
Un giardino scosceso davanti all’oceano o un frutto su una tavola rimandano alla stessa dimensione esistenziale e, insieme, concorrono a riportare la persona umana al suo centro, nel momento presente ed esatto della vita attuale in cui la verità sembra, per un attimo, brillare e con essa il mondo intero, pur rimanendo tuttavia velata e irraggiungibile, misteriosa.
Per quanto nelle poesie di Sophia si avverta una sorta di tremolio esistenziale di fondo, vi è in esse una decisa volontà a mettere in evidenza gli scostamenti dalla giustizia sociale e dall’equità denunciando, talvolta a fior di metafora, la demagogia e il fariseismo che spesso trovano, nella società, la loro più immediata e dannosa affermazione.
[…] Não aceitamos a fatalidade do mal. Como Antígona a poesia do nosso tempo diz: «Eu sou aquela que não aprendeu a ceder aos desastres.» Há um desejo de rigor e de verdade que é intrínseco à íntima estrutura do poema e que não pode aceitar uma ordem falsa.
O artista não é, e nunca foi, um homem isolado que vive no alto duma torre de marfim. O artista, mesmo aquele que mais se coloca à margem da convivência, influenciará necessariamente, através da sua obra, a vida e o destino dos outros. Mesmo que o artista escolha o isolamento como melhor condição de trabalho e criação, pelo simples facto de fazer uma obra de rigor, de verdade e de consciência ele irá contribuir para a formação duma consciência comum. Mesmo que fale somente de pedras ou de brisas a obra do artista vem sempre dizer-nos isto: Que não somos apenas animais acossados na luta pela sobrevivência mas que somos, por direito natural, herdeiros da liberdade e da dignidade do ser. […]
[…] Non accettiamo la fatalità del male. Come Antigone la poesia del nostro tempo dice: «Sono colei che non ha imparato a cedere ai disastri.» C’è un desiderio di rigore e di verità che è intrinseco all’intima struttura del poema e che non può accettare un ordine falso.
L’artista non è, e mai è stato, un uomo isolato che vive nelle altezze di una torre d’avorio. L’artista, proprio colui che più si colloca ai margini della convivenza, influenzerà necessariamente, attraverso la sua opera, la vita e il destino degli altri. Anche se l’artista scegliesse l’isolamento come migliore condizione di lavoro e creazione, per il semplice fatto di fare un’opera di rigore, di verità e di coscienza, egli contribuirà alla formazione di una coscienza comune. Anche se parlasse solamente di pietre o di brezze l’opera dell’artista viene sempre a dirci questo: Che non siamo solo animali braccati nella lotta per la sopravvivenza ma che siamo, per diritto naturale, eredi della libertà e della dignità dell’essere. […]

A PAZ SEM VENCEDOR E SEM VENCIDOS
Dai-nos Senhor a paz que vos pedimos
A paz sem vencedor e sem vencidos
Que o tempo que nos deste seja um novo
Recomeço de esperança e de justiça
Dai-nos Senhor a paz que vos pedimos
A paz sem vencedor e sem vencidos
Erguei o nosso ser à transparência
Para podermos ler melhor a vida
Para entendermos vosso mandamento
Para que venha a nós o vosso reino
Dai-nos Senhor a paz que vos pedimos
A paz sem vencedor e sem vencidos
Fazei Senhor que a paz seja de todos
Dai-nos a paz que nasce da verdade
Dai-nos a paz que nasce da justiça
Dai-nos a paz chamada liberdade
Dai-nos Senhor a paz que vos pedimos
A paz sem vencedor e sem vencidos
.
