L’ANIMA SI CONDENSA COLLETTIVA NELLA SPIRALE VOCALE- Paolo Polvani: note di lettura a Un vago suon di voci di Luigi Paglia

frank girard-  livre incertain

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 Nel suo discorso in occasione del conferimento del premio Nobel, Eugenio Montale affermò, tra le varie cose: “In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo, essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente endemica e incurabile. Ed è indubbio che la poesia non possegga un’utilità pratica, con la poesia non si cuociono le uova né si costruiscono case, anche se, come ogni discorso, si potrebbero evidenziare alcuni argomenti che ne ribaltano il senso: frugare tra le parole del vocabolario alla ricerca di quella giusta non è un esercizio pratico? non ha forse un’utilità per la mente? Inoltre la poesia getta dei semi, se spesso la lettura di una poesia stimola la creazione di un’altra poesia, in una successione infinita, e se la conoscenza di un poeta, o meglio la frequentazione della sua opera, fa nascere un senso di gratitudine che induce a rendergli omaggio con versi a lui dedicati. È appunto il caso della plaquette firmata da Luigi Paglia ed edita da L’albero della poesia dal titolo Un vago suon di voci. Non è la prima volta che un libro ha come argomento un gesto che prova a ripagare per quanto i poeti hanno regalato. Ma questa plaquette presenta alcuni elementi che mi sembra utile evidenziare: il primo è che è stata stampata in sole venti copie, ed è quindi circolata tra un ristretto numero di persone. La seconda è la varietà delle prospettive da cui ogni poesia nasce, si tratta di una ramificazione dell’ispirazione, di una divaricazione dello sguardo, o meglio della voce. Perché alcuni dei poeti cui è indirizzato l’omaggio dei versi vengono presentati nella loro quotidianità, intorno a loro viene costruita una scena, per esempio in una delle prime poesie, dove il protagonista è Walt Whitman ritratto in uno dei suoi ultimi giorni di vita: – Un vecchio uomo semiparalizzato /siede stremato in una grigia stanza / di un’umile casa in affitto, presso / il tavolo ingombro di libri e carte -. Si tratta quindi di una descrizione esterna, ed è il procedimento riservato a molti dei poeti che compaiono nella raccolta, e che comprende autori tra i più grandi della poesia, in un periodo che grosso modo abbraccia gli ultimi due secoli, un excursus ideale che parte da Leopardi e giunge sino a Magrelli.  Anche la poesia dedicata alla Dickinson partecipa di questo procedimento: – Doppiamente reclusa nella casa / e nella veste bianca, per trent’anni / s’occultò nel grigiore della vita -. Anche altri poeti prendono vita illuminati da uno sguardo esterno, Rilke, Ungaretti, Eliot. Sicuramente si tratta di omaggi interessanti e che possono far nascere il desiderio di approfondire la conoscenza di alcuni autori, come è successo a me. Il limite di questo procedimento sta forse in un eccesso didascalico, ma bisogna dire che per tantissimi anni Luigi Paglia ha insegnato letteratura italiana contemporanea e teoria e prassi dell’intertestualità all’università, e quindi un intento pedagogico fa parte del suo bagaglio professionale e della sua vocazione.

In altre poesie invece intreccia un dialogo ideale col poeta, per esempio con Giovanni Pascoli: – L’inno di gioia che lievita / nella tua voce al mattino / come abbagliante ascensione / sulle cime più alte del giorno -; e anche con Lorca: – Strano a New York chiamarsi Federico. / Tu, il poeta dei cieli alti di Granada, / della luce urlata a squarciagola -. Il titolo della poesia riprende un suo verso, Che strano chiamarsi Federico, che è stato scelto come titolo di un documentario su Federico Fellini girato da Ettore Scola nel 2013, a dimostrazione della fertilità dei semi che la poesia sparge. 

Non manca l’omaggio in forma di parodia, così il titolo di una famosa poesia di Yeats, Non è un paese per vecchi (ripreso poi da Cormac Mc Carthy, che ha intitolato in questo modo un suo romanzo) diventa il pretesto per indirizzare uno sguardo sarcastico sulla situazione dei giovani in Italia: – Questo non è un paese per vecchi, / i giovani qui hanno tutte le possibilità, / accedono facilmente al lavoro sicuro, / si sposano o convivono, mettono su famiglia, / con nidiate di bimbi come uccelli sui rami / e cantano all’unisono il canto della vita..-. 

Altra angolazione visuale scelta dall’autore della plaquette è quando parla per bocca di, cioè sovrappone la sua voce a quella del poeta, parla come se fosse lui, quindi diventa Machado: – Limpida e fresca acqua, il tuo corpo ondoso / si nega di lontano alla mia sete -, parla come se fosse Pavese e si rivolge a Constance: – Le tue mani hanno sentieri segreti, / valli profonde come l’alto mare, / segnali di sconosciuti alfabeti / che non riuscirò giammai a decifrare -. È questa una delle modalità con cui l’autore riesce a raggiungere i risultati migliori, forse perché la familiarità con il poeta omaggiato, l’amore che gli dimostra, fanno sì che il linguaggio innalzi la sua forza suggestiva e sprigioni tutto il suo potenziale. 

