ISOLARIO DELLE IDEE- Lorenzo Galbiati: Premonizioni, una conversazione con Riccardo Ferrazzi sull’umano e il divino nell’antichità

maestro di tavarnelle-  teseo e il minotauro – museo del louvre (dettaglio)

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Gli antichi ritenevano che il destino di ogni uomo fosse scritto nella totalità della Natura in un modo inattingibile alla ragione dialettica;
dunque, per squarciare 
il velo del futuro, bisognava collocarsi al di là della ragione.

Dal capitolo: “Gli oracoli dell’antichità”

Ho incontrato Riccardo Ferrazzi a fine gennaio, quando il suo Premonizioni era in fase di stampa – è stato infatti pubblicato l’8 febbraio da Oligo editore – e abbiamo piacevolmente dialogato sul suo testo per una buona ora.

Il libro è un saggio sui metodi di divinazione usati nell’antichità, con particolare riferimento alle esperienze di alcuni grandi personaggi storici (o erano iniziati? semidèi? dèi?). L’argomento tocca quindi una zona grigia, di frontiera tra la religione e la scienza, non a caso il sottotitolo recita: “Punti di contatto tra umano e divino nell’antichità”.

Con questo testo Ferrazzi ha voluto fare il punto sulle sue scoperte e meditazioni a riguardo di alcuni temi storici (o metastorici: mitologici?) che sta approfondendo da anni.

 

Ferrazzi: Nelle mie intenzioni, questo libro rappresenta la prima pietra di un’opera più grande che vorrei scrivere in seguito. 

Io: Quale obiettivo ti sei prefissato?

Ferrazzi: Come spiego nel primo capitolo, “Gli oracoli dell’umanità”, mi rivolgo agli scienziati per ricordar loro che la scienza, com’è stato detto, spiega soltanto il sei per cento della realtà, per cui sarebbe buona cosa evitare di sacralizzarla. Insomma, datevi una calmata voi scienziati. D’altro canto, agli esponenti delle varie chiese rivolgo rispettosamente un appello: provate a essere più chiari, parlate in modo più preciso. Lo sai che la Chiesa cattolica non ha ancora spiegato cosa sia l’anima? Nel suo catechismo si limita a dire che è la parte più spirituale dell’essere umano. Non si può liquidare l’argomento in questo modo!

Io: Leggendo l’ultima bozza del tuo saggio ho potuto constatare che della cultura classica ho dimenticato quasi tutto. Pensa che i tuoi discorsi su Giulio Cesare mi hanno fatto venire in mente il libro “Asterix e l’indovino”: di quello sì che ho un ricordo vivido! 

Ferrazzi: Cosa combinava quell’indovino?

Io: In realtà, era un ciarlatano che si faceva portare cinghiali arrosto per leggervi nelle interiora la fortuna e la gloria che avrebbero arriso sia ai galli che ai centurioni romani con cui aveva a che fare.

Ferrazzi: Erano pratiche molto usate all’epoca di Cesare. Gli aruspici leggevano il futuro guardando nel fegato degli animali sacrificati. Cesare era molto superstizioso e, come spiega Svetonio, tendeva a interpretare l’oracolo in senso positivo, a suo vantaggio. Credeva di essere baciato dal favore degli dèi (oggi la chiameremmo fortuna) ed effettivamente il suo successo fu segnato da molti eventi (casuali?) a lui favorevoli. Nel caso della sua morte cruenta, fu messo in guardia dall’aruspice Spurinna di “guardarsi dalle idi di marzo”, ma pare che non tenne in considerazione l’oracolo. Ebbe delle premonizioni della sua fine, e forse vi si accinse con fatalismo ritenendola inesorabile. La prima carica che aveva a Roma era quella di “Pontefice massimo”, carica vitalizia: il corrispettivo dell’attuale Papa. Ma a livello popolare era considerato come un dio (divus).

Io: L’idea di considerare come divinità l’“uomo solo al comando” mi fa venire in mente l’attuale Chiesa ortodossa russa, schierata con Putin oltre ogni limite.

Ferrazzi: La Chiesa ortodossa viene direttamente da Costantinopoli, che inizialmente era sottomessa a Roma. Poi la città è andata sotto il dominio russo, per cui gli ortodossi continuano a seguire il loro Cesare, cioè il capo supremo, Vladimir Putin. Nella Chiesa cattolica, invece, sappiamo bene che il Papa non è divino, anzi, è estremamente fallibile – tranne quando parla ex cathedra.

Io: E il Papa è l’erede di Pietro, l’apostolo sul quale Gesù ha fondato la sua Chiesa.

