FRIDA E LE DONNE TEHUANA-Adriana Ferrarini: Dalla Mostra di Padova

locandina mostra- la collezione gelman- centro culturale altinate-san gaetano padova

  

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Frida e Marylin: due icone all’opposto

Appesi al soffitto con un nastrino di raso, in fondo alla sala, i costumi ondeggiano con i loro colori sgargianti, le greche, le corolle di fiori rossi, gialli, turchini, ricamati sul fondo nero o sul bianco e il candido merletto delle gonne. Si girano al passaggio dei visitatori, mostrano un fianco, l’altro, davanti e dietro: una fantasmagoria di ricami e colori da giardino tropicale. Frida Kahlo sembra lì, pronta a comparire davanti a chi ha percorso le sale con le sue foto in bianco e nero, i dipinti di altri artisti messicani, dell’uomo che ha amato, e infine i suoi.

Nella saletta successiva, l’ultima della mostra, altre vesti, uscite pari pari dalle tele dell’artista messicana, sono invece indossate da manichini con braccia e volto bianchi. In testa hanno le fantasiose creazioni floreali che hanno reso Frida Kahlo iconica come Marylin Monroe. Frida e Marylin: a pensarci due icone all’opposto, immagine ognuna di mondi, per dirla enfaticamente alla manzoniana, “l’un contro l’altro armati”. La tenera pupa ossigenata creata dagli studio hollywoodiani nei suoi vestitini strizzati in vita, seno in mostra, gambe in vista, sexy, indubbiamente sexy, costretta per contratto a esserlo sempre e comunque. Provocante e struggente. Una donna forte costretta a sembrare debole. Di contro la forte e fiera artista messicana con le suoi sopracciglia boscose e la peluria sul labbro, fuori di ogni moda, ostentati con spavalderia, infilata in vestoni larghi, entro cui il corpo scompare, solo il volto si mostra.

Certo, con grande intelligenza e forza d’animo, Frida ha fatto di necessità virtù: zoppicante dall’infanzia per una supposta poliomielite, massacrata in un incidente che le lascerà  le vertebre fracassate, costretta a infilarsi in un busto, anziché commiserarsi, si è messa addosso colori sgargianti, acconciature strepitose e così ha nascosto i difetti del suo corpo. Ho detto “difetti” e ho aggiunto “ha nascosto”, ma non sono le parole corrette: il difetto è una privazione, una mancanza, e invece Frida trasmette solo sovrabbondanza di vita in tutte le immagini che le sono state scattate e che lei ha dipinto di se stessa.

Il look per Frida non è solo un modo di affermare che nessuna malattia, nessun incidente, neppure l’amputazione di una gamba possono farla sentire sconfitta, ma anche un modo per dimostrare il suo orgoglio messicano, affermare  la sua identità culturale e onorare le donne messicane.

Il suo stile è certo una delle sue invenzioni artistiche, ma è anche il riconoscimento che ogni artista è solo la manifestazione più visibile di  una lunga storia silenziosa, in questo caso di donne che generazione dopo generazione hanno tessuto e ricamato e tramandato e poeticamente inventato la loro storia. Ancora oggi le donne dell’istmo di Tehuantepec, le Tehuanas, indossano con orgoglio i capi che realizzano ogni giorno, sapendo che in ogni ricamo e in ogni punto dimostrano il loro amore per la comunità cui appartengono, la loro creatività e personalità e il loro forte legame con gli antenati zapotechi. Matilde Calderón, la madre dell’artista messicana, era una donna Tehuana e tehuana si chiama il loro vestito tradizionale che Frida ha reso famoso in tutto il mondo.

Da queste donne Frida Kahlo è sempre stata ispirata, non solo nei dipinti e nei vestiti, ma anche nel suo modo di essere. Le donne Tehuana si distinguono dal resto delle donne messicane perché questa zona è governata e organizzata dal matriarcato: orgogliose delle loro radici zapoteche, sono molto autonome, hanno personalità forti e decise, sono estroverse con un atteggiamento orgoglioso, e hanno una cooperazione egualitaria ed equa. Indossando con orgoglio il costume tradizionale, il tehuana, sanno di indossare anche la loro fiera storia.

