Istantanee – Fernanda Ferraresso: tra le due rive di una ininterrotta presenza, note di lettura a “Ti portavo a volte l’acqua” di Mariangela Ruggiu

daria petrilli- labirinti
.

di cosa sono fatti i poeti, dicevamo…

stessa carne e stesso sangue di ogni uomo
e allora noi sempre a scavare dentro
cercando il chiodo, un punto segnato
qualcosa di impresso come un marchio
fosse pure un dolore esclusivo

o forse il silenzio cucito alla pelle
ore vaste di solitudine e uno specchio
con dentro una bambina sconosciuta

di cosa sono fatti e perché la gola è arsa
come se fosse rovente il fiato e ustiona
brucia ogni parola prima di dirsi

e un ago tra pollice e indice come un’arma
a scucire il cucito degli occhi
e vedere come si scrive
lo scivolare del giorno

di questa carne siam fatti tu ed io

la stessa carne della parola.

Questo è l’ultimo testo con cui il libro si chiude ma il tempo, che nelle pagine è raccolto, non finisce. L’autrice ne è certa e l’acqua che a volte gli portava, portava a colui, o coloro come fossero un unico corpo, a cui questi scritti ha dedicato, è quella che ancora gli porta, un affetto amoroso e risorgivo in cui, con gli occhi aperti in sé stessa, ripercorre l’amicizia e la collaborazione con il poeta scomparso. La carne è la stessa, dice l’autrice, ed è la stessa della parola, per cui i due autori scomparsi, in questa sintesi, si amalgamo in un unico corpo di memoria. A volte sembra quasi che sia lui, quel corpo, ad indossare il volto di lei o, viceversa, siano le parole di lei, lasciate nello scambio dei reciproci scritti a modellare un abito per lui/loro che lei continua ad indossare.
La figura cancellata dalla morte di lui-loro resta una presenza viva, e le parole su cui lei traccia queste poche poesie, si tratta di una raccolta breve, sembra un calco delle orme sull’erba fitta delle parole in cui si sono incamminati insieme, fino al granitico sentiero che li separa, lui/loro in un paesaggio nitido che conduce alle stelle, lei forse in un un campo di neve fresca, attraverso campi che sembrano in qualche tratto gelati ma posseggono fioriture inattese in cui  si aprono in corolle le voci trattenute: “così mia così tua / quella parola / a riscriverla intera” oppure “...abbiamo acceso il fuoco / lasciandoci bruciare / lo sapevamo ma ci mancava il quando”  traduce un desiderio mai espresso eppure vissuto, un amore che viene in superficie, come dichiarato in queste brevi tracce del percorso scrittorio ma derivato dal sentiero individualmente seguito, pur sapendo che si tratta d’inchiostro: “percorro chilometri di parole” ; “sono nelle tue Stanze / le percorro trattenendo il fiato” ; “amore che vieni / con mille solitudini” ; “amore fatto inchiostro” e la carne, corpo in cui si riconoscono, è la scrittura, la poesia, che ancora ora costruisce il ponte tra le due rive di una ininterrotta presenza.

Fernanda Ferraresso

.
.
Mariangela Ruggiu, Ti portavo a volte l’acqua- Terra d’ulivi edizioni 2022

2 Comments

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.