VIAGGIANDO A … Teresa Mariniello: Paestum

paestum- ingresso alla valle dei templi

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Arriviamo alla in tarda mattinata, subito dopo i giorni di feste natalizie dove ci si incontra e ci si racconta intorno a grandi tavolate.
Qui c’è silenzio e una quiete distesa nel verde.
Appaiono, già dall’esterno del sito, imponenti, con quel senso di mistero e insieme di familiarità che hanno i templi greci; sarà il tetto a capanna sorretto dalle grandi e fitte colonne con su il capitello, dorico questo, solo con due elementi, abaco ed echino, sarà la larghezza dell’architrave con la scansione di triglifi e metope, e, più nascosto, più protetto, il naos.
Talvolta di questo restano poche tracce, appena un muro di quella che era la cella del dio, ma tanto basta a sentirlo, figurarlo.
Posto in alto, sull’alto crepidoma, al di là della battuta delle colonne, rivolto verso oriente e verso le genti che si accalcavano intorno all’altare all’aperto, intravedendone appena la figura.
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paestum- tempio di cerere- atena e colonna votiva

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Una volta dentro ci dirigiamo subito verso di essi. Non mi interessa tanto studiarli quanto sentirne la presenza spirituale, ciò che hanno rappresentato per i cittadini di questa antica città, Poseidonia.
Con lo stesso sentimento percorro la Via Sacra posta alle spalle.
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paestum- la via sacra

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Sento con piacere sotto i piedi le grosse pietre che costituiscono il percorso, mi siedo lungo i cordoli posti ai lati per ammirare con lentezza e pausa il paesaggio verde.
Noto subito che al di là della via c’è tutto il quartiere delle abitazioni, col tipico impianto di cardi e decumani, i primi ortogonali alla Via Sacra e i secondi paralleli e che arrivano sino al foro e agli altri edifici rappresentativi della vita civile.
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paestum- tempio di nettuno, basilica o tempio di hera o basilica, domus con piscina e anfiteatro

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La Via Sacra è dunque la linea di confine tra ciò che è sacro e ciò che è minuto, quotidiano, mentre il Foro è il baricentro della parte della città religiosa con quella civile.
È facile immaginarne la vita che vi si svolgeva, con le botteghe che si interrompevano per lasciare spazio al Comizio, al Macello (il mercato), alla Basilica (il tribunale) e ad altri edifici minori. Era certamente piena di voci e odori, di traffici e di incontri che potevano svolgersi con agio e al riparo dei portici che circondavano tutta la piazza.

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area archeologica- mappa

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Penso a quelle attuali, a quelle delle grandi città, alle tante che hanno perso questa fisionomia per diventare un luogo di soli svincoli.
Scaccio l’immagine fastidiosa per rifugiarmi nel museo vicino e poter ancora guardare l’oggetto che più mi affascina, la tomba del tuffatore.
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paestum- tomba del tuffatore

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È questa un manufatto di grossa importanza storica e artistica perché raro esempio di pittura greca di tipo figurativo, datata nel decennio compreso tra il 480 e il 470 a. C.
È una tomba a cassa, costituita da cinque lastre in travertino interamente stuccate e poi decorate con la tecnica dell’affresco.
Le raffigurazioni sui lati sono di tipo conviviale, uomini inghirlandati e semisdraiati su triclini si intrattengono con musica, con conversazioni e con atteggiamenti affettuosi. Qualcuno attinge vino da un grosso vaso, qualcun altro canta accompagnato dal flauto del suo vicino.
Ma ciò che ha dato nome a questa tomba è la lastra di copertura dove viene raffigurato un giovane nudo che si tuffa nelle acque.
La scena è magnetica, mi attira così tanto che per meglio fotografarla faccio attivare il segnale acustico di protezione…
Mi aspetto quasi che il giovane volti il capo verso me e mi sveli il mistero di questa raffigurazione. Simbolicamente, come si è a lungo asserito, rappresenta l’ingresso nella morte attraverso un tuffo nel mare dell’aldilà, realmente, secondo gli ultimi studi, racconta semplicemente di un giovane abbronzato che si tuffa nel mare di Poseidonia con accanto due elementi che lo inseriscono nel paesaggio d’allora, un albero anch’esso proteso verso l’acqua e un trampolino posto su tre elementi verticali coi giunti sfalsati.
Interpretazioni che possono essere entrambe vere, ma ciò che mi colpisce, oltre l’innegabile eleganza, è il colore.
Su un avorio che domina tutta la lastra compare solo il grigio azzurro dell’acqua increspata, il nero per i giunti e un rosso amaranto per i due alberi e per il corpo del giovane, come se della stessa materia fosse tutto ciò che ha vita. 

 

Teresa Mariniello

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