TEMPI NUOVI- Vittoria Ravagli : La pace vestita da guerra

  bettmann- simbolo di pace che sventola in cima a un veicolo blindato

 

 

LA PACE VESTITA DA GUERRA

Anche se il tempo potrebbe essere in grado di riconciliare, 
le ferite da voi create sono troppo grandi da poter curare.
La verità si nasconde dietro la consapevolezza di tutti
e il muro che la divide però si distruggerà per il suo stesso peso.
E non cercate giustificazioni, guardate i fatti.
Spero che voi abbiate compreso!
Il mondo deve darci delle risposte, 
questa PACE è VESTITA da GUERRA!!!!!!

…..

Questo scritto  fa parte del gruppo di poesie brevi e landai delle/i ragazze/i che frequentano la III B della scuola primaria di secondo grado Galileo Galilei  di Sasso Marconi. Fu letta in teatro il 27 novembre, per il  giorno della violenza contro le donne (e contro il creato tutto) (1) che si è tenuto in teatro.

Avevamo invitato le terze classi a riflettere sulla situazione delle bambine, ragazze, donne afghane, e su questo periodo, sulle loro e sulle nostre vite e su quanto sia il peso che grava in particolare sulle donne nel mondo.  

Quando ci siamo ritrovate l’8 marzo u.s. via internet per chiudere questo primo ciclo di incontri con le terze classi, la nostra “pace” si era vestita ancor più di guerra. Una guerra vicina, più sentita e sofferta da tutte/i, perché minaccia il “nostro mondo”. Vestita di paura, di angoscia, coperta e soffocata da informazioni e immagini, sempre terribili. 

Nel nostro incontro abbiamo avuto con noi l’Assessora alla P.O., una rappresentante dell’ANPI,  le donne del Gruppo Landai – quelle del Giardino Gimbutas  dove presto torneremo –  donne del Gruppo Gimbutas e de Le Voci della Luna; ospite d’onore una attivista del Gruppo CISDA che ci ha parlato della loro importante, intensa e bella attività a favore delle donne afghane,  passate in secondo piano al nascere di questa ultima e folle guerra, come silenziate. Di loro e di tante/i che rischiano di morire di fame, sotto la violenza dei talebani che approfittando della disattenzione dei media, hanno stretto più forte d’assedio la popolazione. Questo modo reale di aiutare, di essere vicine, di mantenere viva la verità via via che le cose avvengono, mi riempie di ammirazione. Non solo parlare, non solo scrivere. FARE.  Anna S. del CISDA ha poi presentato un film: “Boccioli di rabbia”, in cui le protagoniste sono le donne afghane, in quel periodo in cui  ancora gli americani non se ne erano andati; abbiamo visto  le difficoltà di vita, il lavoro difficile e prezioso delle donne RAWA, quel poco di libertà che hanno avuto, per chi di loro viveva in città, ma sempre rischiando:  donne che avevano potuto studiare, impegnarsi, avendo quindi anche la capacità di portare, con un lavoro sotterraneo, l’istruzione alle bambine escluse dalla scuola, la comprensione dei diritti alle donne, la necessità di difendere la propria vita con la denuncia, a costo della vita stessa.  

Ragazze e ragazzi hanno molto apprezzato. Queste donne viste nel film, piene di forza e di generosa umanità, hanno stimolato il loro desiderio di capire, di vivere e manifestare contro tutte le guerre. Ed hanno riletto i loro landai, i loro scritti, con passione.

Così noi adulte/i e tante bambine e bambini ci siamo poi trovate/i in piazza a  Sasso una sera ed abbiamo partecipato ad un incontro organizzato dal Comune con letture e musiche. E sono state carezze al cuore. Sono vecchia e per me la piazza è il luogo dell’incontro. Lì si unisce la forza delle menti e dei cuori, lì si trasmette la consapevolezza, la compassione e l’amore. 

