SULLE VIE DEI PROFUMI- Lucia Guidorizzi: Tracciati sensoriali e mnestici attraverso lo spazio e il tempo 

paul gauguin

.

“II est des parfums frais comme des chairs d’enfants,
Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,
— Et d’autres, corrompus, riches et triomphants,

Ayant l’expansion des choses infinies,
Comme l’ambre, le musc, le benjoin et l’encens,
Qui chantent les transports de l’esprit et des sens.”

                                                                      Charles Baudelaire da “Correspondances”

C’è un modo di viaggiare immateriale e olfattivo che si snoda lungo tracciati invisibili e persistenti, abbracciando la dimensione sensoriale e percettiva: aromi, profumi ed essenze sono alla base di culture e civiltà e, sprigionando la loro aura inconfondibile, evocano paesaggi geografici e linguistici, ponendo a contatto con mondi e universi particolarissimi. L’olfatto, tra i nostri sensi il più sottile, abbraccia la dimensione nascosta e più profonda della memoria che Proust definisce “involontaria”, in quanto opera attraverso canali inconsci nel riproporsi immediato del ricordo, in una restituzione completa del suo valore soggettivo ed emotivo. Il ricordo sprigionato da un profumo pone in relazione immediata con luoghi e circostanze capaci di attivare i nostri canali immaginativi. Il prezioso e particolarissimo libro di Luigi Cristiano e Gianni De Martino “Viaggi e profumi” AnimaMundi Edizioni, 2022, ci porta alla scoperta degli aromi naturali nei paesi delle essenze, risvegliando in chi lo legge la nostalgia di un Altrove pieno di inebriante mistero. I due autori raccontano di viaggi extra-ordinari compiuti in Marocco, Spagna, Turchia, Italia, Israele, Messico e Polinesia, esplorando universi legati ai fiori e alle piante che esprimono il Genius Loci di un territorio, visitando i luoghi produttori di quelle essenze che stanno alla base di ogni profumo.

La descrizione della raccolta delle rose in Marocco, nella valle del Dades, con cui si apre il libro, ci proietta in luoghi dalla bellezza surreale, costellati da ksar, fortificazioni berbere in terra rossa, simili ai castelli di sabbia che costruiscono i bambini in riva al mare. In questa valle nel mese di Maggio si raccoglie la rosa centifolia, la cui essenza sta alla base di profumi prestigiosi. Questo capitolo iniziale si diffonde sugli aspetti della raccolta, fonte di sostentamento per la popolazione locale, evocando intense atmosfere paesaggistiche, aprendosi in digressioni che evidenziano il potere simbolico della rosa.

“Nella valle del Dades, come in tutti i paesi segnati dalla cultura arabo-musulmana, si fa risalire al profeta Muhammad l’amore che qui hanno tutti per le rose, e si narra  che egli, vedendo una rosa, la baciò, se la premette sugli occhi e disse: “La rosa è una parte della gloria di Dio…” Talismano, rimedio e portafortuna, la rosa berbera, raccontano laggiù nella valle, allontana il malocchio, il mal di testa e i jinn. Sparsa in libazione profumata da piccoli contenitori dal collo oblungo chiamati mrash’, l’acqua di rose è un segno di benvenuto per l’ospite di passaggio.”

Il Marocco, oltre alla rosa, offre altre produzioni pregiate, come quella dell’olio di argan, estratto di semi prodotti dalla pianta di argania spinosa, dalle proprietà nutritive, cosmetiche e medicamentose, intorno alla cui estrazione si sono sviluppate delle interessanti cooperative rurali che permettono alle donne di conquistare una certa indipendenza economica.

Altre essenze caratteristiche del Marocco sono gl’incensi che vengono adoperati durante le liturgie di possessione collettiva officiate dai membri della confraternita dei Ghnaua, musicisti afromaghrebini la cui cultura nasce dalla deportazione schiavista.

“Quando un adepto è posseduto e va in trance, immediatamente gli assistenti gli fanno respirare il fumo odoroso del suo melk (entità sovrannaturale dalla radice araba mlk, che indica possesso, proprietà, da cui il termine malik, ovvero il Re, il proprietario per eccellenza)  azione che ha per effetto quello di calmarlo e incanalare la crisi. Poi lo rivestono con la tunica cerimoniale e gli gettano sul capo e sul viso il velo del colore corrispondente al genio che lo possiede e lo farà danzare con modi e figure appresi – non fosse che per avervi assistito spesso nel suo quartiere – fin da piccolo.” 

Dal Marocco il viaggio sulla scia dei profumi si sposta in Europa, più precisamente in Spagna, in Andalusia, il paese di al Andalus, i cui giardini paradisiaci testimoniano una lunga storia di permanenza musulmana che ha inciso tracce profonde nell’architettura, nella poesia, nella cucina e anche nella cultura dei profumi.

