LA GONNA DI SILVIA PLATH – Adriana Ferrarini: Recensione mostra “Poets in Vogue”

theresa hak kyung cha- aveugle voix, 1975

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Perché non posso provare vite diverse,
come vestiti, vedere quale mi sta meglio e mi dona di più?

 Sylvia Plath

 

Fra la Tate Modern, da una parte, e il London Eye, dall’altra, lungo la riva sinistra del Tamigi, c’è la più grande collezione di poesia moderna al mondo, la National Poetry Library. È al  5°piano della Royal Festival Hall e dalle sue vetrate si vedono le acque brune del Tamigi, i ponti che si allungano da una riva all’altra, la vita frenetica e instancabile della  città, mentre lungo gli scaffali di giorno in giorno si depositano lenti e fluidi i versi che generazioni di poetƏ nell’arco di un secolo, dal 1912 a oggi, hanno composto, calmi o vorticosi versi, parole cariche di suggestioni, dal ritmo di allucinati incantesimi o di pacate riflessioni.

E ora in queste sale silenziose eppure brulicanti di parole, sono schierati, indosso a muti manichini, talvolta con le braccia allargate ad abbracciare il mondo, talaltra con le maniche vuote  lungo i fianchi,  gli abiti che vestirono il corpo di donne inquiete, poetesse grandiose e tormentate, dalla vite fiere, spesso tragiche, come quella di Theresa Hak Kyung Cha: la foto di una sua performance è sulla pagina web del museo a illustrare la mostra, che ha il titolo di POETS IN VOGUE. Nella foto ha il volto completamente nascosto da una doppia fascia bianca, simile a quella dei kamikaze,  che ha su scritto Voix e sotto Aveugle, voce cieca. La  scrittrice americana di origine sud coreana venne stuprata e uccisa in un  parco da una guardia di sicurezza a 31 anni. La settimana prima aveva pubblicato il romanzo Dictee.

L’intento delle curatrici della mostra,  POETS IN VOGUE, Sarah Parker e Sophie Oliver, che hanno lavorato con la costumista del Victoria & Albert Museum, Gesa Werner, per creare installazioni originali ispirate agli iconici “look” delle donne poete è, secondo le loro parole, “mostrare come  queste donne  usassero l’abbigliamento in modi fantasiosi, giocosi, politici e creativi, riflettendo le loro complesse identità”. E, aggiungo, da parte mia, il loro stile così diverso.

C’è la sobria gonna a kilt scozzese con i cinturini un po’ consumati a stringere il vitino sottile di  Silvia Plath; il seducente vestito di raso rosso lungo fino ai piedi, rivisitazione di quello che Anne Sexton indossò  proprio qui nella sua performance alla Royal Festival Hall, nel 1967 al primo Poetry International quando, si racconta,  mandò baci a tutto l’uditorio e fece scandalo per i versi, i baci, il vestito; il caftano asimmetrico che Audre Lorde, fiera poetessa e attivista nera si disegnò dopo la mastectomia non per nasconderla, ma al contrario esibirla; i colletti bianchi della poetessa britannica Stevie Smith schierati in file di tre per tre in un quadro minimal che esprime visivamente la voluta ripetitività del suo stile di vita e di poesia; i fantastici anelli e il turbante che hanno reso iconico il viso vecchio e sottile e le lunghe dita di Edith Sitwell.

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Non tutti i vestiti in mostra sono autentici, molti non posso che essere copie, dal momento che con il vestito rosso originale Anne Sexton fu cremata, per volontà delle figlie, per le quali  rappresentava la quintessenza di Anne. Certo, devo ammetterlo, il fremito è diverso quando l’oggetto è in mostra è stato davvero indossato, si è impregnato nelle su fibre degli umori di un corpo, come nel caso della gonna in lana tartan che Silvia Plath indossò nel viaggio a Parigi nel 1957. I tessuti trattengono nelle loro trame, tra i fili e nelle le cuciture il calore o il freddo che un corpo ha patito, gli effluvi, i sogni che li hanno animati. C’è quasi l’impressione che Silvia Plath possa farsi presente, riprendersi in mano la gonna, allacciarsi di nuovo le fibbiette. Un reload impossibile della vita, nonostante le nuove tecnologie lo promettano.

È comunque una sensazione strana camminare tra i vestiti e i versi di donne che con la loro poesia e la loro vita mi hanno incantato, o che invece scopro qui, per la prima volta, in un cammino inverso, dai vestiti ai versi. C’è qualcosa di paradossale nel vedere l’ombra che gettano sulla moquette del pavimento questi vestiti,  ombra di corpi che non sentono più il peso della gravità, ma la cui voce continua a ispirarci. La voce, così legata al corpo e così incorporea.  Così potente. Non sono anche i libri l’ombra di voci che continuano a parlare, anche se sempre più lontane?

Concludo con questa poesia di Theresa Hak Kyung Cha. Mia è la traduzione.

you are my distant audience
i address you
as i would a distant relative
as if a distant relative
seen only heard only through someone else’s description.

neither you nor i
are visible to each other
i can only assume that you can hear me
i can only hope that you hear me

 

tu sei il pubblico
tu sei il mio pubblico lontano
mi rivolgo a te
come farei con un lontano parente
come se fosse un lontano parente
visto solo sentito solo attraverso la descrizione di qualcun altro.

né tu né io
siamo visibili l’uno all’altra
posso solo presumere che tu possa sentirmi
posso solo sperare che tu mi ascolti

 

POETS IN VOGUE

17 Febbraio 2023 – 10 Settembre 2023

National Poetry Library,

Level 5, Blue Side, Royal Festival Hall,

Belvedere Road, London,

SE1 8XXLondon

https://www.nationalpoetrylibrary.org.uk/events-exhibitions/poets-vogue-%E2%80%94-exhibition

 

Adriana Ferrarini

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RIFERIMENTI IN RETE
https://www.vogue.it/news/article/poets-in-vogue-come-vestivano-potesse-900-mostra-londra

https://www.flolondon.co.uk/all-posts/an-exhibition-on-women-poets-and-fashion-entitlednbsppoets-in-voguenbspis-coming-to-the-national-poetry-library-at-the-southbank-centre

https://www.dazeddigital.com/art-photography/article/58377/1/poets-in-vogue-exhibition-explores-wardrobes-women-writing-poetry

5 Comments

  1. Quanto mi mancano questi eventi! Quando vivevo a Londra mi piaceva andare a questo tipo di eventi. Poi Sylvia è una delle mie preferite, insieme ad Anne Sexton, sua amica, ed Emily Dickinson. Sarebbe davvero interessante vedere questa mostra.

  2. CORTESEMENTE NON INVIATEMI PIÙ MAIL.  Ne ricevo 20 tutte uguali…sempre. grazie

    Inviato da Yahoo Mail su Android

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