TOCCA FARSI POESIA DA SE’ QUI NEI CETI BASSI- Paolo Polvani: Note di lettura a “Nei titoli di coda” di Roberta Lipparini

viviano biagioni

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Quando iniziano a scorrere i titoli di coda l’umanità si divide in due grosse fazioni: quelli che all’apparire sullo schermo della parola fine si alzano e abbandonano la sala e quelli che invece restano seduti al loro posto fino all’ultimo ringraziamento, fino all’ultimo nome dell’aiuto parrucchiere, fino all’ultimo titolo del brano ascoltato durante la proiezione. Per quali misteriosi motivi si trattengono? Perché le colonne sonore sono le migliori in quei momenti? perché davvero interessati a conoscere chi ha fornito i fiori? Chi era quel bambino apparso in quella sequenza? O forse ancora prede di un felice incantamento da lasciar decantare con compiaciuto piacere? In una intervista a Federico Fellini lessi che il regista, dopo aver assistito a un film particolarmente coinvolgente e significativo, aveva bisogno di almeno un paio di giorni per metabolizzare le emozioni, per assorbire bene le sensazioni che lo avevano attraversato. Così come dopo una lunga corsa c’è chi subito raggiunge gli spogliatoi e chi preferisce concedersi una pausa sdraiato sul prato dello stadio.

Nei titoli di coda è appunto il titolo dell’ultimo libro di Roberta Lipparini, autrice che con tutta evidenza appartiene a quella seconda, felice schiera che aspetta l’accendersi delle luci in sala per riprendersi dalle sensazioni che il film le ha regalato, per scoprire un dettaglio in più, un particolare che l’ha incuriosita.

Insomma uno sforzo di conoscenza, una tensione ulteriore. In una delle prime poesie della raccolta incontriamo un indizio significativo: – Credo sia lo sforzo / la fatica / di raggiungere un nome / una casa / una stella abitabile -. La presenza di questo sforzo, di questa tensione verso una casa, una stella abitabile, accompagna il lettore per tutta la durata del libro. Con grande sincerità e una semplicità espressiva non facile da raggiungere, “cuore mio nudo contro cuore nudo”. 

Nella breve presentazione Alessandro Assiri scrive:” Tenere tutto. È questa la cifra della poesia di Roberta, questo non lasciare andare, non per non essere capaci, ma perché trattenere vuol dire poter raccontare, vuol dire celare tutto nelle pieghe del dire, nell’interlocutore da inventare.” 

Qual è l’oggetto del racconto? Per prima cosa ci regala i dettagli di una casa: bambole quando il freddo afferrava le gambe, una caffettiera dove sciogliere il dolore in polvere, la mattina presto, il desiderio di ballare un lento, le scarpe vecchie e la carne a poco prezzo, gli appunti scritti dietro le bollette, un rossetto, una gonna, la coperta bianca e l’abbraccio di una volpe, un letto, il pane, l’arancione delle albicocche, le tazze con cui parlare, il tè, una mela, una finestra, l’odore buono dell’autunno, tutte controfigure di una felicità domestica avvertita come mancanza e fonte di dolore, e tuttavia maniglie cui aggrapparsi, punti di riferimento da tenere a mente e far luccicare nel dipanarsi dei versi.

 

Ti sposti i capelli dalla fronte
e sali sul treno come chi ha un altrove

Mi restano due sigarette prima del buio
Hai già la borsa sulla spalla

Alzo gli occhi cercando la mia casa
nei titoli di coda

Un tema ricorrente in questi titoli di coda che scorrono è quello del dolore: spalancare il tuo dolore al buio, recita un verso, e oscurità e sofferenza compaiono spesso associate: – Mastico o succhio / un nuovo dolore – e tuttavia grattando la superficie dei versi ci arriva un messaggio di rinascita, una volontà di risalire la china, il luccichio di desideri semplici: vorrei indossare una gonna, per esempio, devo ricordarmi che sono bella / che sono pioggia / e che il mio corpo può danzare//Devo ricordare di amarmi / per la vita che ho sulle labbra – in definitiva aspirazioni che rivelano il soffio costante della vita e la tenacia di non arrendersi, tutto racchiuso nel bellissimo verso: – E l’amore cantato con la radio / A squarciagola

 

Tocca farsi la poesia da sé qui nei ceti bassi
Tocca disegnarselo da soli l’arcobaleno

