PASSAGGI CON FIGURE: – Elianda Cazzorla: Sguardi d’autore

andrea Mantegna-la resurrezione

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Roma. Giovedì Grasso del 1465. Andrea Mantegna dopo una notte passata a dipingere il Cristo Risorto, si ritrova, nelle prime luci dell’alba, con il suo amico Giano Pannonico nella fiumana di gente festosa ed eccitata che sbuca da ogni dove, strade case anfratti. Gioia alta nei cuori per l’impiccagione di tre condannati nel primo giorno di Carnevale, uno spettacolo che per nulla al mondo, la fiumana festosa si sarebbe lasciata sfuggire. Andrea abituato ad osservare la realtà con l’attenzione di chi la seziona per dipingerla, punta lo sguardo sul carro dei tre disgraziati portati al patibolo e incrocia nei suoi gli occhi di un ragazzo magro con i capelli biondo cenere sciolti sulle spalle. Il poveraccio indossa un largo camicione che gli lascia il petto scoperto e gira la testa a destra a sinistra per trovare un qualche appiglio di salvezza. Quegli occhi Andrea li ha già visti… c’era un carro, c’era la folla, c’era un patibolo. Era… Padova… 12 anni prima, lo stesso viso, la stessa espressione persa… che sia un Resuscitato, quell’uomo? Zarlino, con due fori nei piedi, è forse un Cristo camuffato?

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andrea mantegna- cristo risorto Gesù risorto tra  sant’Andrea e longino- bozzetto 

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Questo lascia intendere che Rossana Comida nell’incipit del suo romanzo Resurrexit dominus crei un parallelismo tra il Cristo appena dipinto da Andrea Mantegna e Zarlino? Ci racconti l’origine dell’idea. Come è nato Zarlino?

Zarlino nasce da una battuta di un insegnate durante un aggiornamento, per noi guide al Bo. In teatro anatomico, disse, riferendosi al fatto che Venezia per le autopsie consegnava agli studenti di anatomia due o tre corpi l’anno, ed erano quelli dei condannati a morte per impiccagione, disse: speriamo che almeno per una volta che i corpi siano di morti e non vivi…

 Facciamo un salto nel tempo e nello spazio, 1453 Padova. Andrea ha 22 anni quando alloggia in una piccola casa al confine con palazzo Savonarola, residenza del dottore Michele Savonarola, illustre medico padovano che ha aiutato il giovane a liberarsi dal dominio del maestro di bottega, nonché padre adottivo Squarcione.  Andrea nutre un profondo affetto per il dottore Savonarola che considera il giovane un piccolo genio della pittura e gli procura la realizzazione di un polittico per la chiesa di Santa Sofia. Andrea nelle sere meno fredde si affaccia al terrazzo della sua casa e osserva il pozzo nella piazzetta Santa Lucia, spera che si allarghi per scorgere il riflesso della luna nelle sue acque scure. Secondo le dicerie, diffuse da più di cent’anni, il mago, Pietro D’Abano lo aveva spostato dal cortile della sua casa nella piazza pubblica per non essere più disturbato dal vociare insistente di chi attingeva l’acqua dalla cisterna. Realtà e magia attraversano la storia della vita del grande pittore veneto che cammina in una Padova pullulante di misera umanità… Seguiamolo: Andrea si ferma e osserva le lunette sotto i portici dell’Ospedale di San Francesco costruito dopo lo sterminio dei principi da Carrara evento che sugella l’inizio della dominazione veneziana.

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andrea mantegna- cristo in pietà sorretto da due angeli  (statens museum for kunst-copenaghen)

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“Sotto alle lunette dipinte riparata dalle piogge e dal l’insolenza del mondo, umanità piagata finalmente giunta a destinazione, mostrava impietosa cosa rimaneva di lei. Mercanti con gli abiti a brandelli, vittime di una congiura maligna e perversa, vagabondi e pitocchi dedichi all’accattonaggio, pellegrini stranieri dolenti nel corpo nell’anima: tutti si stringevano nei pochi panni rimasti, emettendo litanie con voci flebili e strascicate, spezzate dalle tossi, infestati dai pidocchi e dalla tigna, emanavano fetori come letamai ambulanti.  Chi veniva dalle campagne ne arrivava stremato. Molti cadevano prima di raggiungere l’ospedale, si piegavano sulle gambe e sputavano impiastri di sangue ed erba. Chi si reggeva in piedi era così sottile da sembrare evanescente, così sottile ed evanescente da poter essere impiccato al fumo. Altri ridotti a una magrezza tale da assomigliare a mummie, con gli occhi al fondo delle occhiaie incavate chiusi come gherigli di noce disseccate fra le ossa, si trascinavano sin davanti ai portoni. Uomini simili a ragni emaciati si accampavano lungo portico facendo aderire il loro corpo ai muri dell’edificio che sembrava quasi respirare con loro in silenzio.”