“L’origine remota dei giardini musulmani risale all’Oriente e si basa sull’idea del Paradiso Terrestre delle antiche cosmogonie così come sono tramandate dalla Bibbia e dal Corano. (…) Il giardino, paradiso e ricordo delle primitive oasi del deserto, occupa un luogo privilegiato nell’immaginario musulmano. E’ il piacere estetico del chiaroscuro e della frescura, in contrasto con il sole accecante e il caldo del deserto.”

Il viaggio continua e ci conduce in Turchia, a 1049 metri tra le cime innevate del Taurus, ricco di foreste aromatiche di pini, cedri e ginepri, a Isparta, cittadina agricola conosciuta come la capitale della rosa, la cui immagine contribuisce molto alla promozione del turismo e dove tra la fine di maggio e i primi di giugno si tiene il Festival Internazionale della Rosa, e infine si sposta verso i campi di Senir, verde zona collinare che digrada verso il lago di Burdur, dove donne che indossano fazzoletti colorati, raccolgono rose dai cespugli fioriti.

“Raccolgono le rose una ad una, a mano, carpendole alla base del calice con gesti veloci e delicati. Collige virgo rosas…vengono irresistibilmente alla memoria i classici versi non so se di Ausonio o di Orazio: “Cogli o vergine, le rose, finchè sono in boccio…” Le donne sono probabilmente tutte imparentate fra di loro, le familiari dei contadini proprietari dei vari campi. Quando mi avvicino, abbassano lo sguardo con un sorriso di contadine timide e alcune si coprono rapidamente il viso.”

Il capitolo successivo del libro ci conduce in Italia, tra i muschi e i licheni del Vesuvio, dai quali si ricavavano ciprie, polveri e fragranze, per poi immergersi in un viaggio nel passato, tra gli unguenti e i profumi che si adoperavano nell’antica Pompei e di cui rimane testimonianza nella Casa del Giardino di Ercole, meglio conosciuta come Casa del Profumiere, nel cui giardino, immerso in un’atmosfera di malinconica sensualità, sembra ancora di vedere le ombre dei convitati offrire libagioni agli dei.

“Dalle analisi dei pollini di olivo, di essenze di fiori e di piante aromatiche, dalla presenza di contenitori in vetro e in terracotta ritrovati in numero rilevante, pare proprio di poter concludere che vi si producessero e commerciassero profumi, per cui oggi il Giardino di Ercole è denominato Casa del Profumiere.”

Si passa poi a ricordare la produzione del dolcissimo gelsomino siciliano che si svolgeva nel messinese fino agli anni Quaranta e di cui è offerta un’interessante documentazione fotografica. Ora la coltivazione del gelsomino si è spostata in gran parte in Tunisia e in Egitto.

Il nono capitolo del libro ci conduce in Israele ed evoca i profumi e i balsami presenti nel “Cantico dei Cantici”, una delle più alte e vibranti testimonianze di poesia amorosa attribuita a Re Salomone, celebre per la sua saggezza, ma anche per la moltitudine dei suoi amori. L’intenso erotismo che sprigiona dai suoi versi, è strettamente legato alla sfera olfattiva: i profumi presenti in quest’opera divengono potenti elementi d’attrazione passionale e allegoria del divino.

“Levati, aquilone, e tu, austro, vieni,/soffia nel mio giardino/si effondano i suoi aromi./Venga il mio diletto nel suo giardino/ e ne mangi i frutti squisiti.”(4,16)

“Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,/e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;/mangio il mio favo e il mio miele,/bevo il mio vino e il mio latte./ Mangiate, amici, bevete;/inebriatevi, o cari.” (5,1)

In Israele, ai tempi di re Salomone, crescevano moltissimi fiori, piante ed erbe aromatiche e la varietà degli aromi che vi venivano prodotti era davvero notevole: l’iniziale impiego di balsami e incensi per uso liturgico fu poi applicato anche al campo cosmetico.

Nei Vangeli sono frequentemente nominati i profumi e sono soprattutto le donne a farne uso per onorare Gesù. Essendo i profumi rari e costosi, versarli sulla testa o sui piedi dell’ospite era un segno di grande ospitalità e munificenza. Famosa è la scena ricordata dal Vangelo di Giovanni, in cui Maria di Betania, sorella di Lazzaro e di Marta, unge con il preziosissimo nardo i piedi di Gesù che poi asciuga coi suoi capelli.  (Giovanni, 12,1-7) Anche nell’episodio della sepoltura di Gesù, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo ne prelevano il corpo dal luogo della Crocifissione e Nicodemo  per onorarne il cadavere porta con sé “una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre” quantità che era riservata alla sepoltura dei Re. (Giovanni, 19,39-40)

Incensi, balsami e profumi sono presenti nell’Antico e Nuovo Testamento che abbondano di riferimenti olfattivi che risvegliano l’esperienza mistica ed estatica.