Nella prefazione al libro Ettore Catalano acutamente scrive: – Ma la meraviglia sta nel fatto che Luigi Paglia possa donarci versi stupendamente eleganti lavorando di cesello sulla segreta armonia che governa quell’altra eleganza che egli prende ad oggetto del suo poetare. Lo fa con passo felpato e timbro sicuro, inventandosi una sua squisita misura, con sacro rispetto per l’altezza di quelle voci..-.

Qui di seguito due splendide sequenze in cui l’autore Paglia presta la sua voce a Mario Luzi:

II

I giorni dopo la tua morte
sono stati quelli più terribili.
Bisognava spolverare e riordinare
ogni oggetto ogni libro nella casa
bisognava liberare
l’affollato disordine del cuore
perché l’aria potesse circolare
la vita a poco a poco respirare
nella palude di quei giorni

V

Ripeto a mio fratello per telefono
l’abituale domanda: come andiamo?
E mi fermo davanti alla vertigine
del resto della frase
che non posso più ripetere:
E mamma come sta?

 

Da segnalare un’altra modalità espressiva molto efficace, quella del colloquio diretto con il poeta; qui Paglia gli si rivolge dandogli del tu. Ora è da sottolineare che in virtù del suo lavoro e soprattutto per la passione e la devozione che ne ha caratterizzato la attività, ha conosciuto personalmente alcuni dei poeti cui il libro è dedicato, e nello specifico Ungaretti, Montale, Luzi, Sinisgalli, Zanzotto, Pasolini e Magrelli. Pertanto alcune delle poesie rievocano quegli incontri, e anche qui la poesia che ne scaturisce è ricca di forza e intensità tali da staccarsi dal suolo e librarsi in volo:

 

Colloquio con Andrea

Rammento la tua casa di Soligo,
(che adombra una seconda Recanati)
 lo studio sotterraneo coi disegni
 dei tuoi alunni fissati alle pareti
 e la costellazione dei tuoi libri,
 la tua conversazione che brillava
 di variegata e fervida cultura.
 Parlammo anche della tua poesia,
 della invenzione strenua del linguaggio
 proprio perché attingevi nel profondo
 alla lingua originaria del tuo
 popolo ed ancora più in profondo
 al petèl aurorale dell’infanzia. 
Il paesino di Pieve di Soligo
 stendeva le sue braccia a protezione
 della tua ispirazione e del silenzio,
 col lontano profilo quasi azzurro
 dei monti che si stagliano sui monti. 

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Nella acuta postfazione Anna Clara Bova scrive:

C’è un modo non retorico e non vacuamente esornativo di celebrare i poeti e la poesia realmente grandi. Un modo apparentemente dimesso, in realtà semplice e acuto, di quella acutezza e semplicità che arrivano ad acquisire solo coloro che sono veramente abituati a frequentare la poesia e la cultura, e perciò afferrano subito senso e valore di ciò che hanno di fronte, e per i quali il giudizio non è un criterio di astratta classificazione ma un modo di orientarsi nel mondo, penetrando lo spessore delle cose”.

Dunque la raccolta, oltre a fornire stimoli e motivazioni per approfondire la conoscenza di poeti, annoda fili, stabilisce una rete di collegamenti, suggerisce che per quanto apparentemente priva di utilità pratica, la poesia è quel solido corrimano cui accennava la Szymborska. 


Paolo Polvani

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NOTE SULL’AUTORE

Luigi Paglia, poeta foggiano, è uno dei maggiori studiosi di Ungaretti, ha vinto il Premio internazionale Salvatore Quasimodo 2019 per la saggistica conferitogli  per l’opera Il grido e l’ultragrido. Lettura di Ungaretti. Dal Sentimento del  Tempo al Taccuino del Vecchio (Ed. Le Monnier Università – Mondadori).
Luigi Paglia è stato docente di Laboratorio di scrittura e di Informatica per la letteratura presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Foggia. Ha pubblicato in volume: Invito alla lettura di Marinetti (Mursia, 1977); Poeti in Puglia, in Inchiesta sulla poesia (Bastogi, 1979); Luzi, in Poesia italiana del Novecento (Editori Riuniti, 1993); Ungaretti, in Letteratura italiana ed utopia (Editori Riuniti, 1995); L’urlo e lo stupore. Lettura di Ungaretti. L’Allegria (Le Monnier, 2003); Il viaggio ungarettiano nel tempo e nello spazio (Grenzi, 2005), e la voce Marinetti, nel Dizionario biografico della Treccani 2008. Suoi saggi sono apparsi in riviste italiane e straniere (“Strumenti critici”, “Lingua e Stile”, “Annali dell’Università di Roma La Sapienza”, “Critica letteraria”, “Otto/Novecento”, “Rivista della Letteratura Italiana”, “Nuova Antologia”, “Rapporti”, di cui è stato membro della direzione, “Paragone”, “Giornale storico della letteratura italiana”, “Forum italicum”, “Italica”) su Dante, T.S. Eliot, Grass, Ungaretti, Luzi, Pirandello, Betti. Ha inoltre curato il volume Novecento per la Società Dante Alighieri (2003).

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  Luigi Paglia, Un vago suon di voci – L’albero della poesia editore

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