ISTANTANEE- Fernanda Ferraresso: Note di lettura relative a “Consacrazione dell’istante” di Alida Airaghi

paw grabowski – needle shaped silence

.

For most of us, there is only the unattended Moment, the moment in and out of time

Eliot, The Dry Salvages V, 206-207

Apre con questa citazione di Eliot l’ultima raccolta di Alida Airaghi, Consacrazione dell’istante, edita in maggio di quest’anno da Anima Mundi.
E’ il tempo e la sua natura, oltre a quella del luogo in cui il tempo si consuma, o l’umanità consuma, quanto la scrittura di Eliot  vuole tracciare, delineare attraverso la metafora del viaggio in una barca, sorretti dall’attaccamento alla scienza, come salvagente che conduce al futuro di ogni personale interesse, piuttosto che un obiettivo divino, evocato dal poeta attraverso la figura di Krishna.

Alida Airaghi in queste righe di poesia sembra riflettere sull’intensità di ogni momento che ci troviamo a vivere, nella sua imprescindibile unicità e bellezza. Il tempo, quindi, con tutto ciò che include ed esclude, tra il già stato e il non ancora: i mesi che scorrono, differenziandosi climaticamente e caratterialmente, gli squarci improvvisi e le coperture delle nuvole che accompagnano ombre e luci dell’esistere.

Ma quando tutto è immobile,
e non succede niente: l’aria è ferma,
il caldo sopportabile, e un tale silenzio
mi impressiona come fossi morta
senza essermene accorta. Quando nemmeno
il moscerino sull’orlo del piatto si muove,
né l’albero in giardino scuote
le sue foglie. E il cielo è azzurro tutto,
sgombro, terso; il lago liscio,
non c’è bava di vento che lo sfiori.
Allora penso, come una tentazione,
di essere un incidente nel creato,
inessenziale e assurdo; e supplico
un evento qualsiasi, una dimostrazione
della mia esistenza reale.
Ed ecco, accade. Qualcosa accade,
fuori di me e dentro. Un urlo,
un tremito, il merlo che gracchia
tra i rami, e vola via.

.

I miliardi di persone che non siamo
– il vecchio cinese curvo sulla ciotola di riso, la ragazza brasiliana
che cammina sulla spiaggia.
Un bambino londinese, la donnina
messicana al mercato.
Non ci siamo riusciti, a essere
altro, o altri: ma solo la piccola
cosa che viviamo. Qui, e qui;
magari altrove, a volte. Sempre
con le nostre mani, il nostro fiato;
i minimi trionfi del passato,
e un domani previsto e prevedibile.
Gonfi di abitudine,
delusi da tante viltà
che non perdoneremo.
……….Forse un istante,
……….uno solo, verrà – in ritardo,
……….a salvarci.
……….“Esisto”, diremo,
……….tagliando un traguardo insperato,
……….da non condividere.

L’elemento principale della poesia è il tempo, una sabbia che si fa prensile o impalpabilmente ci resta addosso senza possibilità di scrollarla da noi, tanto da annegarci come in un oceano. In questa modalità, questa misura e metafora della percezione della vita è anche il pennello con cui l’autrice disegna l’esito dell’agire frettoloso degli esseri umani.

Prova a pesare un pugno di sabbia,
e poi mezzo pugno, così leggero.
Tieni tra le dita solo qualche granello,
e il resto lascialo scorrere, mia mano clessidra.
Non lo fermi, il tempo, e quello che è successo
non puoi fare che non sia accaduto;
ma misura l’istante, la sua sfida
all’eterno. Il solo granello rimasto
fermo tra pelle e unghia:
l’adesso che dura e non si è perduto.

.

Impaziente di essere, diventa vero
e arde e si consuma; improvviso
bagliore, inaspettato pensiero
folgorante (o voce, o battito
di ciglia, o corpo esploso;
corpo in frantumi, incendio).
Abisso dell’ignoto, stella cometa,
lancinante traccia nel buio, nome
appena suggerito:
rivelazione, ascesa, intuito.
Baratro e infinito.

 

Gli sguardi della raccolta spaziano in un viaggio che attraversa le immagini oniriche con cui percepiamo il mondo anche quando, da svegli, crediamo di penetrarlo, attraversarlo, mentre è sempre quel poema universo come aria e acqua che ci fa sua spiaggia, sua sabbia, sua polvere indefinibile per cui ognuno di noi, ogni uomo e ogni essere, terrestre e celeste, è connesso a tutto, sempre.

È qui, presente; o forse sta per nascere.
Segreta ancora, ancora immaginata
solamente. Non certa, non decisa;
potrebbe ripensarci, fuggire,
rinunciare, preferire l’assenza.
……O non esistenza, scegli – ti prego –
……di esserci. Appari come sei:
……chiara, evidente.

Poco dopo:

Il momento prevale. L’evento.
L’adesso, il qui.
Presente-riassunto del prima, del poi
(degli altri, di noi).
E non te ne andare,
minuto-secondo-istante
del tutto: sii punto.

Alla fine, del libro e della storia, che è anche la nostra, nelle pagine che si approssimano alla chiusura c’è un affidarci- affidarsi che prima non si era palesato, tutto era comunque materico, anche se permeabile, ora si rapprende in simbolo.

