venezia- campo santo stefano
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«L’umidità macchia i battiscopa e sfalda la pittura dei muri dietro le librerie» non è raro a Venezia e seguendo Melania, che guida con determinazione, si può prendere una spremuta in Campo S. Stefano, guardare le vetrine del Calle della Mandola, osservando «il girovagare rilassato dei turisti, insieme alla camminata veloce di chi sta andando al lavoro e li schiva infastidito».
Questo occhio sulla città e le persone è di Nanda, per meglio dire di Fernanda, psicanalista di professione, e Melania è il suo cokerspaniel.
Dopo la trilogia che ha visto in azione il commissario Zambon e ci ha fatto conoscere una Venezia segreta e insolita, con un imprevisto cambio di prospettiva, da paziente ad analista, Elisabetta Baldisserotto, nel suo ultimo romanzo Il dolore degli altri, torna a parlare dei problemi di tutti attraverso una città simbolo di bellezza, decadenza e umanità.
Il dolore degli altri è il pane quotidiano di Fernanda e arginarlo, non farsene contagiare nella vita privata, è il suo imperativo. Ma anche la deontologia più rigorosa è influenzata dalle emozioni, dalla sensibilità, dalle preoccupazioni e lo sconfinamento è sempre possibile, qualche volta inevitabile.
Come nel caso di Gioia, una ragazza solare che, improvvisamente, non si presenta a un appuntamento, lei così puntuale e attenta alla sua terapia. E qui scatta il desiderio della dottoressa di fare chiarezza e scoprire il motivo di quel ritardo che diventa una sparizione.
Scandita dai gesti quotidiani della professione e dell’accudimento familiare, si svolge un’indagine sui generis che finisce di chiamare in causa il commissario Zambon. La sua competenza sarà infatti determinante per sciogliere la matassa di supposizioni, idee preconcette e falsi indizi.
Così torna in scena, ma senza prevalere su Fernanda, con il suo «ragassi, gran calma» il commissario dei romanzi precedenti, e qui ne ricaviamo un ritratto fisico che ci mancava, per così dire, perché a osservarlo è la donna, Fernanda, non la psicanalista.
C’è anche un gradevole gioco di coppia tra lei e il marito, con frizzi e lazzi in italiano e spagnolo. Tra un risotto agli asparagi e un desayuno messicano, uova strapazzate e fagioli neri ripassati in padella, si gusta l’intimità fra due persone che si amano da tempo e continuano a stimarsi e supportarsi nelle prove della vita.
Ma il dolore degli altri, quel flusso che ritorna appena si gratta la superficie delle parole, che affiora dietro un sorriso tirato o si nasconde dietro gesti rassicuranti, è l’altro protagonista, silente, di questo romanzo.
All’autrice, con la sua penna sapiente e delicata, il compito di raccontarlo, tra campielli, cucina e studio professionale, per riconoscere valore alla sofferenza che, taciuta, scava tunnel profondi di amarezza e può sfociare nella disperazione.
Laura Bertolotti
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NOTA SULL’AUTRICE
Elisabetta Baldisserotto, psicanalista junghiana, vive e lavora a Venezia. Ha pubblicato diverse monografie, come Leggere i sentimenti. Un percorso psicologico e letterario (2011) e racconti, tra cui Carmen, che le è valso il premio della critica Pordenonelegge 2002. Si è fatta conoscere al grande pubblico con la trilogia poliziesca pubblicata con Cleup a partire dal 2015, Morire non è niente, Di là dall’acqua (Premio Giallo Indipendente 2018), Gli occhiali di Hemingway (2019). Nel 2020 ha pubblicato Ritratti di donne (Terra d’ulivi edizioni).
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Elisabetta Baldisserotto, Il dolore degli altri – Neos Edizioni 2022.