Olaf Hajek
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1° INTERVENTO DI VITTORIA RAVAGLI
INCONTRO CA’ VECCHIA 2012-“Dell’invecchiare e della morte”
Intervista flash ad Aldina De Stefano finalista al XXVI Premio letterario nazionale di haiku
Intervista ad Aldina De Stefano
Intervista ad Aldina De Stefano: ALDINA E IL TEMPO
Intervista ad Alba Piolanti su “Bologna a modo nostro”.
TEMPIQUIETI E I LANDAYS- Vittoria Ravagli presenta il percorso
Raccolta dei landays-distici-delle-voci
Intervista di Vittoria Ravagli: ANNA SANTORO, CICALA OPEROSA
Tutti i Landays presentati a Bologna il 28 settembre 2013 in occasione della giornata
100Thousand/ poets for change a Bologna-I LANDAYS NEL GIARDINO DEL GUASTO- Parte 1^
100Thousand/ poets for change a Bologna-I LANDAYS NEL GIARDINO DEL GUASTO- Parte 2^
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TUTTI GLI ARTICOLI DI VITTORIA RAVAGLI PER TEMPIQUIETI SONO RINTRACCIABILI ALLA SEGUENTE PAGINA:
https://cartesensibili.wordpress.com/?s=Tempiquieti+Vittoria+Ravagli
Carissima Vittoria, meraviglioso davvero – e più che mai indispensabile – il tuo “stimolo” a confrontarsi, riunirsi, riflettere, dibattere (“quietamente” ed anche in-quietamente…) sull’immane, immenso tema MADRE.
Grazie per il tuo dono, e per il graditissimo invito, insieme ad un grande augurio e ad un abbraccio “nel nome della Madre”. Caramente. Mariella
L
Cara Vittoria è bello ritrovarci qui anche per me che non sono potuta venire a Sasso; è una rete che ci sostiene e in cui ci ritroviamo come una madre e in cui ci sentiamo sorelle. La parola madre rimanda a un vissuto personale e intimo che coinvolge il corpo e la mente di ciascuna di noi, ma c’è anche un versante pubblico e culturale che il pensiero patriarcale religioso e laico a posto a fondamento d i una società che ci imprigiona in un ruolo che fa del nostro corpo un oggetto sempre proprietà di qualcuno che ci determina e ci violenta. Ma non è di questo che qui si parla tra noi, qui si parla di una genealogia femminile che da valore e riconoscimento al “ dare e mantenere in vita” contro il principio di morte su cui si fonda il pensiero maschile. In ogni donna vive la Grande Dea Madre e ne dobbiamo essere consapevoli. Al Convegno di Sasso mandai due poesia che lesse Lisabetta Serra per me che ero a casa ammalata, erano dedicate a mia madre che è da anni in demenza senile e che è per me la stella cometa che mi indica la via, le riporto qui e le dedico a tutte le amiche. Grazie ,ancora, per averci dato l’opportunità di ritrovarci.
Giovanna
Vanna
Vanna
così mi ha chiamato
ieri l’altro
dov’è la Vanna?
sono qui mamma
ho freddo
di disperazione si può anche impazzire
lo so
lo sento
il clic del cancello segna l’inizio dei giochi
breve galleggiamento
un passo in bilico sul filo
costruzione del muro
interminabili esercizi l’hanno abilitata
la mente
lei conduce lei detta le regole
unica regola vietato oltrepassare il limite
la mano spinge il cancello
sul confine mi blocco
sulla soglia attendo
in precario equilibrio
l’altra me – entra
il gioco è fatto
madre dei miei sorrisi
madre dei miei respiri
madre delle mie risate
mischiate
ai passi
sull’erba del prato
madre dei miei dolori
e delle mie ballate
madre del mio essere
e del mio essere – madre
lingua madre
“ la me mama
et te la me mama?”
sì il dialetto
è la sua lingua
ora/ anche la mia
illumina il suo viso
una risata
mi ritorna
da un nulla
che solo lei conosce
un pensiero
secco
come colpo di fucile:
di lei
mi mancherà
l’odore dell’urina
anche
Ero a Sasso all’incontro sulla madre con altre del mio gruppo di poesia (Gruppo ’98) e ho avuto modo di gustare l’incontro con donne che conosco da anni o che ho conosciuto lì in quei giorni di “tempo quieto” … che avrei voluto ancora più quieto, ma è difficile, bisogna prima allenarsi dentro.
Allora, su invito di Vittoria, mando due mie poesie, una scritta la notte in cui mia madre (centenaria) è morta e una quando aspettavo mia figlia.
E’ solo per un vuoto, una mancanza
qualche gatto che miagola
l’incongruenza di una notte serena
-la luna è quasi piena e fa buon tempo-
suona la previsione ai naviganti
non è accaduto niente
solo al di là di un segnale assoluto
in un tempo preciso scandito dall’assenza
(la fronte chiusa in un gelo di marmo)
mia madre se n’è andata
e il cielo ha festeggiato
un arrivo annunciato e una partenza
*****
Che viso assumerà
nel mondo delle forme
il seme del mio grembo
non mi è dato sbirciare
le pieghe del suo viso
le linee della mano
e nè lo sa la luna
forse sta scritto
in congiunzioni astrali
Io lo vedrò ogni giorno
darò lacrime e sangue
senza saperlo mai
Cara Vittoria, vorrei essere più partecipe e assidua in questi tuoi/nostri/ vostri coinvolgenti spazi virtuali, ne sono attratta, ma poi sento che non mi trovo a mio agio – mi vengono mille dubbi – mancanza di abitudine, di pratica, di confidenza, un fatto generazionale?… non so.
Adesso ad esempio mi chiedo se questo è lo spazio giusto per “postare” (si dice così?) una mia poesia dimenticata che ho ritrovato per caso oggi – argomento sempre la madre, ma ancora una volta la madre sono io.
Eccola:
Un uccello migrante ho generato
– penne lucenti ali approntate al volo –
da un seme inquieto – tronco senza radici
e rami sempre tesi verso altri confini
Da lì ha preso corpo il desiderio
di darsi casa impastando la terra
con frammenti di cielo
come nido di rondine raminga
che vola fra due sogni
realizzati a metà.
Gesti concreti costruiscono giorni
passi decisi sedimentano storie
e vite separate
ci siamo perse allora?
la cifra senza voce del ricordo
diventa cantilena senza tempo
Per capire l’intreccio
c’è solo un luogo da cui cominciare
quella catena che lega madre e figlia
la lunga storia sempre
spezzata sempre ricucita
sempre la stessa che
ci ha condotto qui
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