Ferrazzi: Ho inserito Gesù nel testo perché appartiene alla categoria de “I grandi uomini dell’antichità” [titolo del secondo capitolo], ossia dei personaggi storici a cui i loro contemporanei hanno assegnato una certa dose di attributi divini. La Chiesa cattolica ha sancito la sua doppia natura, umana e divina, solo nel Concilio di Costantinopoli del 554 d. C. 

Io: Chi era Gesù?

Ferrazzi: Bella domanda! Io credo che ci siano ancora molti lati oscuri su Gesù, ma oggi non ci possono più essere dubbi sul fatto che sia storicamente esistito e che fosse un uomo eccezionale, con capacità taumaturgiche. Dei quattro Vangeli, quello di Marco, riconosciuto come il più antico e derivante dalla predicazione di Pietro, dovrebbe essere il più autorevole. E in quel Vangelo Gesù è soprattutto un guaritore. Dovremmo quindi spingerci a individuare alcune sue caratteristiche umane, per esempio la capacità di concentrazione straordinaria, che lo ha portato a capire che Lazzaro non era morto; e che nel Getsemani, stando al Vangelo di Luca, gli ha fatto sudare sangue: forse una metafora per spiegare il suo stato emotivo di grande sofferenza. Rimanendo nel tema delle premonizioni, non si può fare a meno di segnalare che i Vangeli citano varie profezie sull’avvento del Messia – e Gesù stesso, durante l’ultima cena, formula a sua volta alcune profezie. Ciò che rimane materia di fede sono soprattutto la resurrezione e le apparizioni post mortem.

Io: A proposito di apparizioni, nel capitolo “Miracoli, evocazioni, apparizioni” parli dei fatti inspiegabili accaduti nelle più svariate tradizioni religiose. Se ci atteniamo al cattolicesimo, le apparizioni più comuni sono state, storicamente, quelle della Madonna. Ancora oggi, per esempio, si discute del fenomeno di Medjugorje – che la Chiesa non ha riconosciuto.

Ferrazzi: Le apparizioni della Madonna sono un bel mistero. Quelle recenti più accreditate sono avvenute a  Fatima e Lourdes. Su Fatima aleggia ancora il terzo segreto, quello di un «vescovo vestito di bianco» che cammina tra rovine e cadaveri finché viene ucciso da alcuni soldati davanti a una Croce. Chi sarà questo vescovo bianco? Un futuro Papa? O il segreto si riferisce all’attentato a Wojtyla del 1981, come sostenne lo stesso Giovanni Paolo II? Lourdes, secondo me, è un caso completamente diverso, perché le guarigioni incredibili sono ben documentate, ma la scienza le considera semplicemente “guarigioni inspiegabili”, che succedono anche altrove. Probabilmente a Lourdes avvengono in misura maggiore che in altre parti del mondo, ma è difficile appurarlo. Discutere di questi temi non è facile, perché da una parte – quella ecclesiastica – si pretende la fede cieca, mentre dall’altra – quella scientifica – si liquida il tutto come superstizione. È pur vero che nel caso di Medjugorje la gerarchia vaticana, come hai evidenziato, è stata molto prudente, forse perché i visionari cominciano a essere tanti… direi troppi!

 

Da questi scambi verbali si evince il registro linguistico con il quale Ferrazzi ha impostato la scrittura del saggio: una prosa scorrevole, chiara, non priva di una certa ironia. Se i temi trattati, di primo acchito, rischiano di apparire ostici ed evanescenti, lo stile di Ferrazzi rassicura e alletta il lettore con la sua concretezza e disinvoltura. 

La conversazione è proseguita parlando dei nostri viaggi nei luoghi sacri, degli incontri avuti con gli uomini di fede. Verso la fine ci siamo concentrati sulle nostre esperienze nella città sacra per eccellenza: Gerusalemme, Sion.  


Io
: Un dettaglio che mi ha incuriosito del tuo libro è quando scrivi che “L’unico fatto apparentemente inspiegabile nella storia di Mosè  è il suo bastone (un antenato della bacchetta magica!), che a comando si poteva trasformare in serpente. […] Serpente e bastone sono simboli di intelligenza e autorità: il serpente di Mosè che divora quelli dei maghi significa che […] Mosè dimostrò maggiore autorità e sapienza.” E infatti riuscì a condurre il popolo ebraico nella terra promessa.

Ferrazzi: Pensa che gli ebrei sono arrivati nella terra d’Israele dopo aver peregrinato per quarant’anni nel deserto. Ma quale deserto può essere così grande? E se avessero girato per l’attuale Arabia Saudita? Non lo sappiamo. Non sappiamo nemmeno come abbiano fatto a sfamarsi: dobbiamo credere che siano bastate manna e quaglie? Il racconto dell’esodo è difficile da decifrare, perché Mosè è un personaggio al limite tra lo storico e il mitologico.

