UN SOGNO MISTERIOSO- Vittoria Ravagli

flavia robalo- yrupè*

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Era il quattro marzo 2020. Mi ero svegliata con nella mente chiaro un sogno appena fatto, nitido come quasi mai mi succede. Subito ne scrissi ad un’amica cara, psicologa. Le raccontai e lei mi disse di disegnarlo. Non avevo colori in quei giorni nei quali ci era stato detto di non uscire. Così, con qualche vecchio pennarello stinto, buttai giù subito l’immagine per non dimenticare. Guardando il disegno, mi identifico in una piccola donna nera, un’ombra forse, rispetto alla figura che le è davanti, anche lei di spalle, molto alta, in primissimo piano: è vestita di una stoffa di lana pesante  a grossi punti, a righe larghe e quadri irregolari di un rosso e di un giallo brillanti, un copricapo della stessa stoffa e colori, come un turbante che arriva alle spalle. Davanti una grande, immensa distesa, una laguna, direi, o palude forse, di acqua ferma, densa, che arriva all’orizzonte. Sulla sinistra  una montagna senza alberi, scura,  che sprofonda nell’acqua. Lei dovrà attraversarla, quella laguna, ed io con lei.

Si può fare” è lo spirito del sogno.
Un sogno strano ma non doloroso. Un sogno premonitore…

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il mio sogno

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C’era più di una lettura possibile: la figura alta era uno spirito guida che doveva portarmi oltre la prova da affrontare?  O avrei dovuto trovare una grande forza per diventare luminosa e sicura come l’immagine che avevo davanti e poter poi attraversare il tempo che mi accingevo a vivere?
Sono stata spesso la donna piccola e nera, a rischio di annegamento. Sono stata a volte, credo, anche forte e lucente come quella grande  figura che mi apriva la strada. In questo alternarsi, nel tumulto dei giorni spesso bui, a volte chiari, tra paura, sconcerto e rabbia,  dolore, disorientamento, mi ritrovo nel mezzo del guado.

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flavia robalo- attraversare l’acqua

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Le orme che avrò lasciate attraversando la laguna, diranno della mia storia.
Ora vivo sola. La morte è arrivata anche qui nella valle, da tanto la sentivo girarci intorno. E’ stata pietosa. La sua venuta ha squarciato la mia vita e si è portata via un pezzo di me.
La bambina che sono, piange il suo dolore e il dolore del mondo.
La vecchia donna sa che il tempo sta finendo e vorrebbe completare il passaggio, essere oltre la palude. E volare via.

I vecchi…Molti hanno attraversato la laguna da soli, nel dolore. Molti, amati da lontano; molti nella premorte, nel silenzio dei luoghi dedicati a loro…

I vecchi vanno leggeri 
si allontanano piano
in silenzio…

Lasciano scie d’argento 
sospiri 
come un saluto

Sulla valle profumata e splendida, tra alberi, fiori e uccelli, vivo in una bolla sospesa nel tempo.
La paura è nell’aria, a volte la porta Il vento.
Oggi è tornato il sole dopo giorni pesanti. L’energia si fa sentire e porta una speranza di luce che non mi lascia mai del tutto.
Poi ci sono
“…i ricordi che salgono dalla  valle/ tra le nebbie del mattino/sbriciolati/ imprecisi vaghi/ 
Restano certe le cose intorno/ alberi piante le ultime rose di macchia/ il sole velato e a tratti caldo sulle ginocchia
 …
Resterà il tempo che serve…”

Avvicinandomi all’orizzonte,  raccolgo le voci d’amore.  Il rumore di fondo si allontana…

Vittoria Ravagli

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flavia robalo- radici d’acqua

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*Yrupè:

