simone massi- dal corto animato “tengo la posizione”
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Ci sono titoli perfettamente coerenti con il libro ed è proprio il caso di Spatriati, di Mario Desiati.
Non c’è bisogno di almanaccare per capire la scelta dell’autore, né si rintraccia soltanto una vaga spiegazione in qualche parte del romanzo: è tutto chiaro fin dalle prime pagine, anzi, dall’esergo “…mai contento, mai nel mio centro”, tratto da una lettera di Giacomo Leopardi.
Mario Desiati ha scritto un’opera complessa, anche disturbante, per alcuni aspetti, in cui racconta lo spaesamento, la ricerca di un altrove condizionato da quelle radici geografiche che si appiccicano alla mente, alla pelle e lasciano traccia di sé per tutta la vita.
La sua è una prosa costruita con misura e generosità insieme, non disdegna qualche citazione dialettale ma si nutre di solidi riferimenti letterari.
É la storia di Claudia e Francesco che si conoscono al liceo e intrecciano un legame affettivo destinato a non spezzarsi mai a dispetto delle diverse scelte di vita.
Inizialmente uniti dalla difficile condizione delle rispettive famiglie, la madre di lui è l’amante del padre di lei, evolvono dall’adolescenza all’età adulta passando attraverso relazioni complesse, facendosi scambievolmente casa e famiglia.
Non è una condizione rara per i quarantenni di oggi che leggono famiglia e relazioni familiari con occhio critico e distaccato, lasciandone ampia traccia nella produzione letteraria. Non lo era, del resto, neanche per i baby boomer, che scatenarono il sessantotto, diedero vita al movimento hippy e idealizzarono l’uso delle droghe.
Tuttavia “questi” trentenni quarantenni aggiungono una nota di cinismo che li porta a una maggiore libertà di ruoli e di modalità di essere anche perché si sono rotti altri tabù con la comparsa del gender fluid sulla scena sociale.
Questo romanzo non è di facile lettura, almeno non nel senso di una trama gratificante e consolatoria. Qui c’è invece uno spaccato simbolico di vita vissuta border line tra Martina Franca, descritta in una regione carica di limitazioni per i giovani in cerca di un posto nel mondo, e grandi città come Roma, Milano, Londra e Berlino.
Qualcuno viaggia di più, Claudia, qualcuno meno, più restio a liberarsi dai vincoli, Francesco. C’è la rutilante, trasgressiva vita notturna dei club berlinesi e una sorprendente e minuziosa descrizione della flora pugliese, con toni che sfiorano il lirismo.
E, in chiusura del volume, un gesto di umiltà dell’autore nelle “Note dallo scrittoio o stanza degli spiriti” che rende conto dei numerosi riferimenti sparsi nel testo.
Mai sentimentale ma pieno di sentimento, non sorprende che questo romanzo di Desiati abbia vinto il Premio Strega 2022.
Laura Bertolotti
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NOTA SULL’AUTORE
Mario Desiati ha lavorato a lungo come giornalista prima di dedicarsi alla narrativa e collabora tuttora con alcune testate.
Nato a Locorotondo (Bari) nel 1977 ha già all’attivo una vasta produzione in prosa e in poesia oltre a numerose curatele.
Tra i suoi romanzi ricordiamo: Il paese delle spose infelici (Mondadori, 2008) da cui è stato tratto il film omonimo diretto da Pippo Mezzapesa nel 2011; Ternitti (Mondadori, 2011); Candore (Einaudi, 2016).
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Mario Desiati, Spatriati- Einaudi 2021
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