Io: Quando il racconto della Bibbia inizia ad essere storicamente verosimile?

Ferrazzi: Prima di Abramo, che è un personaggio storico, riconosciuto come tale anche dai musulmani, c’è il mito. Il racconto della storia di Mosè fa parte del mito. Considera che Mosè, nome egizio, sarebbe il figlio di una donna ebrea messo in una cesta e ritrovato dalla figlia del faraone. Possiamo credere a questa narrazione? Non lo sapremo mai. Potrebbe essere stato un egiziano disconosciuto dalla sua gente che, crescendo, ha reagito alla sua emarginazione mettendosi a capo del popolo che gli egiziani stavano opprimendo. È solo un’ipotesi, eh! Non vorrei essere troppo dissacrante. Ci troviamo al confine tra il mito e la storia: è meglio non avere troppe certezze e lasciare spazio alle domande, ai dubbi.

Io: Tornando ad Abramo, grazie ai suoi figli Isacco e Ismaele si sarebbero generati ebrei ed arabi. Un altro racconto mitologico che spiega un fenomeno storico.

Ferrazzi: Facendo un parallelismo con gli antichi greci, Abramo e Agamennone, che erano più o meno contemporanei – parliamo del 1200-1300 a. C. –, furono i primi ad abolire i sacrifici umani. Il merito non fu loro, perché così come il braccio di Abramo fu fermato da un angelo (con grande gioia di Isacco), Agamennone non uccise la figlia Ifigenia perché Artemide all’ultimo istante la sostituì con una cerva. Anche nel tentato sacrificio di Ifigenia ricorre una premonizione: quella dell’aruspice Calcante, che pretendeva da Agamennone l’uccisione della figlia per ottenere la conquista di Troia.

Io: Secondo la tradizione ebraica, il sacrificio di Isacco stava per compiersi sulla Cupola della Roccia, a Gerusalemme. Un’area oggi contesa tra musulmani ed ebrei. 

Ferrazzi: La Cupola della Roccia è un santuario musulmano costruito sulla parte più alta del Monte Moriah, chiamato Monte del Tempio. Per gli ebrei, su quella roccia Abramo avrebbe dovuto sacrificare Isacco [Genesi 22:1-14]. Per i musulmani, che a tutt’oggi controllano l’area, Maometto fu portato sul monte dall’arcangelo Gabriele, per poi salire in Cielo al cospetto di Allah. L’area del Monte del Tempio fu costruita sotto Erode e Gesù profetizzò la sua distruzione [Matteo 24:1-2], vaticinio che si adempì quando il Tempio fu distrutto dall’armata romana nel 70 d.C. Il Monte Moriah è il luogo più sacro per gli ebrei, che sperano nella ricostruzione del grande Tempio. Ancora oggi pregano davanti a quello che considerano il Muro occidentale del Tempio distrutto dai romani.

Io: Dove peraltro possono pregare tutti, anche cristiani e musulmani. Veniamo tutti da lì. 

 

In conclusione, Ferrazzi si muove sul confine, labile e fluttuante, che separa (o intreccia?) storia e religione, mito e magia, con il proposito di chiedere a scienziati e teologi di fare un passo indietro, in modo da tenere aperta a ogni spiegazione quella terra di nessuno dove la scienza e la religione non possono che dare risposte provvisorie, se non arbitrarie. Dirò di più, “Premonizioni” è un’ode al mistero, un’invocazione a lasciare inviolato lo spazio esistente tra l’umano e il divino, quello spazio che gli antichi greci e romani credevano abitato dal fato e che oggi vorremmo esorcizzare, svuotare di significato con la ragione e la conoscenza.

Lorenzo Galbiati

 

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NOTA SULL’AUTORE

Riccardo Ferrazzi, milanese, dopo un’istruzione classica, una laurea alla Bocconi e una carriera da dirigente d’azienda, ha iniziato a scrivere racconti, romanzi e saggi, nonché a tradurre dallo spagnolo. Nel 2000 ha pubblicato con Raul Montanari la raccolta di racconti “Il tempo, probabilmente” (Literalia); nel 2015 è uscito “Liguria, Spagna e altre scritture nomadi” (Pellegrini), scritto a quattro mani con Marino Magliani; del 2016 è il saggio sul mito “Noleggio arche, caravelle e scialuppe di salvataggio” (Fusta). Le sue ultime opere sono i romanzi “N.B. Un teppista di successo” (Arkadia, 2018) e “Il Caravaggio scomparso (Intrigo a Busto Arsizio)” (Golem Edizioni, 2021).

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Riccardo Ferrazzi, Premonizioni– Oligo edizioni 2023

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