paul scott mulvey
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I
Di giorno
m’apparve
nel cielo
un sole nero.
Stanco e avvilito
il pensiero
che grigio
indugia su di te.
Le palme di verde
e la zampillante fontana
fatue immagini
su questa bianca piazza.
La vita
non è mistero
né gioia né meraviglia.
La vita
non ha più violini di Dio,
non ha virtù di suono,
non ha fiato,
non ha respiro.
La vita
è solo inganno
e gli uccelli stramazzati
tu li mandi a me,
messaggeri di morte,
per mia quotidiana dannazione.
Di giorno
m’apparve
nel cielo
un sole nero.
Tratta da Di rosso Tormento-Calcangeli Editore 2008
.
II
Sparpaglierò
semi d’amaranto
sul tuo cuore di piccola
messicana. Tu sei
grano rosso sfuggente
germoglio contadino
sussulto nella notte.
Di sangue è la vita,
grappolo di pannocchie
virgulto d’amore.
Tu sei
la mia pianta d’amaranto,
appartieni a terre che non conosco,
come un campo
che trema nell’estate
in spighe assolate
mi sei vicina.
Grano che brucia,
treccia di cielo
gemma del Sud.
Tratta da Per strada- Calcangeli Editore 2009
.
III
A te
ho donato
le mie virtù di sogno
le ansie palpitanti
la carità di suono.
Timorosa
questa luna errante
nascosta dietro coltri che non so.
Trepidante il mio cuore rosso marezzato.
A te
ho donato
le mie incertezze
le stagioni inquiete
e questo sangue imprigionato.
Benigna
questa Natura
assetata di visioni
e d’ebbrezze.
Impaziente
questa vita
che non conosco.
Sulla mia terra
c’è ancora
il tuo nome.
Il cielo
nell’azzurro
infinitamente
l’ama.
Tratta da E l’alba?– Manni Editore 2015
.
paul scott mulvey
.
IV
Terra rossa di sangue
terra scorticata
dai venti di tramontane.
Terra
dei soli d’estate.
Questa è la tua terra,
madre fanciulla,
la terra
che vivesti, che amasti
e m’insegnasti
nei tuoi racconti quotidiani.
Questa è la tua terra,
madre.
Che alligna ancora oggi
nelle pieghe delle tue mani,
nei solchi delle tue rughe.
Sempre rimembri
la storia
di chi ti fece amare
la fatica il sudore il decoro.
E le ginocchia sbucciate
fra i filari di tabacco.
Rimembri,
madre,
il contegno
di chi ti indicò
un cammino praticabile.
Madre,
la tua lieve parola
è pane che nutre,
giorno che nasce di continuo,
la mia patria
d’eterna appartenenza.
Tratta da Il cielo degli azzurri destini– I Quaderni del Bardo Edizioni 2021
.
V
Toglimi di dosso
quest’ansia sorda,
perché io possa rivedere
la loquacità del cielo.
Aprimi lo spazio
delle venature dell’anima,
perché le scorribande d’amore
possano essere di porpora
come i papaveri di fine maggio.
Troppo tempo
mi sono affannato
silente
nei porti
della rimembranza.
Ma ora è tempo
del ciliegio,
è tempo
del tuo corpo d’incanto.
Troppo tempo
tramortito
dal vento
non ho colto
il fiore.
Tu dammi
il colore della passione
e l’intreccio delle tue mani
strette alle mie,
ch’io possa contenere
tutta la leggerezza
del mondo.
Tratta da Fra le pieghe del rosso– I Quaderni del Bardo Edizioni 2022
NOTA SULL’AUTORE
Marcello Buttazzo è nato a Lecce e vive a Lequile, nel cuore della Valle della Cupa salentina. Ha studiato Biologia con indirizzo popolazionistico all’Università “La Sapienza” di Roma. Ha pubblicato decine di opere, la maggior parte di poesia. Scrive periodicamente in prosa su Spagine (del Fondo Verri), nella rubrica Contemporanea, occupandosi di attualità. Tra le pubblicazioni in versi ricordiamo: “E l’alba?” (Manni Editori), “Origami di parole” (Pensa Editore), “Verranno rondini fanciulle” (I Quaderni del Bardo Edizoni). La sua ultima raccolta, pubblicata nel 2022, è “Fra le pieghe del rosso” (I Quaderni del Bardo Edizioni).