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donna con tehuana e resplandor

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Il tehuana di Frida

Il tehuana  è composto da una casacca, l’huipil, che può essere sostituita da una blusa, e dall’enagua, una gonna molto ampia. In testa, in talune occasioni, le donne portano un copricapo sorprendente, il resplandor, una trina bianca molto ampia che chiude il volto in un’aureola candida.

Lo huipil è una casacca senza maniche tessuta al telaio e formata da due quadrati di stoffa uniti e decorati con ricami geometrici. Questi motivi, per chi li sa leggere, come in un messaggio cifrato, rivelano  l’etnia, l’età, lo stato civile e familiare e il background religioso della donna che lo indossa e, soprattutto, espone la fede e la prosperità delle comunità indigena.

La blusa è invece una camicetta in stile coloniale che ha sostituito l’huipil in molte comunità e può essere realizzata in tessuti come manta (calicò), organza (mussola di cotone pregiata) e popeline (un forte tessuto ad armatura semplice).

Enagua  è invece la gonna decorata con nastri, increspature, balze, lunga fino alla caviglia e arricciata. Prima della conquista spagnola, era invece a portafoglio e fermata da una fascia in vita. In un esempio indossato da Frida Kahlo, si allaccia lateralmente con lacci in tessuto. La balza in pizzo di cotone o holán si stacca facilmente per poter essere lavata e inamidata. Un tempo i tessuti di cotone fantasia, stampati con motivi floreali e di altro tipo, venivano importati da Manchester.

Il resplandor è un incredibile copricapo che deriva dalle cuffie olandesi dello Zeeland, formate da una grande ala circolare che gira attorno al capo. Per questo è anche chiamato “holans”, da Olanda. Nato nel 1500, quando le donne iniziarono a frequentare la chiesa, è un fastoso e alto merletto arricciato che racchiude tutto il viso, tanto da formare una grande aureola, e ricade sulla schiena, a formare due grandi ali bianche. Frida Kahlo lo ha immortalato nel dipinto: “Autoritratto con Diego nella mia mente nel 1943”, scelto per illustrare la mostra FRIDA KAHLO E DIEGO RIVERA di Padova.

Infine, il rebozo, lo scialle che spesso Frida indossa, non solo protegge la cliente dal sole e dal freddo, ma ha la funzione di un marsupio: permette di portare con sé le proprie creature, tenendole a contatto con il proprio corpo.

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frida kahlo- dettaglio di una gonna

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I fiori di Frida

Con l’intuizione di una grande artista, Frida si incorona di fiori. Amava circondarsene: jacaranda, oleandri, filodendri, rose, girasoli, fucsia, calendule, palme, felci, alberi da frutto e molte varietà di cactus e piante grasse crescevano, e in alcuni casi crescono ancora, nel giardino recintato di La Casa Azul, la splendida casa di Kahlo a Coyoacán, un quartiere bohémien di Città del Messico. Spesso l’artista messicana ha incorporato nei suoi dipinti piante come le orecchie di elefante, i cactus e assortimenti di fiori anche per sottolineare gli stretti legami tra gli esseri umani, gli animali e il paesaggio naturale. Tra i fiori che sceglieva di mettersi in testa e che spesso raccoglieva nel suo giardino ci sono invece gardenie, dalie, buganvillea con le quali creava fantastiche acconciature.

Come una moderna primavera, simile e lontanissima da quella di Botticelli, con il suo sguardo fermo e severo Frida ci guarda, dai suoi dipinti e dalle numerose foto che il padre e gli amici le hanno scattato, inghirlandata di fiori. Una regina dei fiori. Li dipingo “per non farli morire”, disse, e infatti sono ancora lì a incantarci.

Adriana Ferrarini

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FRIDA KAHLO e DIEGO RIVERA
Padova, Centro Culturale Altinate San Gaetano

14 febbraio – 4 giugno 2023

Mostra a cura di Daniela Ferretti

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RIFERIMENTI IN RETE
https://www.altinatesangaetano.it/it/eventi/mostra-frida-kahlo-e-diego-rivera

https://www.arte.it/notizie/padova/dalla-collezione-gelman-a-padova-frida-kahlo-e-diego-rivera-in-mostra-tra-pittura-e-fotografia-20129

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