lontano … oltre, accompagnami
nella notte che non mi dà pace guidami
nel senso arcano spoglia le nostre parole
riempimi gli occhi di lacrime
nere le vene del fuoco non sanno mentire
lontano … oltre, guidami
che ho paura dell’alba e mi devo vegliare
Sul fuoco ho gettato la vecchia veste
…
pensieri respiri
fatevi cenere
sulla soglia calpestati
crepitio sui vetri
i sensi sb(r)ecc(i)ati
…
S’appannano nell’annaspare (diano loro merito d’esistenza i fiati)
queste sillabe senza un volto
nell’irriverente ferita che affonda la lama
dei peccati raggelati negli stipiti
all’angolo degli occhi
oltre la mercenaria vendita dell’anima
al senso d’un mendico saltimbanco
che dell’usura della carne
nel bianco dei denti abbozza un sorriso
giammai svegliarmi ancora bianca
d’aurora smorta nelle pieghe della carne
inamidata a ferro incandescente
nella nottambula preghiera delle ombre
quando la fine sembra disegnarsi d’orizzonte
in una pietosa verità
…
Lo accesi e c’è sì
lo sento ancora
c’è un io che parla
accanto alla traccia
cerca di spegnere la figura l’ombratile
esperienza che in me innesca il mistero
e si fa luce di una eternità interrotta
nelle cose nella contiguità di tutte le cose
i n t e r r a i fonemi che falsamente diciamo siano questo o quello
le cose annunciate
pro-nunciate
la falsa coscienza dei vivi
che alla morte rivoltano la veste
e restano stupiti dal fitto crepitare delle ossa
un fuoco vivo di insetti voraci
batteri e i loro perigliosi erodibili programmi
che scoppiano nella bocca i vaticini della pizia e nell’orecchio
la presente assenza
la continua impermanenza di ogni cosa detta, dettata.
(Ci ) bruciano quei nomi
sfitti di ciò che noi crediamo portino in sé
e in vece loro una brace attizza il cavo
nella gola protrae il male pungola per ciò che manca
dal primo all’ultimo
il giorno in cui torniamo
nell’in-visibile cruna.
Con previdenza nel nostro occhio
la natura sparse in ognuno un pizzico delle sue braci
e la follia c’inseminò di passioni
forti a tal punto che la ragione
ancorata ai suoi ciocchi non riesce
ad evadere e i labili confini posti alle sue spalle guarda confusa.
Triste si costruisce la fossa il pensiero
quando non se ne lascia toccare
e mortalmente c o r r o t t a a ragione
la saggezza vorrebbe imprimerle i suoi ultimatum
nella fatuità del fuoco che le brucia gli argini
senza sapere che tutto è solo un giogo nell’eterno del gioco
“senza sapere che tutto è solo un giogo nell’eterno del gioco”
bellissimo lavoro
grandi Fernanda e Nat
è il caso di dire..sono tra le vampe
A parte chi l’ha scritto, questo pezzetto di ade…in una triade di segni, sarebbe bello vedere chi riconosce le scritture. E’ una sfida. f
bellissimo intreccio, mi piace moltissimo: TRE (non 2) voci diverse e all’unisono… che vogliamo di più?
che il fuoco le bruci
e di smalto ne rigeneri la brace
così che il cielo tutto
in quella tostata creta dipinta
trovi lo spazio per calarsi.
Bacio e grazie a entrambi le mie compagne di avventura.ferni
mi fà piacere leggervi nell’intreccio,,,,avvolgente questo vostro giocare! un abbraccio, tessitrici di sillabe comuni, api
L’ho letto qualche tempo fa e oggi riluce incandescente. Meravigliose menedi intorno al falò. Senza vanità.