere. Numeri che si infittiscono con la prossimità di quelli degli altri ma che sono, quelli fondamentali, le dita della mano. Da lì si è iniziato a contare con un sistema di trattini e punti, o nicchie vuote semplificate nella forma di un occhio vuoto o di un archetto, geotrascrizioni di sé. E il percorso della numerazione s’inserisce in quella della descrizione, poiché conta ciò che si trova e si ri-pete chiedendo la nostra attenzione e influenzandola a tal punto che diciamo di vedere, in certe immagini, il margine che unisce mondi e culture differenti, come appunto accade al 5, che rappresenta la fine di una fase della manifestazione e l’inizio di un’altra, come ricorda Guidorizzi nella sua presentazione del libro. Riflessi e riflessioni, da un capo all’altro della terramemoria, non solo del pianeta, aprono allo sguardo della scrittrice e a noi ciò che si è in-scritto in lei con nitidezza e così in profondità da non consentirle di perdersi tra una rotta e l’altra, l’inseguitore e l’in-seguito lasciano in lei tracce su cui ritrova le sue OR-ME. Si può leggere in un pomeriggio questo libro, ricco di particolari e dettagli in cui si può navigare alla velocità dell’intuizione che si accende di pagina in pagina ma. Anche se l’autrice lo compone in cinque vie:
IN-DIA – l’incontro con la madre universale
Entre los dos mundos- tra Vecchio e Nuovo mondo 10
Destierro- Esilio, Sradicamento 15
Silicio- o degli Universi Virtuali 20
Reliquie- ciò che rimane dopo i miracoli
vi si trovano raccolti interi percorsi di filosofia, alchimia, storia e letteratura, ci si può perdere e ritrovare in raffinati tagli visivi e scorci, per questo non si può lasciarlo così, dopo la prima lettura, bisogna invece riprendere il percorso da un altro capo della propria storia, perché il miracolo del vedere si faccia per esteso il proprio vo(l)to.
f.ferraresso- 17 luglio 2011
Debra Fritts
Da Entre los dos mundos-
VIANDANTE SENZA STELLE
I viandanti non sono perduti
nelle notti senza stelle
c’è sempre una finestra accesa
che li accompagna
nel freddo e nel buio notturni.
Quella luce li riscalda.
I viandanti senza stelle
custodiscono un fuoco segreto
che neppure la bora ghiacciata
riesce a spegnere.
Quella fiamma li accompagna.
Ma per me,
che cammino da sola
in questa notte nera senza stelle
non c’è finestra accesa
nè fuoco segreto
che mi illumini e riscaldi
il cammino.
Debra Fritts
Da Destierro-
BASALTI
Bastioni neri di basalto mi circondano
alte onde notturne
Bastioni neri di basalto mi accerchiano
legioni di giganti
Ciò che era fuoco è divenuto
pietra fredda ed umida
Pietra nera dura ruvida
su cui ora si spezzano le unghie
Eri tu quello strato più antico
il sedimento su cui poggiava la memoria
Sei ancora tu quella traccia mnestica
il silenzio di un torpore senza gloria
Debra Fritts
Da Silicio –
GIARDINIERI D’OMBRE
Coltivare ombre,
innaffiarle nei giorni inerti
e in grigi primaverili presagi
Disgeli e risvegli
sto nel dolore della cicatrice
sto nel suo grido
e ascolto il suo continuo
andirivieni nella carne
C’è un tormentoso presentimento
in questo manto di terra nera
c’è un verme che scava gallerie
nel buio soffice
Intuisco tra vecchie mura sbrecciate
la presenza di giardini
ormai preclusi
intravvedo
solo qualche splendore
tra le sbarre
Maestre in malinconie
azzurre nebbie
sfumature indistinte
tracce inconsistenti
scorrendo piano
m’insegnano dolcemente lo svanire.
