safet zec
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Ogni tanto viene pubblicato un libro prezioso. AnimaMundi Edizioni presenta L’Ultima Parola sul Pane, una selezione delle poesie del sirio-libanese, Fuad Rifka (1930-2011), uno dei più importanti poeti di lingua araba dei nostri tempi, già pubblicata da Edizione del Leone nella prima edizione Italiana e vincitore del Premio Mediterraneo del 2008.
La traduzione da Piero Bruno, Adnan Haydar, Paolo Ruffilli e Aziz Shihab, è finissima, “sebbene perde il ritmo e la sonorità dell’arabo originale” siamo profondamente grati di poter accedere ai versi, un distillato ristretto del pensiero del poeta.
Una piccola nota biografica ci informa che la sua famiglia cristiana lascia la Siria “per sopravivenza e lavoro” e si trasferisce a Beirut. Città cosmopolita e crocevia millenaria di correnti filosofiche e mistiche, Beirut ospita un Goethe Institut, cruciale per la formazione del giovane, che in questa istituzione viene a contatto con la filosofia e la poesia del mondo germanico. Egli descrive l’incontro come “un terremoto” nella sua esistenza. La propensione di Rifka al misticismo Sufi arrichisce i suoi studi sull’estetica di Heidegger che il giovane approfondisce nella sua tesi di dottorato eseguita a Tübingen. Contemporaneamente s’innamora di Goethe e dei poeti tedeschi del ventesimo secolo: Rilke, Hölderlin, Novalis, Trakl, Hesse, Celan e Brecht. Sono gettate le basi del suo approccio all’esistenza e del suo singolare percorso di vita intellettuale.
In sintonia con il suo pensiero – nessun corpo esiste in isolamento, l’inerzia non esiste, pure una roccia assorbe ed emette qualcosa – Fuad Rifke sceglie una carriera di condivisione intellettuale, insegnando filosofia al prestigioso American University of Beirut (1966-2005) che lo premia col titolo di professore emerito. Avrà incarichi di insegnamento e di ricerca negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Italia ed in Germania. I filosofii tedeschi saranno sempre il nucleo del suo programma.
Scrive molto: recite, saggi e poesie. Assieme ad altri scrittori innovativi di lingua araba, ad esempio il Premio Nobel egiziano Naguib Mahfouz, rigetta il linguaggio altisonante dell’ arabo tradizionale scritto considerato un ostacolo alla libertà dell’espressione creativa a favore dell’alfabetismo di quelle popolazioni. Fuad Rifka è co-fondatore del giornale libanese Shi’r (poesie) che lo impegna in un doppio obbiettivo: rivoluzionare la poesia tradizionale araba e tradurre in arabo la poesia contemporanea occidentale. Il desiderio di Fuad Rifka di rendere disponibile la poesia tedesca a tutto il mondo arabo fa sì che sarà il primo a tradurre le poesie di Rilke in arabo senza passare da traduzioni inglesi o francesi.
Il suo lavoro assiduo nel trasmettere la cultura tedesca al mondo arabo viene riconosciuto e Fuad Rifka riceve premi prestigiosi in Germania, incluso la medaglia del Goethe Institut. Collabora inoltre ad una traduzione del vecchio testamento e traduce 365 storie bibliche per bambini di lingua araba, dando loro l’opportunità di leggerle e sentirle nella propria lingua vernacolare.
La voglia di raccontare fa parte della poetica di Fuad Rifka. Le sue poesie sono circolari, narrative brevi, momenti senza tempo, storie senza luogo preciso, nostalgie indefinite, malinconie luminose che suscitano nel lettore il sentimento di essere compreso ed incluso, di essere partecipe dell’evento suscitato dall’uso sapiente della parole. Una poetica universale che va al di là della guerre che coinvolgono il Libano da quasi un secolo e oltre le teologie e le mitologie che dividono culture e persone impedendo una comune esperienza spirituale.
In fondo, tutti gli esseri umani sono molto simili ed uguali; così il poeta gentile e generoso condivide il suo pensiero usando un linguaggio semplice, universale, eterno. Naturalmente il linguaggio poetico di Rifka risentirà della semplicità delle parole dei suoi amati poeti germanici. Ma le poesie sono ingannevolmente semplici proprio perché il semplice coincide con il vero di cui il poeta si fa messaggero. Per accompagnare i lettori Italiani ad avvicinarsi allo stratificato pensiero del poeta gli editori hanno pensato di inserire un saggio breve, un corpus di note critiche ed un intervista, corredati da alcune fotografie dello scrittore. Queste ultime in particolare sono sufficienti per farci intendere la gentilezza e la generosità del poeta, oltre al suo desiderio di condivisione delle verità e delle domande che sorgevano dall’essere di Fuad Rifka.
