Le lavagne di Santiago
I
Le Madri di Santiago
Hanno occhi grandi
Come lanterne d’acqua
E corpi assetati di luce
Come foglie impazzite
Nel desiderio di trovare un nome
Di toccare un volto
Un seme forse inesprimibile.
Quando vivere è solo
Attraversare un solco di speranza
E la terra una distanza
Che suona come una campana a morte.
II
Quando il domani
E’ un cimitero d’inesistenze
Le Madri di Santiago
Sono lavagne di dolore
Che scavano con le mani
Ombre dentro un abisso.
E quando la solitudine cresce
E scolpisce dentro il ricordo
Il cuore diventa una stanza di cenere
E non sanno più parlare
Ma ogni notte scrivono nomi sull’acqua
Che solo l’acqua può conservare
Mentre le lacrime riempiono il mare
Come un delta d’amore.
III
Alle Madri di Santiago
Manca il respiro
Che solo un figlio sa dare.
E solo loro sanno vedere
L’erba che cresce
Sulla terra calpestata dai generali.
Oggi hanno smesso persino di pregare
Perché ogni preghiera
E’ un sepolcro nuziale che s’apre
Come le ciglia insanguinate d’una stella
E il loro respiro è un tappeto di carne
Calpestato dall’assenza.
Le Madri di Santiago
Cercano solo un corpo da piangere
All’ombra dei cipressi.
IV
E quando il sonno
E’ solo un lenzuolo di ricordi
Che avvolgono la notte con un respiro
Le Madri di Santiago
Piangono in silenzio
E parlano da sole
Con l’antica abitudine d’amore
Come se il loro adorato
Fosse lì ancora
Come se fosse una notte normale
Come se il nulla fosse altrove.
V
In quelle notti quando l’anima
E’ una ciotola di zinco
Che raccoglie le lacrime dell’universo
I morti si abbracciano
Irriverenti verso il dolore dei vivi
E camminano con il sorriso
Tra le rovine della civiltà.
E’ In quelle notti
Che i morti entrano nei sogni
Come angeli della libertà
E si addormentano leggeri
Fingendo d’esser vivi
Accanto ai vivi
E scrivono alfabeti segreti
Sui taccuini dei poeti.
.
Donato Di Poce
* Pubblicata sull’Antologia DESAPARECIDOS, STAMPA ALTERNATIVA, Milano, 1/10/2000
Grazie Cara…Onorato!!!! sempre attenta e preziosa nelle cose che scrivi, che fai, che commenti. Un abbraccio cosmico .
E’ proprio vero che le vie del libro(della poesia) sono infinite…
Donato Di Poce
percorrere il camino de compostela significa accedere al nucleo fondamentale della vita e lì c’è anche la morte, significa trovare il figlio e sentirsi non madre ma figlia sua, significa essere tutta l’interezza di una terra che ti sorregge e ti avvolge, come all’inizio. quando ancora non avevi occhi. Grazie, ferni
Le madri di Santiago non conoscono la parola assente.
Perchè gli assenti riempiono il dolore con le loro grida.
E’ bellissima Donato…
piaciuti molto questi testi, se ne sente la carica emozionale e la forza delle passioni che animano la terra interiore di queste donne, ben diverse dalle figurine della tv