*
VENTO CHE DIVAMPA
Come vento notturno
che divampa
tra le rocce, gli ulivi
e l’erba alta
Un sogno candido
uno stormo pallido
di oche in volo
verso Sud
Resta soltanto un ronzante
nugolo di mosche
nel torpore umido
nel vano vuoto
ad evocare ciòche non è più
Erano frammenti segmenti
scaglie di luce specchianti
iperboli ardite
superfici trasparenti
Il crepitare del fuoco
una distanza
una trascorsa presenza
in dissolvenza
Ora rimane soltanto
il crudo dono
del tuo disapparire
a ricordarmi
che anch’io sono un fantasma
*
PIOVEVA A PERSEPOLI
Pioveva a Persepoli
e sotto la pioggia battente
cercavo un impero
tra colonne e strade morte
Lì conobbi la perdita
oscura del corpo
una lunga sequenza
di abbandoni
il disgregarsi sul confine
il divenire fango
Pioveva a Persepoli
e la pioggia era
una grigia salmodia
che celebrava l’abbandono
di ogni forma
Lì mi stancava
la resa colpevole
del tempo
i vuoti involucri
lasciati dal decadere delle cose
Oggi a Persepoli
piove pioggia nera
da un cielo che si proclama azzurro
Noi non siamo colpevoli
della lunga catena
di orrori perpetrati dalla Storia
per ora simuliamo
uno sdegno misurato
ma la marea montante
e incandescente dell’ira
ci travolge
Oggi piove a Persepoli
tra rovine remote
e questo ormai
è divenuto
un evento irrilevante.
Debra Fritts
Da Reliquie-
LENIMENTA
Questo bruco esoso
che divora la luna
che lascia la sua
umida traccia
nella notte
si disseccherà muto
nella luce gialla
di domani
Questo grumo di terra,
questo sasso frantumato
su cui si accanisce
la pioggia senza lacrime
è pronto a svaporare
in nebbia sottile
Questo sordo andirivieni
di marea che lambisce
imperturbabile le radici
di mille case morte
è prigioniero
del suo stesso mutamento
La decantazione delle scorie
si compie nella valle
delle ombre.
Bastasse questo
per credersi in cammino.
Debra Fritts
Relativamente all’autrice
Lucia Guidorizzi, nata a Padova, vive e lavora a Venezia. Laureata in lettere ha sino ad oggi pubblicato quattro raccolte di poesia con Editoria Universitaria : Confini, 2005; Scandalose entropie. Riflessioni poetiche sugli abusi prodotti dal divenire storico , 2006; Ibrida HYbris, 2007; Quadrilunio. Una tetralogia dell?anima, 2009. Ha inoltre scritto La roccaforte dell’Eden. Memorie poetiche di viaggio nello Yemen per il film- documentario presentato alla 65.a Mostra del Cinema di Venezia intitolato Appunti di viaggio sullo Yemen, prodotto da Piero Pedrocco.
Lucia Guidorizzi, Milagros – Supernova Editrice 2011
oggi sono tutti al mare ed io approfitto di questo tempo,lo tengo per me
molto curata e centrata la presentazione, la scelta delle immagini rende esattamente lo snodo dei testi e prepara all’incontro, sempre diversa la traccia che ogni testo lascia nel lettore, un colore un paesaggio in movimento da dentro
suscita emozione leggere questa scrittura che produce affetto cioè vicinanza
grazie
elina
Poesie intense, solo apparentemente vaghe e malinconiche. C’é ben di più: una consapevolezza nitida del nostro essere ombre in dissolvimento, del venir meno anche delle cose credute salde.
Anche il basalto si sfalda e la storia è sempre storia di rovine.
