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Qualche mese fa vi parlavo di Antonio Lillo, poeta ed editore pugliese, nella sua prima veste, quella di autore.
Torno a parlarne perché la sua casa editrice, Pietre Vive, ha appena lanciato una nuova collana, chiamata Le pietroline. Si tratta di libri di poesia destinati a bambini e adolescenti, accompagnati da illustrazioni create appositamente (del resto, la grande cura per la parte grafica è da sempre un segno distintivo di quest’editore).
Sono usciti i primi tre volumi, ma altri sono già annunciati.
Agostino. Storie in rima, firmato da Michele Paoletti per i testi e da Lucia Lodeserto per i disegni, è fra i tre quello più esplicitamente indirizzato a un pubblico infantile. Pensato dall’autore come favola da raccontare ai propri figli, è un incantevole apologo sulla tolleranza e sull’accettazione del diverso. I disegni, dai morbidi toni pastello, vanno ad accentuare la grazia e la delicatezza del dettato poetico.
Il ciclo del lupo di Anna Correale (testi) e Valeria Puzzovio (disegni), costruito su una serie di brevi sequenze in versi liberi, si incentra sull’enigmatica apparizione dell’animale annunciato dal titolo, che assume via via significati sempre profondi e inquietanti. Ma le due autrici si guardano bene dallo svelare il simbolo, preferendo affidarsi piuttosto all’allusività. Tutti i testi presentano anche una traduzione francese, realizzata da Danièle Rousselier e Maria Crisitina Bonini, con la supervisione di Violetta Latte.
Con L’arte di allacciarsi le scarpe, ci troviamo davanti al testo in cui parole e immagini convivono in maniera più stretta. I versi di Alessandro Silva Ferrari raccontano, in uno stile ricco di scorci e scarti semantici, una vicenda privata, dai toni vagamente surreali, che va a profilarsi sul drammatico sfondo del disastro ambientale di Fukushima (ricordiamo che, sempre per lo stesso editore, Silva aveva pubblicato nel 2016 L’adatto vocabolario di ogni specie, dedicato alla vicenda dell’Ilva di Taranto). I disegni di Federico Galeotti assumono il carattere di un vero e proprio fumetto, che accompagna, integra e completa il significato delle poesie.
Tutti e tre i testi sono disponibili presso i principali rivenditori fisici e online, oltre che sul sito dell’editore.
Sergio Pasquandrea
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Da Agostino. Storie in rima
I Celestini
sono personaggi
un po’ strani,
con quattro dita nei piedi
e tre nelle mani.
Orecchie a punta
naso a patata,
occhi splendenti
di forma affusolata.
Ma se per caso
li chiami Folletti
urlano e iniziano
a farti i dispetti.
Oggi al villaggio è un giorno di festa
musica e canti nella foresta,
perché un celestino è appena nato,
si chiama Agostino il nuovo arrivato.
Il babbo e la mamma
sono lieti e felici,
anche i nonni, i cugini,
gli zii e gli amici.
Finché nonno Abramo
strizzando un po’ l’occhio
fa: «Pare verdino
questo marmocchio».
«Noi siamo azzurri
dai piedi alla testa
e io mi domando
che storia sia questa.»
[…]
«Abramo che dici?
Così non si fa.
Lascialo crescere
e poi si vedrà.»
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Da Il ciclo del lupo
Ho incontrato un lupo
Era sulla strada e mi fissava
Che bel cane!
Ho pensato vedendolo
Ma era un lupo
E in un balzo si è dileguato
Poi è rimasto impresso
Nelle mie visioni per l’intera giornata
Forse avrei potuto inventare il lupo
Se non fosse scappato in un balzo
Nell’invisibilità del non dimostrabile.
Forse il lupo mi sarebbe bastato
A sostenere queste giornate tutte uguali.
Forse se avessi condiviso la sua
Apparizione
Sarebbe stato vero
E io salva
[…]
Come tornare al lupo?
Come ritrovarlo?
Come lasciarlo ancora passare?
Attraversare
Il sangue che si ferma alla sua vista.
Come ritrovarlo?
Sulla strada assolata
Proprio mentre io la percorrevo
Proprio dove il caso si faceva necessario
Allo snodo tra i due
Nell’esatto punto in cui puoi tornare o andare via
Dove resta la cicatrice
Su quello snodo
Il passato esiste
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da L’arte di allacciarsi le scarpe
..Metà (forse) della vita è scorsa
crescendo in carne su i midolli [e le ossa].
…………………………….Mi è passata
accanto e ha tolto la dolcezza al corpo
per lasciare quiete ed una cruna
di occhio ficcata. Il tempo intimo fa
venire giovane la schiena, scuote
miele al pube e voglie senza vergogna
tra le reti dei rami nelle notti
dei gridi alla gola. Intorno avvengono
metamorfosi e se l’erba tiepida
vibra alla caviglia preparo i piedi
perché scavino scarpe nuove.
Scelte in tela bianca dove più facile
smemora lo scompiglio che si scrolla
dello sporco e da nero passa a grigio,
……………………………………spacca ferite e sbiadisce.
[…]
..L’arte di allacciarsi le scarpe ha fine
la sera, nel ricamo del giardino.
Qui. Sotto l’angolo a tettoia
la lanterna e il tendaggio: è tutto
più semplice e si impoverisce.
La luce è agitata dall’uomo:
seduto e nudo preme carne
sui ricordi [teschi piccolissimi
– o di giganti – che alzano lo sguardo,
…………….e anche morti di malattia].
L’uomo sbarbato e nudo preme
carne nei ricordi [da fantasma
affamato] sulla scia di ciò
che sogna, miserabile perché
ha solo parole a rovescio in bocca.
[…]
..Non è un’anomalia il cielo che
sanguina spasmi irregolari di suoi
polmoni.
………………..Saette, e le folle di ospiti
al Tempio sotto un piovasco improvviso.
Le Oche sgranano il canto
nel vuoto della sera. Adunate
a selva su rosse
………………………………sfumate d’acqua
posano fiducia in nervi sul fondo
di molte pupille. La prima morte
e l’attorcigliarsi dell’acqua
per il pesce le guidano nei cieli
di neve e cime d’alberi. Ogni inverno
da una bocca di montagna a un’altra.