Amo due posti: quello del silenzio dove vivo, della meditazione… e quello della piazza.

Amo  le parole “giuste”, condivise, dette di getto con la vita intorno, bambine/i che corrono, le loro piccole luci a illuminare in terra la bandiera della pace. Un uomo anziano che gira con la musica e diffonde “Imagine” .

Amo le parole che leggo, alcune. Quelle che mi lasciano un segno dentro.

Mi piacerebbe che le scuole, le/gli insegnanti si rendessero conto che loro stesse/i ed ancora più ragazze e ragazzi, hanno bisogno di uscire, di stare insieme fuori, di girare e parlare, di chiedere. Non andrebbero evitati gli incontri magari all’aperto, anche se brevi. Tutto questo è più utile di quanto si possa fare in classe, peggio ancora se a distanza. 

In  un incontro molto recente (era iniziata da qualche giorno questa maledetta guerra), ospite con altre donne di tre classi prime per un laboratorio sull’ambiente, ho notato la “fame”, il bisogno mai visto prima di parlare, di intervenire, di chiedere e dire, ed ho scritto, di quel giorno, che mi è sembrato di partecipare ad un’ora d’aria di prigionieri/e. Noi adulte/i stiamo molto soffrendo; sono due anni che viviamo soffocati in un incubo crescente, martellati dai media, tra dolori personali e difficoltà pratiche inenarrabili. Loro, le piccole/i hanno sofferto con e più di noi. Ora ci sovrasta questa nuova nuvola nera. E’ guerra non lontano da noi.  

Aspettiamo da tanti giorni che questi uomini lo facciano, che inizino a trattare davvero, facendo dopo, quello che avrebbero dovuto fare prima:  finalmente, dopo il tanto sangue innocente versato. Sperando che questo immenso dolore abbia calmato le ire .

Sino a che le decisioni che riguardano la vita di donne e uomini non saranno prese da donne e uomini, ci sarà sempre violenza. Vinceranno le armi e non la ragionevolezza.

Questo dico sempre a bambine e bambini, questo diceva Marija Gimbutas che aveva testimoniato di terre che per millenni erano  vissute senza guerra, quando le donne e gli uomini governavano insieme ed il culto e i riti  erano riservate  alle donne. Questo dice anche il movimento non violento. 

Vogliamo tempi nuovi.

Vittoria Ravagli

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Note al testo

1.https://cartesensibili.wordpress.com/2021/12/24/dal-pianeta-dellanima-vittoria-ravagli-le-ragazze-e-i-ragazzi-di-ogg/#like-68091
.

 


Due poesie per una meditazione su noi stessi

 

Siamo poca roba, Dio, siamo quasi niente,
forse memoria siamo, un soffio dell’aria,
ombra degli uomini che passano, i nostri parenti,
forse il ricordo d’una qualche vita perduta,
un tuono che da lontano ci richiama,
la forma che sarà di altra progenie…
Ma come facciamo pietà, quanto dolore,
e quanta vita se la porta il vento!
Andiamo senza sapere, cantando gli inni,
e a noi di ciò che eravamo non è rimasto niente.

 

Franco Loi, da Liber- Da la cicala di Maria Franca Ballocco

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Pasqua 1938

 

Oggi, domenica di Pasqua, presto
un’improvvisa tempesta di neve
si è abbattuta sull’isola.
Tra i cespugli verdeggianti c’era neve. Il mio ragazzo
mi ha portato verso un piccolo albicocco attaccato alla casa
strappandomi ad un verso in cui puntavo il dito contro coloro
che stanno preparando una guerra che
può cancellare
il continente, quest’isola, il mio popolo,
la mia famiglia e me stesso. In silenzio
abbiamo messo un sacco
sopra all’albero tremante di freddo.

 

Bertolt Brecht  (traduzione Annapaola Laldi) – Da la cicala di  Maria Franca Ballocco

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