Resta il vuoto, la notte, l’essere soli. Bellissime Lucia, le sento molto vicine, molto vere di quella verità che fa male. Ma a che serve fingere di non vederla, non saperla?
a me sono piaciute moltissimo queste poesie , le trovo dei viaggi nel confine tra noi e tutto ciò che ci abita e non è mai,alla fine, fuori, ma dentro ciascuno. C’è una capcità di guardare attraverso:il mondo in cui siamo ospitati ma spesso non ospitali, e in qualche modo tutti doloranti. Ringrazio la poetessa e la sua lettrice per questa presentazione. Amerigo A.
Carissima Fernanda! Grazie! E’ una cosa rara e preziosa riuscire a trovare qualcuno che comprenda perfettamente gli intenti più profondi e occulti di un viaggio compiuto attraverso le parole, ciò che è stato detto e ancor più quello che è stato taciuto. Le tue riflessioni su Milagros mi sono piaciute immensamente, per la finezza del tuo sguardo, per la pregnanza delle tue considerazioni e per la generosità con cui hai analizzato la mia ricerca poetica. Già leggendo i tuoi precedenti articoli avevo imparato ad apprezzarti senza conoscerti per la cura con cui ti dedichi all’ascolto delle voci, per la tua sensibilità nel riconoscere i linguaggi che sono l’essenza di ogni autore, la sua tonalità inconfondibile, ma dopo quest’ultima lettura, sono rimasta sbalordita: sei riuscita a radiografare la mia anima! Mi sono lasciata condurre dalle tue parole che mi hanno portata alla riscoperta delle mie: con rapidi tocchi sapienti hai saputo individuare e raccontare i passaggi più significativi della mia raccolta poetica. Grazie per questo dono davvero milagroso!!!!
Lucia Guidorizzi
Un grazie anche ad Elina, Francesco e Amerigo per le vostre intense e generose riflessioni e considerazioni sulle mie poesie. E’ importante comprendere se quanto si scrive si riesce a comunicare davvero qualcosa. i vostri commenti mi incoraggiano ad andare avanti, perchè la poesia possa essere davvero un viaggio condiviso….
Lucia G.
Lette più di una volta e letti anche i commenti che trovo tutti interessanti. Un viaggio nel viaggio senza più segnare i confini. Interessante,molto. Leopoldo Boschi
Mi piacciono tutte queste poesie e mi piace il modo con cui sono state presentate. Le opere della scultrice sembrano dire quanto la parola non ha trascritto. Molto bello,grazie. Debora
Ringrazio tutti i nostri compagni in questo viaggio tra il miracolo di vivere e vedere,non solo con gli occhi o con le tante fedi di cui ci professiamo testimoni, ma con la presenza, con l’essere ed essere con l’altro, nell’ascolto reciproco poiché, penso, non siamo così discontinui come crediamo. Grazie a Lucia per quanto mi ha dato la possibilità di leggere, toccare con la partecipata esposizione delle sue tante ricchezze interiori. ferni
E’ bello poter viaggiare insieme a voi in comunione di sguardi e in buona compagnia…
Come lettrice poco presente (se mi sente ferni !!!) nei commenti devo dire che questo me l’ero perso,ma rimedio subito. E’ stato un viaggio, un piacere inoltrarsi in luoghi lontani e raggiungibili attraverso ciò che hanno piantato in noi, proprio come grandi alberi da frutto, che crescono curati con passione e senza veleni. Grazie.Un bellissimo tragitto. V
contrariamente al nick pubblico i miei complimenti all’autrice e alla redattrice.Eleganza, sempre, in questi post di carte.
Coltivare ombre,
innaffiarle nei giorni inerti
…
e poi la pioggia di Persepoli che dilava le ideologie, le false costruzioni teoriche,le supposizioni su cui fondiamo i nostri regni, che finiscono per igrigirci. Piaciuta molto questa autrice.
Nora
intense Lucia le tue poesie e ho letto con interesse questo tuo ultimo libro del “dissolvimento”,quello cercato e sofferto per andare al fondo delle nostre esistenze.Direi che il cammino continua e siamo solo all’inizio….:-) Brava Lucia e grazie alle toccanti intuizioni di Ferni.