Per voi, per tutti: l’offerta, il dono.
Che è perdita
di corpo e di pensiero, parola e gesto;
rinuncia alla memoria,
aperta resa
al non più io, al noi,
al resto.
O dio – mio dio. Se pesa
questo lasciare
la propria storia,
sola certezza, vero che sazia…
Cosa chiedere poi?
Grazia e perdono.

 

La nostra deriva è un andare continuamente a comporre quelle sabbie, una frantumazione di conchiglie e rocce, arenarie cosmiche che è il materiale con cui la vita modella lo spazio e da questo delinea la vertigine del tempo. Questa nostra corruzione supera ogni altra opera che risulta fallimentare da subito.Se di questo ci rendessimo conto saremmo capaci di liberarci dai limiti di tempo che ci siamo costruiti per proteggerci finendo però per ingabbiarci.

Ogni immagine legata al tempo rafforza la necessità di guardare tutta la vita cercando  di vedere le cose oltre i limiti temporali, solo così, forse, progrediremmo da un uomo all’altro come fosse uno soltanto, vincendo quell’assenza, quel niente da cui sentiamo di venire e a cui sentiamo di tornare.

 

Dall’assenza, da ciò che prima non c’era:
semplicemente, il niente.
Da lì veniamo,
dalla non esistenza. E in essa torniamo,
incoscienti, nemmeno spaventati.
Muti, stupiti del silenzio che ci aspetta,
del moto che rallenta e poi si ferma.
Noi che eravamo presenti
– ad occhi spalancati, a mani tese.
In un istante, assenti.

 

Al punto fermo del mondo che gira così, è la citazione di Eliot riportata in L’ora ferma, una delle sezioni di cui si compone la raccolta, Airaghi afferma

O, lo so, che ci aggrappiamo tutti
a quello che abbiamo.
La casa, nostra. Il letto, la poltrona.
Una borsa. Ma anche
il modo di prendere il caffè
la mattina, con tre biscotti.
E fuori, guardare sempre lo stesso vaso
di salvia, lo stesso pezzetto
di cielo. Il gatto che si liscia il pelo,
il vecchio cd del liceo.
Ripetere i gesti, i saluti:
e paura di perderli.
No, non quello che abbiamo
è importante. Quello che aspettiamo,
invece, ci aiuta.

 

E continua poi, sempre più certa, in una affermazione che sembra non accettabile ma riconferma quanto ha scritto qui sopra e forse anche noi, alla fine, vorremmo ci accompagnasse proprio perché è la desinenza con cui nominare le cose future e nella nominazione, sempre incompleta, accettare nella nostra incompletezza ogni suo possibile ulteriore sviluppo.

Più delle cose
amo le quasi cose,
le quasi verità:
quello che non è mai troppo sicuro di sé
e non si impone.
Affetto e non passione,
le stagioni a metà.

Un po’ come la poesia, la vita, mai uguale e mutevole, come le ondate, le mareggiate o le cordate di nuvole, di cui non sappiamo molto, con cui in qualche modo la poetessa dialoga eleggendole a suo secondo nel dialogo tra sé e sé e con il tutto e come la poesia, a seconda di chi la legge e come la legge, mostra le sue mutevoli rappresentazioni, o i suoi prodigi.

La poesia si offre,
come un regalo immeritato:
e certo, inaspettato.
Non ha pretese, non chiede,
non esige.
La vuoi leggere? È lì,
su un libro spalancato.
La vuoi ascoltare?
Ha tante voci, puoi scegliere:
sono indifese e docili;
si accontentano
di una fede esile,
attenta.

.
Fernanda Ferraresso

.

NOTE SULL’AUTRICE

 

 

 

 

Alida Airaghi è nata a Verona nel 1953 e risiede a Garda. Dopo la laurea in lettere classiche a Milano, è vissuta e ha insegnato a Zurigo per il Ministero degli Affari Esteri dal 1978 al 1992. Collabora a diverse ri- viste, quotidiani e blog italiani e svizzeri.
Tra le sue pubblicazioni di poesia: L’appartamento, in Nuovi Poeti Italiani, 3 (Einaudi 1984), Rosa rosse rosa (Bertani 1986), Il peso del giorno (La Luna – Grafiche Fioroni 2000), Litania periferica (Manni 2000), Un diver- so lontano (Manni 2003), Frontiere del tempo (Manni 2006), Il silenzio e le voci (Nomos 2011), Nuovi Poeti Ita- liani, 6 (Einaudi 2012), Elegie del risveglio (Sigismundus 2016), Omaggi (Einaudi 2017), L’attesa (Marco Saya 2018), Rime e varianti per i miei musicanti (Marco Saya 2020).
Inoltre, presso le edizioni Lietocolle, sono uscite le plaquette: Il lago (1996), Sul pontile, nell’acqua (1997), Litania periferica (1998), Le mura di Verona (1998).
In prosa ha pubblicato: Appuntamento con una mosca (Stamperia dell’Arancio 1991), Fine dicembre (Le Onde 2010), Qualcosa del genere (Italic Pequod 2018), In cornice (Ensemble 2019), Se domani ti arrivano dei fiori (Giovane Holden 2021).

.

Alida Airaghi, Consacrazione dell’istante– Anima Mundi Edizioni 2022
Postfazione di Dino Villatico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.