VOGLIO TUTTO IL BLU DELLA TERRA DI MARZO- Paolo Polvani- Intervista Elisabetta Sancino a proposito di “Collezione privata”

josias scharf- love letters

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1) Titolo “Collezione Privata” suscita senz’altro molta curiosità. Con quale criterio l’hai scelto?

Volevo un titolo che evocasse l’idea di una Wunderkammer, un luogo privato dove poter godere delle opere a me più care e che potesse portare il lettore all’interno di questa mia stanza delle meraviglie. Mi sono ispirata agli studioli rinascimentali ma anche a luoghi come la casa-museo Poldi Pezzoli o il museo privato di Manfredo Settala, entrambi legati a Milano.

2) Come nasce un legame con un’opera d’arte che poi si trasforma in occasione per trasformarla in versi?

Da oltre vent’anni oltre a insegnare lingua e letteratura inglese faccio la guida turistica a Milano e questo lavoro mi dà la possibilità di entrare a contatto con opere d’arte, di viverle e di farle scoprire a coloro che mi seguono. Per questo mi viene naturale scrivere di queste cose: quando le vedi quasi quotidianamente, impari a dialogare con loro, a guardarle da diversi punti di vista e a farti abitare dall’arte, sia essa pittura, architettura o scultura, non fa nessuna differenza. Anche in classe cerco di parlare di letterature attraverso l’arte perché si tratta di due mondi che si completano a vicenda e spesso ho iniziato ad appassionarmi ai quadri partendo dalle poesie che li avevano ispirati, come nel caso dei testi dedicati alle opere preraffaellite.
Qui dunque sono partita dalla poesia per tornare, attraverso l’arte, alla poesia.

3) Rispetto alle tue precedenti raccolte, qual è la novità stilistica di Collezione privata?

Trattandosi di una silloge interamente ispirata all’arte, credo che già questa implichi una grande differenza di approccio alla scrittura rispetto alle raccolte precedenti, sia da un punto di vista tematico che linguistico. A parte la prima sezione, Estroflessioni, tutti i testi ruotano intorno a storie e situazioni che non appartengono a me, anche se vengono filtrate dalla mia sensibilità, per questo credo si tratti di un libro decisamente meno legato al mio sentire soggettivo. E’ stato un viaggio molto stimolante anche se talvolta difficile, perché misurarsi con ciò che non ti appartiene direttamente significa entrare dentro mondi sconosciuti senza mappe né libretto d’istruzioni, solo
affidandosi al proprio istinto e alla propria capacità di empatizzare con ciò di cui scrivi. Dal punto di vista lessicale, ho spesso utilizzato termini legati all’arte e anche questo è qualcosa che nelle raccolte precedenti non si registrava con grande frequenza e mi ha permesso di trovare nuove soluzioni espressive. Infine, da un punto di vista metrico, i versi sono più brevi e così pure i testi: in poche parole ho cercato di concentrare emozioni, visioni, sensazioni provando a levare anziché aggiungere e anche questo è un aspetto nuovo della mia scrittura che in un certo senso ha sorpreso anche me.

4) Sicuramente esistono aneddoti o storie particolari legate a queste opere, vuoi raccontarne alcune?

Posso dirti che il Cristo alla Colonna di Bramante e l’Andrea Doria in veste di Nettuno sono entrambe esposte alla Pinacoteca di Brera, in due sale attigue e ogni volta che passo davanti a questi quadri coi miei gruppi mi sento profondamente colpita e mi dilungo sempre un po’ di più con le spiegazioni per poterli ammirare.
Confesso che se potessi porterei via con me l’opera di Bramante, che per me è il più bel Cristo mai dipinto nella storia dell’arte. Per quanto riguarda il quadro di Bronzino, ha una sensualità sfacciata e certamente inadatta ad un uomo anziano, forse per questo non posso fare a meno di guardarlo ogni volta e di ammirare il coraggio dell’artista. Per quanto riguarda le opere di Yves Klein, sono andata a Nizza espressamente per vederle dal vivo e sono stata richiamata un paio di volte dai custodi perché, camminando intorno al grande Monochrome bleu, un enorme rettangolo posato sul pavimento, rischiavo di finirci dentro. Ammetto che ne ho avuto la tentazione, il Blu di Klein è un colore ipnotico, che ti trascina in un’altra dimensione.

5) Tra le opere che ti hanno maggiormente ispirato molte sono di avanguardia o comunque concettuali. Con quale spirito ne hai avvertito il richiamo?

So che l’arte contemporanea non è sempre facilmente comprensibile e, anzi, il pubblico tende spesso a svalutarla facendo paragoni con le opere del passato. Credo sia normale ma al tempo stesso sbagliato: oggi nessuno dipinge opere come quelle del Rinascimento, per intenderci, ma ciò non significa che tutta l’arte contemporanea sia qualcosa di poco interessante o che gli artisti di oggi abbiano conoscenze tecniche incerte e producano lavori banali. Per questo, dovendo portare alcuni gruppi al Museo del Novecento, ho cercato di trovare l’approccio più adatto per spiegare proprio quelle opere che al primo impatto possono risultare ostiche e incomprensibili. Ho trascorso molto tempo semplicemente guardandole, senza leggere nulla sull’autore o sul significato della singola opera: ovviamente molte cose le sapevo già ma ci sono sempre tanti aspetti di un quadro o di un autore che non si conoscono e all’inizio è proprio questo il bello. Penso per esempio alle opere dell’Informale segnico e gestuale, come quelle di Carla Accardi o Piero Dorazio: mi è bastato lasciarmi andare alle sensazioni che mi suggerivano per provare l’istinto immediato di scriverne. Forse perché sono opere sinestetiche, tattili, di forte impatto su tutti i cinque sensi. In un secondo momento ho approfondito ciascuna opera, documentandomi minuziosamente come sempre faccio in vista di un tour e da questa combinazione di emozione e studio sono nati i testi. Alcuni li ho scritti direttamente nel Museo, seduta sul pavimento nella meravigliosa Sala Fontana sala che offre una veduta mozzafiato sulla Piazza Duomo, circondata dalle installazioni di questo grande artista. Pomeriggi indimenticabili.