Laddove il lettore potrebbe non cogliere la ricchezza dei significati del suo dire, aiuta la conversazione tra Fuad Rifka e Ottavio Rossani perché approfondisce i concetti legati al misticismo Sufi. Sarebbe forse da constatare che le scoperte della scienza astrofisica ci fanno progressivamente capire che la natura dell’essere è quella stessa che i mistici hanno sempre intuito: tutto è connesso.
Fortunatamente, su Internet esistono registrazioni della voce di Fuad Rifka. Nel suo saggio, Memoria, Traccia e Segno (pp 71-73) Rossana Abis ricorda “il nostro rapimento durante le sue letture ad alta voce … una voce delicata e ricca di armonici che sembrava provenire dall’altrove…” Certamente l’altrove come punto di partenza e meta finale è un tema caro e fondamentale di Rifka. Il disaggio umano è dovuto alla separazione dell’uomo dal fulcro dell’esistenza, vale a dire del suo esilio. All’uomo mancherà sempre qualcosa, come dice Rifka in modo quasi ironico:
Che tu rimpianga, o no,
comunque lo rimpiangerai.
Questa è la condizione che tutti, consapevoli o no, condividiamo. La collezione di poesie presentata qui si apre con una citazione di Hölderlin ” Perché poesia in tempo di bisogno? “. Fuad Rifka risponde così:- la poesia è come il pane, essenziale per nutrire l’anima e sacro come un filo diretto verso il misterioso infinito.- Persino l’apprezzamento della natura ed i suoi colori nella poesia Frutti di Bosco, evocativo di un Haiku, costituisce nutrimento.
Merita infine un cenno la copertina, della preziosa edizione di L’Ultima Parola sul Pane, rilegata con carta di colore del pane, tramato ed invitante come il lino fresco. E’ un invito alla lettura, ansi all’immersione nel fiorire delle parole davanti al mondo, un invito ad un buon incontro. C’è persino la dedica:
Spero di vederti presto. Con amore, Fuad Rifka.
Kit Sutherland
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Poesie da L’ultima parola sul pane di Fuad Rifka
SULLA CIMA DELLA TORRE
L’infanzia che lo amò
dentro i letti dei fiumi,
la donna che lo amò
nell’oscurità delle radici,
gli amici che lo amarono
nelle barche piene di ceneri,
le poesie che lo amarono
sulla punta della forca…
Sulla cima della torre
se ne sta solo,
senza cappello e senza freddo.
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NESSUNO
Nelle città di ferro e di cemento
brillano solitari pochi germogli,
maturano più solitari i frutti,
vanno da soli i merli,
vigila la neve in solitudine.
Nelle città dei numeri
non c’è nessuno alla finestra
né un corpo si appoggia all’altro.
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LA CAPANNA DEL SUFI
1.
Tra questi monti
vive da più di trenta autunni,
con gli sparvieri e con le aquile.
Suo cappello sono il sole e il vento,
i suoi capelli sono le nuvole,
e la sua pancia
nido di falchi.
Sta seduto immobile,
in un posto coperto tutto di muschio.
Mai stanco di stare lì seduto
resta in silenzio.
Due pietre: lui e la roccia.
2.
Dal sorgere del giorno
ama la poesia e resta lì da solo.
Per quarant’anni dentro la capanna,
pregando e digiunando
e salmodiando i cantici.
Poi, maturato,
i suoi occhi vedono la luce
ed eccolo poeta:
dimenticando la poesia.
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DEFINIZIONE
È un’ombra la poesia:
L’ombra di nuvole sui monti,
l’ombra del fumo sulle braci del bosco,
l’ombra di uno sparviero sulla roccia,
l’ombra di un tralcio della vite,
l’ombra della panchina nel giardino vuoto,
l’ombra di foglie tremolanti
e nel ricordo, come una piaga rosa,
l’ombra di un amore che non torna.
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PERCORSO
Nella nostra infanzia
apriamo la porta e dormiamo
come riposa la preghiera
tra le foglie di Dio.
A mezzogiorno
chiudiamo la porta e poi partiamo
nei venti rossi di sabbia, dentro la bufera,
dietro alle tracce del diluvio e del miraggio.
La sera infine
l’ombra si accorcia e si cancella
come un giorno d’estate nel cuore dell’inverno.
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DOMANDA
Nell’ora che il corpo sarà terra, la terra sabbia
e polvere la sabbia, nell’ora in cui
ogni cosa sarà polvere, perché temere?
Finiremo così, naturalmente,
come un fiore di campo,
come un fiore che dice:
“È già tempo di neve, amico mio,
e le stagioni prossime a finire.”
Siamo reti sospese sull’abisso.
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SUSSURRO
Al passante
sussurra il fiume:
io sono il viaggio.
