PASSAGGI CON FIGURE- Elianda Cazzorla: Segrete assonanze

elianda cazzorla– villa in pineta- castiglione della pescarica- giugno2022

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Ho camminato per quattro mattine in una pineta. Non erano le prime luci dell’alba, ma le prime ore del giorno. L’ho fatto con regolare metodicità in modo da trasformare il primigenio tentativo di esplorazione del territorio in una regola quotidiana.

Un’ora e mezza di cammino per quattro mattine nel silenzio del verde e dell’azzurro.

Il primo giorno non sapevo che ci fosse una pineta che costeggiasse il mare, non ne conoscevo il nome e appena uscita dalla villa mi sono sentita persa: un labirinto di stradine tutte uguali. Poi ho scoperto su un palo nascosto dalla vegetazione, davanti all’entrata della villa, un numero, il sessantaquattro. Sono andata avanti e ho capito d’avere sbagliato strada. In quella direzione sarei arrivata all’uscita del residence con il guardiano e la sbarra. Residence è il nome giusto del luogo in cui sono? Ma dove sono?

Ho fatto dietro front. Ho lasciato a sinistra il sessantaquattro e sono andata in quella che doveva essere la direzione dell’accesso al mare. Prima di un ponticello, sul canale a destra di un corso d’acqua – fosso Tonfone – ho visto un sentiero e l’ho imboccato. Dapprima gli occhi agli alti pini marittimi, con i loro ombrelli più vicini al sole, aspirando resina nei passi tra terra e sabbia, seguendo un recinto di pali lucidi d’olio di lino; poi sul bordo scosceso tra acqua e riva lì dove l’onda si arriccia bianca di schiuma e la rena passa rapida dal grigio chiaro al grigio scuro con l’acqua che la lambisce. In andata, il fiato sospeso con gli occhi al cielo che scoprivano l’intreccio di rami e di aghi e tronchi, alcuni contorti, altri genuflessi e qualcuno supportato da tutor pazienti e le pigne. Le pigne in fila come uccelli in attesa e nel frinire delle cicale. Nel rumore bianco. Al ritorno lungo la riva con le scarpe nella mano destra e i piedi bagnati e il tuffo nel mare con bracciate felici.

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elianda cazzorla- pineta di roccamare- fosso tonfone- giugno 2022

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Non so se esistono in Italia altre pinete così belle che paiono aver superato sconosciute difficoltà nel rimanere intatte, lontano dalle fiamme, con gli idranti in diversi punti del sentiero. Il caso mi ha portato in questo lembo di Maremma con un invito dell’ultimo minuto e poco tempo per prepararmi al viaggio, se non per individuare la linea ferroviaria con i suoi tre cambi da Padova a Firenze a Grosseto e poi una ventina di chilometri in auto fino a Castiglion della Pescaia. Su quella riva del Tirreno con le spalle al Poggio che sovrasta la pineta, a destra l’isola d’Elba, man mano che procedi con lo sguardo l’isola del conte di Montecristo, perse nella foschia le Formiche di Grosseto, poi l’isola del Giglio fino a raggiungere l’Argentario. Sulla spiaggia lunghi capanni squadrati coperti da canne di bambù con il numero corrispondente alla villa in pineta. E tanto silenzio.

Il secondo giorno leggo sul recinto ad altezza ginocchio un cartello: Pineta di Roccamare.  Cammino ripensando alle immagini nitide del sogno e a quella sensazione di ritrovata serenità che dà la scoperta di essere ancora in grado di ricordare ciò che nella notte si palesa tra gli occhi chiusi. Erano mesi che non succedeva. Manca poco al dietro front degli otto chilometri per la spiaggia, quando, guardando verso il mare, sfugge allo sguardo una volpe con la coda spazzolona bruna, gonfia di pelo e di paura; vado a cercarla tra le dune e i cespugli di ginepro e di mirto. Non c’è più e poco più in là, oltre i capanni, nella sabbia che alle dodici brucerà le piante dei piedi, ora velluto soffice dopo l’umidità della notte, scorgo l’impronta di un corpo squamato, non è un copertone di bici o di moto, è un serpente sfuggito alla volpe tra i cespugli. Penso alla pineta di cui non so nulla, mi sento in colpa di non avere letto in qualche sito, mi sento impreparata, poi mi perdono e dico: Esplorala col corpo, tocca il rosmarino, il mirto, il ginepro, spezza le foglie di eucalipto e porta l’odore di ogni pianta alle narici. Rialzo gli occhi al cielo e non so come mi arriva un viso con l’espressione sorniona che Tullio Pericoli ha tracciato in un suo noto disegno. Due pugni che reggono il mento e i gomiti sulla sfera del mondo. Italo Calvino. Penso che forse questi sono gli alberi della fuga del suo amato Cosimo, giovane nobile della famiglia di Rondò che non sopporta le lumache a pranzo. Però mi sovviene che Il barone rampante è ambientato nel paesaggio ligure, nella foresta di  Ombrosa… eppure c’è qualcosa che mi ricorda Calvino.