6) Si tratta di una raccolta originale e abbastanza eccentrica rispetto a raccolte di ispirazione sentimentale o comunque legate a modelli più tradizionali, hai incontrato difficoltà nei rapporti con gli editori?

Fortunatamente non ho avuto alcun problema: ho mandato l’inedito a Cinzia Demi, che è in contatto con varie case editrici e lei l’ha trovata subito convincente, quindi l’ha proposta a Puntoacapo. Anche la redazione ha apprezzato la mia raccolta, quindi in pochi mesi siamo riusciti a completare tutto il lavoro finalizzato alla pubblicazione. All’inizio avevo pensato di mettere anche l’apparato iconografico, poi, parlando con Mauro Ferrari e Cristina Daglio, responsabili di Puntoacapo, abbiamo deciso di lasciare solo le poesie per dar più valore alla parola e oggi posso dire di essere molto contenta della scelta fatta.

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Marc Chagall- il poeta giacente 1915

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Il poeta che dorme (Marc Chagall 1933)

Dal sessantaseiesimo piano il prato è la tessera
di un puzzle che a me nemmeno è mai piaciuto
fare quando ero bambino giocavo in salotto
per non sporcarmi i vestiti ero molto calmo
di notte urlavo a volte è normale
dicevano di notte tutti lo fanno c’è chi russa
è normale è così facile crescere
un bambino come te prova a contare
metti in fila le parole attento a non sbagliare l’ordine
altrimenti.
Altrimenti.
Attento al colore dell’erba
il cielo è blu il sole è giallo
calcola il raggio
esatto
adesso
mi butto
là sotto
nel prato il poeta è sdraiato
ha una giacca glicine
è immobile
ma non muore
non scrive dorme
non urla sogna
campiture rosa nel cielo dove la parola
non scritta vola.

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yves klein- blue monochrome

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Rhodopas (Ives Klein, 1955)

E poi in certi giorni d’aprile il cielo
sospeso sopra la Darsena
è di un blu Rhodopas
che ti schianta anche se sei già a terra
con la testa ficcata nelle rotaie
blu oltremare la terra le stelle
le nuvole che non ci sono più
i pianeti che ti formicolano sottopelle.

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mark rothko- untitled (yellow and blue) 1954.

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Untitled, yellow and blue (Mark Rothko, 1954)

Voglio tutto il blu della terra di marzo
quel rettangolo impronunciabile dietro la Padana
dove i vecchi attecchiscono.

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picasso- la rue de bois

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La rue-des-Bois (Picasso, 1908)

A volte la notte mi stormiscono foglie
smisurate in gola
e la voce nera delle donne
scese a pelare patate dolci
evoca orchidee gigantesche
nel sottobosco di Rue-des-Bois
dove si dice che la tigre viola
sia padrona.

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NOTA BIOGRAFICA

Elisabetta Sancino, nata e residente in provincia di Milano, è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne a indirizzo storico-artistico e lavora come docente di lingua e letteratura inglese e guida turistica autorizzata, collaborando attivamente con enti italiani e stranieri volti alla promozione della cultura e dell’arte, tra i quali l’English Heritage e lo Shakespeare Birthplace Trust.
Ha pubblicato tre raccolte di poesia, Frammenti viola, 96, rue de-La-Fontaine Edizioni, 2016, Il pomeriggio della tigre, ed. Terra d’Ulivi, 2018 (terzo premio ex- aequo al concorso nazionale Don Luigi di Liegro 2019) e Collezione Privata, Puntoacapo Editrice, 2021.
I suoi testi sono presenti in antologie (tra le quali, Il Segreto delle Fragole, LietoColle 2016 e 2019 e La forma dell’anima altrui, LietoColle, 2019), siti, blog e riviste letterarie e sono stati tra i finalisti, segnalati o premiati in diversi concorsi nazionali (tra gli altri, finalista al Premio Gozzano 2018, segnalazione al Premio Montano 2010 e 2020, primo posto al Premio Nazionale Claudia Ruggieri 2018, secondo posto al Premio Nazionale Scrivere Donna 2017 e 2020, terzo posto al Premio Letterario Internazionale Città di Pomezia 2019).
Fa parte della redazione del blog letterario Versante Ripido, dove tiene la rubrica The Scarlet Letter, dedicata all’arte e alla poesia, con particolare attenzione alla letteratura dei paesi anglofoni.
Attualmente sta curando, in collaborazione con la Biblioteca Civica di Inzago, una serie di Pillole d’Arte e Poesia sulle bellezze storico-artistiche di Milano, giunta alla sua quarta edizione e accessibile in rete.

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Elisabetta Sancino, Collezione privata–  Puntoacapoeditrice 2021

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