Nel decimo capitolo il viaggio si sposta in Messico, sulle tracce della vaniglia, spezia  prodotta da un’orchidea che Montezuma nel 1519 offrì a Hernan Cortés, forse il primo europeo che ne gustò la fragranza. 

“Furono gli Spagnoli –forse colpiti dalla forma di tromba del fiore di colore bianco all’interno, all’esterno di colore giallo e verde- a chiamare “vainilla” quella nuova pianta, nascondendo nel nome un significato erotico (in spagnolo vainilla è il diminutivo di “vaina” ovvero “vagina”.)”

Intorno alla vaniglia si sviluppano molte storie e leggende ed è un ingrediente presente in numerosi prodotti, gelati, creme, dessert e in saponi, deodoranti, bagnoschiuma: il suo aroma è considerato tonico, stimolante e afrodisiaco. In questo capitolo è descritta la ricerca, coronata da successo, di uno degli ultimi rari esemplari di vaniglia pompona, in un rancho in cui è stata preservata una parte di selva naturale perché la flora e la fauna selvatica possano godere ancora di un habitat loro congeniale.

“E’ stato questo il regalo più bello del Messico: la presenza di una pianta di vaniglia che si è dischiusa prodigiosamente nel cuore di ciò che resta della selva tropicale percorsa da liquidi tiepidi, selvaggiamente adornata da sdegnose muraglie di verde, vivificata da rauchi canti di uccelli invisibili, dall’allarmante fruscio di animali che non ci spaventano tanto a causa dei loro veleni o della loro ferocia, ma perché sono in via di estinzione.”

L’undicesimo e ultimo capitolo di “Viaggi e profumi” si chiude con le fragranze della Polinesia: Ylang-ylang, tiarè e frangipani dagli aromi ricchi e inebrianti celebrano il mondo colorato e innocente presente nelle opere di Paul Gauguin che scelse di fuggire dalla grigia e piovosa Parigi per immergersi in quell’Altrove felice ricordato da Charles Baudelaire nella poesia “Invitation au voyage”:Là, tout n’est qu’ordre et beauté, luxe, calme et volupté” .

Dopo aver chiuso le pagine di questo libro, inebriati e storditi dal bombardamento olfattivo e sensoriale che sprigionano le sue dense pagine e aver viaggiato attraverso mondi ricchi di storia e di bellezza, di civiltà e tradizioni, non possiamo altro che desiderare di assaporare quei profumi e quegli aromi capaci di far viaggiare i sensi e l’immaginazione verso mondi di aromatiche scienze.

Lucia Guidorizzi

.

NOTA SUGLI AUTORI

Luigi Cristiano è un erborista, fitopreparatore e creatore di profumi, redattore della rivista “Erboristeria Domani” e da molti anni si dedica con studi e ricerche sul campo a ritrovare nell’aroma di ogni pianta la sua parte più spirituale e nascosta. Al pari d’un antico alchimista, è ricercatore appassionato di estratti ed essenze e le sue precedenti pubblicazioni “La nota gradevole. Storia naturale del profumo.” Studio Edizioni 2001, “Prontuario per il corretto uso delle Piante Officinali”Editore Urra 2008, “Piante cosmetiche” Editore Urra, 2011, ne testimoniano l’impegno assiduo sul campo.

 

Gianni De Martino, giornalista e scrittore è stato definito da Fernanda Pivano “nato apposta per scrivere”, da Giuseppe Pontiggia “uno dei pochi narratori veri” e da Corrado Augias “giocoliere della lingua, della parola”. Cofondatore di “Mondo Beat”, ha diretto “Mandala. Quaderni d’Oriente ed Occidente” e collaborato con diversi giornali e riviste, tra cui “Il Mattino”, “Lotta continua”, “il Manifesto”, “Rolling Stones”, “Pianeta fresco”, “Alfabeta” “L’erba voglio”, “Re nudo”ed è autore di numerosi libri tra i quali “Hotel Oasis” Mondadori, 1988, “Hotel Oasis & Regraga”Zoe, 2001 “Odori”, Apogeo, 2006, “Voglio vedere Dio in faccia. FramMenti della prima controcultura” AgenziaX,2019 e “Addio a Mogador”book-sprint, 2020.

.

 

 Luigi Cristiano e Gianni De Martino, Viaggi e profumi- Alla scoperta degli aromi del mondo naturale nei paesi delle essenze– AnimaMundi edizioni 2022

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.