Yrupẽ (nota come victoria cruziana), è il nome con cui è comunemente conosciuta in Paraguay una pianta acquatica, una delle più grandi al mondo. La sua straordinaria bellezza, ricca di miti e leggende, riappare dopo un periodo di diversi anni per la gioia degli amanti della natura. Jakaré Yrupẽ, sono parole in guaraní, il primo significa “coccodrillo” il secondo “piatto d’acqua”, per la forma delle sue foglie.
La leggenda del popolo Guaraní, in una versione poco conosciuta, racconta che una giovane fanciulla si innamorò del volto della luna. In un amore senza speranza, spinta dalla forza della sua passione, andò alla ricerca del suo amore. Si arrampicò sugli alberi e si arrampicò sulle montagne, ma non riuscì a raggiungere il suo obiettivo. Dopo tentativi vani per raggiungerlo, una notte, guardando il fondo di un lago, lo vide riflesso. Pensava di essere così vicino che avrebbe voluto toccarlo con le mani, quel volto. Nel suo tentativo  cadde in acqua e annegò. Allora Tupã, Dio supremo dei Guarani, mosso da un senso di tenerezza, trasformò la bella fanciulla in Yrupẽ. Una pianta dal bel fiore, le cui foglie hanno la forma di un disco lunare che alza lo sguardo alla ricerca di chi ama. Il fiore, indicato come il più grande fiore d’acqua del mondo, è una delle principali attrazioni. Fiorisce solo di notte, per circa due giorni. La sua fragranza è simile a quella dell’ananas. È un grande fiore con petali bianchi, il giorno della sua comparsa, che diventano gradualmente rossastri man mano che il tempo passa.

 

2 Comments

  1. Ho letto e riletto il tuo sogno e ti volevo dire come personalmente l’ho interpretato.
    A volte, anzi credo sempre e per ogni cosa, nei sogni degli altri troviamo noi stessi. Ecco è questa la cosa fondamentale: non possiamo trovare altro che noi stessi, in tutte le figure e le forme, ombre che vediamo, ci siamo sempre noi, una moltitudine di riflessi. Parte da questo ciò che noi cerchiamo, inconsapevolmente spesso, credo che infatti abbiamo perduto questo modo di leggere il mondo, in tutto ciò che vediamo e non nasce da una distinzione ma da una con-fusione, anche se poi crediamo di essere spinti dalla volontà di emergere. Il reale non è semplicemente la singolarità unica, differente da tutto il resto. Generale e dettaglio sono sempre il prodotto delle relazioni tra i pensieri viventi oltre l’umano. La semiosi originaria di tutti i viventi, tutte le specie nessuna esclusa, cioè il processo mediante cui un’espressione (acustica, visiva, scritta ecc.) assume valore di segno, sogni compresi, è la prima rappresentazione del mondo e non mira alla distinzione ma all’identificazione con la natura intera. Per questo i sogni non hanno mai confini, anche quando ci sono elementi che potrebbero porli , la grande montagna “sprofondava” nell’acqua, e l’acqua della palude è l’acqua originaria e originante, l’acqua amniotica da cui tutto ha avuto e continua ad avere inizio. Noi crediamo che la sua fissità sia segno di stasi, di morte, invece il suo fondale pullula di vita emergente che sulla superficie ha continuo interscambio con l’intero universo. La donna nera e l’altra sono sempre la stessa figura, giorno e notte convivono, senza l’uno l’altra non esiste. Ed è questo continuo scambio in reciprocità che consente che tutto evolva, anche quando è non visto. Tu, a mio parere, hai letto come la mappa dell’intero, non c’è dualità e opposizione ma continuità, fluida, l’amniotica vitalità che tutto comprende. Te lo volevo dire perché mi sembra un sogno bellissimo e mi ha rincuorato relativamente ai problemi che devo affrontare e mi sembravano montagne.

    Per i colori dell’abito, che tu dici vivaci, sul corpo più grande della donna tu hai messo il giallo ed è in pratica la sintesi del giorno, della luce e la notte è con lei, la forma più piccola, l’ombra, perché è nell’oscurità del cosmo che cammina la luce delle stelle e delle galassie.
    Lo stesso vale per il rosso, addirittura l’infrarosso, ogni volta che attraversano un corpo, i raggi infrarossi rilasciano al suo interno una certa quantità di energia, che si trasforma in calore.
    Quanto poi alla trasparenza dell’acqua dipende da molti fattori ma la palude non è importante per la tras-parenza, solo una apparenza, ma per quanto la sostanzia. La palude è ritenuta il bacino di ogni forma vivente per questo tanto ci si dà da fare per salvaguardarle, c’è l’origine lì dentro, l’origine della vita. Un po’ come col loto che fiorisce splendido e candido nel fango.
    Grazie per questo sogno, penso che tu debba davvero esserne lietissima, ti è stato dato di vedere l’INSIEME, l’unione in cui la vita si/ci cova.

  2. carissima Fernanda, grazie per questa tua lettura luminosa, che mi aiuta a procedere. Ti abbraccio forte, ogni tanto la rileggerò. Auguro anche te di superare i tanti ostacoli. Un bacio vit

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