Alcuni luoghi della città di Padova, vivi negli occhi di Andrea Mantegna, sono scomparsi, altri ci sono ancora e chissà se sono com’erano. Ci racconti come ha fatto a immaginarli così vivi quelli che non ci sono più e cosa ci puoi dire sui luoghi trasformati presenti nel suo romanzo?

Riguardo ai luoghi raccontati in verità si è applicata l’immaginazione. Ho fatto un collage di case edifici e luoghi sia veri che descritti che potevano servire alla descrizione e che potevano in effetti essere stati reali in quei luoghi. Un lavoro di memoria che però non saprei ricostruire oppure sì con un lento lavoro di ricerca di cose viste e studiate..

andrea mantegna- cappella ovetari, martirio san cristoforo

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Il filo che attraversa il romanzo è quello degli sguardi. Quello generatore della storia l’abbiamo evidenziato nell’incipit, ce ne sono altri su cui vorrei soffermare l’attenzione. Ogni sera, gli occhi del sacrestano, prima di chiudere le porte della chiesa degli Eremitani, si fermano a guardare il lavoro del giorno dell’artista sul martirio di San Cristoforo. Passano in rassegna centimetro per centimetro le figure dipinte, l’uomo si emoziona, non riesce a non tendere le mani verso quei volti, quei corpi che sembrano vivi e nello stesso tempo eterni… e si allontana nel momento in cui ha la sensazione di essere stato preso dal demonio. Dentro di sé pensa che l’artista non è altro che un demonio capace di dare forma all’invisibile, eppure gli occhi del sacrestano sono attratti, sedotti e spaventati dalla bellezza e grandiosità dell’affresco.

Per il sacrestano, Andrea  Mantegna è un pittore senza Dio, quale visione d’arte ci danno gli occhi del sacrestano?

Il sacrestano è il critico d’arte per me perfetto, quello che si appassiona profondamente e quasi con dolore, alla magia dell’ immagine, che si fa trasportare in ex-tasis dentro l’opera e non è importante che poi la apprezzi o no alla fine. .

andrea mantegna- martirio s. cristoforo, dettaglio (chiesa degli eremitani- cappella ovetari, padova)

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Ultimo sguardo di Andrea è quello dall’alto sulla città di Padova. È salito sulla torre più alta della chiesa di Santa Giustina per poter respirare un po’ in quella umida sera d’estate. Deve placare quel senso d’oppressione che lo prende. È la notte del delirio collettivo, una notte che potrebbe ben stare nel Candide di Voltaire, in cui le chioare ridotte in cumuli di macerie provocano una vendetta dentro l’altra. Soldati veneziani e boni homines padovani che si azzuffano nel mezzo della corte. Contadini, studenti, monaci un contro l’altro armati. Zarina che sparisce in modo assurdo.

Rossana Comida come hai costruito questa visione finale che è carica d’ironia? È fuori luogo dire che s’avvicina alla grande parata quando i giochi sono finiti e i tendoni del circo si chiudono?

 La visione di Mantegna non è carica di ironia, non la sua, perché lui avverte la drammaticità del momento e che quel probabile equivoco sarebbe stato foriero di rovina… L’ ironia è la mia che rileva come da un atto illegale e gravissimo come quello di risparmiare la vita agli impiccati, per poi venderli per il tavolo delle autopsie, si giunga ad equivoci maggiori che tirano in ballo il diavolo. Del resto non poteva che evocare il diavolo questa storia, perché sotto la copertura della ricerca scientifica si sono commessi abomini sull’ umanità. 

Elianda Cazzorla

 

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NOTE SULL’AUTRICE

Rossana Comida (Trieste, 1959) si è laureata in Storia dell’Arte all’Università di Padova. È Presidente delle Guide Turistiche Ascom di Padova ed esercita l’attività di guida turistica nel territorio nazionale. Con Paola Baldin ha pubblicato il saggio Giotto Assisi e Padova (2010). Questo è il suo primo romanzo.

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Rossana Comida,  Resurrexit dominu. Andrea Mantegna e la storia di Zarlino- Cleup 2018

 

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