LA PACE SENZA VINCITORE E SENZA VINTI
Dacci Signore la pace che ti chiediamo
La pace senza vincitore e senza vinti
Che il tempo che ci hai dato sia un nuovo
Inizio di speranza e di giustizia
Dacci Signore la pace che ti chiediamo
La pace senza vincitore e senza vinti
Eleva il nostro essere alla trasparenza
Per permetterci di leggere meglio la vita
Per intendere il tuo comandamento
Perché venga a noi il tuo regno
Dacci Signore la pace che ti chiediamo
La pace senza vincitore e senza vinti
Fai Signore che la pace sia di tutti
Dacci la pace che nasce dalla verità
Dacci la pace che nasce dalla giustizia
Dacci la pace chiamata libertà
Dacci Signore la pace che ti chiediamo
La pace senza vincitore e senza vinti
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PÁTRIA
Por um país de pedra e vento duro
Por um país de luz perfeita e clara
Pelo negro da terra e pelo branco do muro
Pelos rostos de silêncio e de paciência
Que a miséria longamente desenhou
Rente aos ossos com toda a exatidão
Dum longo relatório irrecusável
E pelos rostos iguais ao sol e ao vento
E pela limpidez das tão amadas
Palavras sempre ditas com paixão
Pela cor e pelo peso das palavras
Pelo concreto silêncio limpo das palavras
Donde se erguem as coisas nomeadas
Pela nudez das palavras deslumbradas
— Pedra rio vento casa
Pranto dia canto alento
Espaço raiz e água
Ó minha pátria e meu centro
Me dói a lua me soluça o mar
E o exílio se inscreve em pleno tempo
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PATRIA
Per un paese di pietra e vento forte
Per un paese di luce perfetta e chiara
Per il nero della terra e per il bianco del muro
Per i volti di silenzio e di pazienza
Che la miseria lungamente ha disegnato
Rasente alle ossa con tutta l’esattezza
Di una lunga relazione irrecusabile
E per i visi uguali al sole e al vento
E per la limpidezza delle tanto amate
Parole sempre dette con passione
Per il colore e per il peso delle parole
Per il concreto silenzio limpido delle parole
Da dove si ergono le cose nominate
Per la nudità delle parole abbagliate
— Pietra fiume vento casa
Pianto giorno canto ardore
Spazio radice e acqua
O mia patria e mio centro
Mi duole la luna mi singhiozza il mare
E l’esilio s’inscrive in pieno tempo
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Non mancano di certo gli attacchi al potere, sono esemplari molte poesie scritte durante la dittatura salazarista; si tratta di versi che hanno saputo alimentare la speranza nella rivoluzione, fino al canto di gioia nel giorno atteso della caduta della ditta- tura in Portogallo, infatti, nella poesia 25 di aprile, giorno della Rivoluzione dei garofani (1974), Sophia canta:
Questa è l’alba che attendevo
Il giorno iniziale intero e limpido
In cui emergiamo dalla notte e dal silenzio E liberi abitiamo la sostanza del tempo
.
NOTE SULL’AUTRICE
Sophia de Mello Breyner Andresen (Porto, 6 novembre 1919 – Lisbona, 2 luglio 2004) è stata una poetessa portoghese, tra i maggiori autori lusitani della storia della letteratura. Sin da giovane si oppose al regime di Salazar componendo poesie contro la dittatura.
Sposata con il giornalista Francisco Sousa Tavares ebbe cinque figli. La sua prima raccolta di versi è del 1944 ma fu nel 1964 che ottenne finalmente il successo per la raccolta poetica “Livro Sexto” e dopo la Rivoluzione dei garofani del 25 aprile 1974 fu eletta all’Assemblea costituente nella lista del Partito Socialista, ma lasciò presto la politica per tornare alla letteratura traducendo opere di Dante e Shakespeare. È autrice di racconti e di favole per bambini.
Nel giugno 1999 ricevette a Salvador de Bahia il prestigioso Premio Camões.
Tra le principali pubblicazioni di Sophia de Mello Breyner Andresen ricordiamo
Poesia (1944), Dia do Mar (1947), Coral (1950), No Tempo Dividido (1954), Mar Novo (1958), O Cristo Cigano (1961), Livro Sexto (1962), Geografia (1967), Dual (1972), O Nome das Coisas (1977), Navegações (1983), Ilhas (1989), Musa (1994), O Búzio de Cós e outros poemas (1997).
Per la prosa e la narrativa per ragazzi ancora numerosi gli scritti tra cui: Contos Exemplares (1962), Os Três Reis do Oriente (1965), A Casa do Mar (1979), Histórias da Terra e do Mar (1984), O Carrasco (1991), Era Uma Vez uma Praia Atlântica (1997), O Anjo de Timor (2003), A Menina do Mar (1958), A Fada Oriana (1958), A Noite de Natal (1959), O Cavaleiro da Dinamarca (1964), O Rapaz de Bronze (1966), A Floresta (1968), A Árvore (1985).
Anche per il teatro non mancano i testi, di cui citiamo O Bojador (1961), O Colar (2001) a cui si devono accludere anche tutte le proposte di saggistica e traduzione (traduzione in portoghese di Il Purgatorio di Dante Alighieri).