Lungo la spiaggia, sulla rena umida, mi scopro a contare strani buchetti di diversa grandezza, non tanto differente, in un quadrato di dieci per dieci centimetri, buchetti che si aprono e si chiudono ad ogni passaggio d’onda. Mi dico: saranno insetti… osservo più attentamente: sono le impronte delle bolle d’aria che scoppiano e lasciano la loro fossette. Senza alcun fermo immagine sull’analogia tra la vita breve della bolla e la vita di ognuno, mi godo quella scoperta che mi pare sensazionale. La sabbia bagnata non mi aveva mai rivelato un simile segreto.

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elianda cazzorla– villa in pineta- castiglione della pescarica- giugno2022

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Il terzo giorno so che nella pineta di Roccamare ci sono quasi duecento ville, realizzate verso la fine degli anni Cinquanta sotto la guida di due architetti Ugo Miglietta e Antonio Canali attenti a combinare le geometrie di Frank Lloyd Wright con lo stile locale, ognuna con una sua struttura, ognuna nella sua originalità. Solo oggi scorgo, vicino a un’ampia finestra della villa in sala la mappa di evacuazione, scatto perché il drone che è in me non riesce a immaginare tutto quello spazio, combinando tra di loro le diverse immagini di case che ho collezionato camminando.

Il quarto giorno sono pronta a pagare il pegno per tutta quella bellezza vissuta e a non sbuffare con i cambi e le coincidenze perdute nei ritardi e il caldo afa di Firenze e i piedi che bollono nell’attesa davanti al tabellone che non ha più caratteri luminosi. E intanto sperare che ritornino e intanto seguire la voce dell’altoparlante e dare attenzione al megafono degli addetti alla sicurezza, che girano con un simil-Ape tra i viaggiatori sospesi, per comunicare il numero del treno in ritardo e il numero dei binario. E quello fa in tempo a cambiare dopo nemmeno tre minuti e a ritornare ad essere il binario detto in prima battuta dopo cinque. Mamma mia che caos! Allora scrivo nella mente frasi scomposte sulla Pineta che stamattina ho incontrato alle sette, in anticipo per la partenza.

Sono finalmente seduta, cerco gli incastri tra le parole per dire le emozioni e sarà che sono in quel treno che si chiama Italo… m’arriva al cervello l’immagine dello scrittore con la sua posa sorniona scelta da Tullio Pericoli. Digito in Google il nome dello scrittore e Roccamare. Il cuore batte in accelerata quando scopro che un corteo funebre ha imboccato la stradina che conduce su al “Poggio delle trincee” che sovrasta Castiglion della Pescaia per raggiungere un cimitero marino. La bara, portata a spalla ha raggiunto la terrazza più in alto, proprio accanto al piccolo monumento ai caduti, seguita da una folla silenziosa[1]. Era il 1985.

Italo Calvino chiese d’essere seppellito su quel Poggio che sovrasta il mare Tirreno con la pineta di Roccamare che corre parallela in basso.  Quella spiaggia la conosce molto bene: il signor Palomar è in piedi sulla riva e guarda un’onda. Il mare è appena increspato e piccole onde battono sulla riva sabbiosa. Non che egli si assorto nella contemplazione delle onde punto non è assorto perché sa bene quello che fa, vuole guardare un’onda e la guarda.[2]

Italo Calvino grazie a Pietro Citati[3] nel 1972 scopre Roccamare che nomina luogo dell’anima. Fino al 1985 trascorrerà lì ogni estate e nella Villa in Pineta scrive alcuni capitoli di Palomar e cinque delle sei Lezioni americane senza concluderne la scrittura. Probabilmente segnato dall’intensa attività che quei saggi avevano richiesto il 19 settembre muore in ospedale a Siena dopo la grave emorragia cerebrale che lo aveva colpito a Castiglion della Pescaia.

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elianda cazzorla- pineta di roccamare- giugno 2022

 Elianda Cazzorla

NOTE AL TESTO

[1]https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/09/21/calvino-sepolto-di-fronte-al-mare-nella.html

[2] Italo Calvino, Palomar, pag.5 Einaudi 1983

[3]https://firenze.repubblica.it/cronaca/2010/09/15/news/citati_in_maremma_trov_un_altra_patria-7088662/

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