renato guttuso- l’occupazione delle terre incolte in sicilia -gemäldegalerie alte meister-dresda
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Il mese scorso di parlavo del cantautore pugliese Matteo Marolla e della sua amara canzone d’affetto alla sua terra. Mi ha fatto tornare in mente un altro progetto, curato una decina d’anni fa da Besa, casa editrice con sede a Nardò (LE), e dedicato alle poesie di Vittorio Bodini.
Bodini fa parte di quel manipolo di validissimi poeti (centro)-meridionali che, nel secondo dopoguerra, sono stati messi in ombra dal prevalere dell’asse poetico romano-fiorentino-milanese. Parlo di nomi come Lucio Piccolo, Bartolo Cattafi, Lorenzo Calogero, Rocco Scotellaro, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto, Libero De Libero, Claudia Ruggeri (attorno alla quale si è creato un piccolo culto postumo, legato alla morte prematura), Albino Pierro (confinato nell’orticello della poesia dialettale). Persino Quasimodo, che pure in vita conobbe un successo universale, è stato poi in larga parte ridimensionato nelle storie della letteratura e nelle antologie, dove è relegato ormai quasi al posto di un minore.
Vittorio Bodini (1914-1970), oltre che poeta dalla voce pienamente originale, è stato una figura di respiro internazionale, docente universitario, studioso e traduttore di letteratura spagnola, dal barocco al surrealismo, frequentatore degli ermetici fiorentini, antifascista iscritto a Giustizia e Libertà. Il suo La luna dei Borboni (1952) si inserisce a pieno titolo fra i grandi libri di poesia italiana del secondo Novecento. Eppure, è raro che si senta menzionare il suo nome.
Nel 2011, l’editore Besa ha pubblicato un libro con annesso disco, intitolato Le mani del Sud, la cui parte musicale è stata affidata a Daniele e Rina Durante, animatori dello storico Canzoniere grecanico salentino, i quali hanno messo in musica dieci sue liriche.
Ve ne propongo il titolo eponimo, il cui tema è proprio il Sud rimosso, celato, come un’ingiustizia che nessuno desidera vedere.
(Per i curiosi, qui ce n’è una versione dal vivo, più recente e diversamente arrangiata).
Buon ascolto.
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LE MANI DEL SUD
(a Rafael Alberti)
Hai fatto bene dice a non parlarmi del Sud del
Sud e delle sue brulle capre saltellanti
di scoglio in scoglio
O le pallide mani delle capre del Sud
Hai fatto bene dice a non parlarmi del Sud del
Sud e delle sue capre per metà divorate
dallo Stato
O le candide unghie delle capre del Sud
Hai fatto bene dice a non parlarmi del Sud del
Sud e dei suoi orizzonti un tempo aperti
da ogni lato
O le pallide unghie con cui ciascuno si dilania nel Sud
Hai fatto bene dice a non parlarmi del Sud del
Sud e dei suoi braccianti uccisi dalla
polizia
O le pallide mani un po’ grassocce dei Tribunali
del Sud gli olivi dal cuore umano l’accusare
e accusarsi senza pietà
Il grande Sud delle questioni di principio
Hai fatto bene a non parlarmi del Sud
Sergio Pasquandrea