collezione borghese- il sarcofago con il rito funerario per meleagro
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Sul sagrato della chiesa la sua bara. Sulla bara la sua foto con il sorriso di un eterno ragazzo che non abbandona il piacere della piega sulla moto. Davanti alla sua bara, oltre le scale, nello spiazzo, una moltitudine di uomini e donne e una miriade di cani al guinzaglio e moto. Dietro la bara, sotto al
portico della chiesa, disposte a corona altre moto accese. Ogni tanto qualcuno accelerava e al rombo si univa l’abbaiare dei cani spaventati. Sul sagrato della chiesa dietro la bara c’è Cristina e il suo papà.
Lui fermo, immobile come una statua, nel piumino grigio che brilla al sole. Cristina in continuo movimento. Non si ferma dal 9 maggio. Il corpo di Cristina si muove con un ritmo da corsa e in maniera incontrollata. Sembra una bambola a cui è stata data la corda e le rotelle dell’ingranaggio si
sono ingrippate. È costretta a muoversi senza muoversi, corre sul posto, porta le braccia in avanti,
prima una e poi l’altra e mette i passi, uno avanti e l’altro dietro. Il cervello è andato in tilt, sussurra
qualcuno dietro di me, trauma da stress. Il dolore le ha tolto il comando del corpo e il corpo va da solo in una folle corsa senza spostarsi. La guardo, sono dietro di lei che è dietro la bara. Si gira, la
mascherina covid copre ogni espressione. Davanti c’è quella moltitudine di cani, moto, donne e
uomini. Il padre solleva le mani come per salutare. Tutti iniziano a batterle. Ed è un frastuono, tra mani cani e moto, per annullare il dolore.
Ma Cristina non lo dimentica, il suo corpo non lo dimentica e continua ad andare. Il corpo dice: «Ti
tengo fermo, ti tengo stretto a me, fratello e non ti lascio andare. Corri con me sul posto, ma non
andare via».
Stelvio era il veterinario delle mie gatte: Trilly, Matisse, Hybris, Miù, Sprizzy. Le ha curate con
fermezza e occhi buoni. Ha accarezzato Matisse, mentre dava al mondo il suo ultimo respiro e placato Sprizzy quando doveva vaccinarsi. Stelvio era il fratello di Cristina una delle mie vicine nel Borghetto.
Andava in moto. Il 9 maggio era in pista nel circuito del Mugello, gareggiava per il Trofeo Italiano
Amatori, categoria 1000 Avanzata. È caduto travolto. Rianimato in pista. Dopo poco è morto per gravi lesioni.
Elianda Cazzorla
come un cazzotto nello stomaco! terribile! ma raccontato in maniera superlativa, grazie
Paolo, ancora non riescono a capire come fare per risolvere lo shock che continua a manifestarsi in quel modo. Correre rimanendo fermi. Il dolore ha modi diversi di dirsi, ma questo io non lo avevo mai visto. Simile alle reazioni dei reduci del Vietman-