Le scarpe vecchie e la carne a poco prezzo
gli appunti scritti dietro le bollette

E l’amore cantato con la radio
A squarciagola

Il tema dell’amore ricorre in tutti i libri di Roberta, un amore che brilla nell’assenza, che si fa meta da raggiungere: – Mi piacerebbe un amore… / uno anche per me – e tuttavia a leggere i versi fino in fondo si ha l’impressione che un grande spargimento d’amore esondi dal nero perimetro delle parole e investa il lettore, al quale non resta che far rimbalzare questo impeto d’amore e restituirlo all’autrice sotto forma di gratitudine prima di tutto, di coinvolgimento e di desiderio. Si ha come l’impressione che nei cosiddetti ceti bassi scorra una vitalità feroce, una incantevole gioia di vivere, seppur offuscata dai mali che affliggono tutti gli esseri viventi, e che il buddismo sintetizza come una delle inevitabili otto sofferenze: stare lontani da chi si ama, stare vicini a chi non si ama.

 

Invecchio
I miei amici ora sono un angelo
il pane, l’arancione delle albicocche

Invecchio e parlo alle tazze
Scopro l’anima delle pietre che non mentono

Ti sedevi accanto a me sulla spiaggia
“Scaviamo insieme” mi dicevi
“un tunnel infinito”

Io ti credevo
e restavo per ore con la ruspa e il secchiello
a cercare l’altra parte della terra

Roberta è autrice di poesie per bambini e per grandi, e utilizza spesso la rima, in entrambe le direzioni. In questo libro invece ha deciso di raccogliere soltanto poesie prive di rima. Non mi pare una decisione priva di significato, è sicuramente una scelta non soltanto stilistica, è come se la ricerca di quella famosa stella abitabile si fosse spostata in un territorio nuovo, una terra adulta, consapevole, in un’aspirazione di rinascita, di svolta finalmente decisiva, come se intendesse imprimere più forza, più velocità a un nuovo corso. Dal punto di vista della resa estetica si continua a viaggiare sempre sul medesimo, morbidissimo tappeto volante sul quale abbiamo già viaggiato altre volte, ma qui assistiamo a un disallineamento rispetto alle precedenti produzioni di questa autrice. La poesia che chiude la raccolta dice: – Ritrovarsi così / Nel cuore di un altro – e mi pare costituisca una svolta significativa, la consapevolezza di fare breccia, di accogliere e finalmente essere accolta, quindi un orizzonte nuovo, aperto a ogni possibilità, ricco di promesse.


Il nostro amore

ci ha aspettato quarant’anni
e adesso ci sorride

Io ti porgo il tè
Tu mi sbucci una mela 

Camminiamo sull’erba
affacciati a una finestra

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Quando sarò cenere non avrò più paura

 

Ti lascio i libri
gli errori
la coperta rossa con gli orsetti

L’amare tanto a che è servito?
A morire a piccoli passi
foglia dopo foglia

Ti lascio tutto il niente che è rimasto
L’odore buono dell’autunno

 

Paolo Polvani 

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NOTA SULL’AUTRICE

Nata a Bologna, nel 1964, afferma di essere cresciuta leggendo Emily Dickinson e ascoltando Guccini. Aggiunge che in casa sua non c’erano libri (qualche sparuto volume della selezione del Reader’s Digest, a testimonianza del desiderio irrealizzato del padre di poter studiare) e anche il pane scarseggiava. Genitori semplici, abituati a faticare per arrivare a fine mese di cui riconosce il dolore e la solitudine e di cui lei stessa, così dice, condivide la sorte faticando ad arrivare a fine mese. I libri, dcontinua, li può prendere solo in biblioteca. Mai avuto un’automobile e i vestiti sempre di seconda mano. La sua poesia, ne é convinta, è per questo facilmente comprensibile.
Dedica la sua scrittura a quelli che, come lei, zoppicano su un’ala sola, oscillando tra innocenza e spavento.
Ha pubblicato dieci libri di poesie, alcuni per grandi ed altri per bambini, con Gribaudo, Secop, Terra d’Ulivi, Mondadori e Zona Contemporanea.
La sua pagina pubblica di scrittura: https://www.facebook.com/lippariniroberta

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Roberta Lipparini, Nei titoli di coda-Libreria editrice 2022



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