Al fiume sussurra il mare:
io sono la nave.
Al mare
la distanza sussurra:
io sono il capitano.
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SEGNO
La sua poesia col tempo
si consuma,
diventa mormorio,
traccia e segno…
e, nelle vene dell’alloro,
soffio di vento.
L’uccello del cardo e la ciotola della sorgente
leggono quel segno.
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SCRITTURA
Sopra la terra
il frutto, giunto al punto
di essere maturo,
è felice di cadere.
Proprio come sulla carta la poesia:
si accosta dolcemente,
si appropria della penna,
si imprime sopra il foglio
e poi scompare.
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CREAZIONE
Nei letti di fiume dentro il corpo
la nebbia si sveglia e lentamente
sale, si infittisce,
risuona,
prende forma,
nel lampo di uno sguardo
splende lo stupore:
una poesia si strofina gli occhi
a apre la finestra.
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SAGGEZZA
Da tanto tempo ha ormai dimenticato la lettura
ed ha dimenticato anche il sapere,
parole, logica, filosofie,
la sottrazione, l’addizione e ogni altro calcolo.
Nel sole e nella pioggia
intrappola il suo corpo,
diventa frutto
e fiore.
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NOTE SULL’AUTORE
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Fuad Rifka è nato in Siria nel 1930 in un piccolo villaggio della Siria, ma è emigrato in giovane età a Beirut, dove è vissuto come cittadino libanese, e dove è morto nel 2011. Ha studiato Filosofia a Beirut e ha conseguito un dottorato di ricerca in filosofia presso l’Università di Tubinga nel 1965 con una dissertazione sull’estetica di Martin Heidegger. Dal 1966 insegna Filosofia alla Lebanese American University di Beirut. Ha trascorso numerosi semestri come visiting lecturer e studioso negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Germania. Grande conoscitore della poesia tedesca, ha tradotto in arabo tra gli altri Goethe, Novalis, Hölderlin, Rilke, Trakl. È stato professore emerito di filosofia alla Lebanese American University di Beirut. Le sue raccolte sono state tradotte in diverse lingue. Un posto di rilievo nel suo programma di studi occupano i filosofi tedeschi. Il suo ardente interesse per poeti e pensatori tedeschi è nato casualmente più di quarant’anni fa al Beirut Goethe Institute, quando ha scoperto un’edizione inglese delle “Duino Elegies” di Rilke. Questo volume di poesie avrebbe avuto un’influenza così duratura su di lui che sviluppò l’urgente desiderio di “tradurre la poesia tedesca in arabo, per farla conoscere in tutto il mondo arabo”. Rendere la poesia contemporanea in arabo è stato anche l’obiettivo dichiarato del gruppo associato alla rivista di poesia d’avanguardia “Shi’r”, che Rifka ha co-fondato con Yusuf al-Khan, Adonis e altri nel 1957. “Shi’r ‘ mirava nientemeno che alla liberazione della poesia araba classica dalla sua soggezione a rigide regole di forma e contenuto e l’ammissione di una poesia più libera e sperimentale. Il primo volume della poesia di Rifka fu pubblicato nel 1961, seguito da altre poesie e saggi, oltre a traduzioni dal tedesco e dall’inglese. Nel 1993 fu pubblicata una traduzione della Bibbia a cui aveva partecipato. Questa traduzione ha prodotto un volume di 365 storie bibliche per bambini raccontate da Rifka. Durante tutta la sua opera lirica, Fuad Rifka cerca perennemente il “poema assoluto”. Si astiene radicalmente dall’ornamentazione. In poche parole, concisamente trasmette sia il suo amore per la natura che il suo senso di transitorietà. Usando un linguaggio ridotto all’essenziale, tenta di penetrare nelle profondità del significato al di là delle parole reali. O, come dice lo stesso Rifka: “In tutta la mia poesia ho scritto su una sola poesia – per ottenere una chiarezza sempre maggiore”. Nel 2002 è stato pubblicato “Das Tal der Rituale” ( La valle dei rituali), una selezione in doppia lingua della sua poesia degli ultimi quindici anni. Nel 2007 è seguita la raccolta arabo-tedesca “Die Reihe der Tage ein einziger Tag” (La sequenza dei giorni un solo giorno).
Per le sue traduzioni arabe di poesie tedesche, tra cui Goethe, Hölderlin, Novalis, Rilke e Trakl, Fuad Rifka è stato insignito del Premio Friedrich-Gundolf nel 2001 dall’Accademia tedesca di lingua e poesia, che lo ha anche selezionato come membro un anno dopo .
(rif. https://www.literaturfestival.com/autoren-en/autoren-2004-en/fuad-rifka)
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Fuad Rifka, L’Ultima parola sul Pane- AnimaMundi Edizioni 2022