TENERE LO SGUARDO APERTO- Donata Lorenzetti: Due raccolte di Irene Kung

irene kung-la città invisibile-duomo di milano

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Ho davanti a me le fotografie di Irene Kung, la raccolta La città invisibile. Mi affascina il titolo. Cosa c’è di invisibile in queste immagini che ci riportano a edifici imponenti e conosciutissimi, visti e rivisti in chissà quante differenti occasioni, dal vivo, nei film, nella pubblicità, nelle copertine di libri, nei telegiornali?
Irene Kung ritrae il Salomon Guggenheim Museum di New York, il Duomo di Milano, la centrale elettrica di Battersea a Londra, la Mole Antonelliana di Torino, la Piramide di Cheope di Giza, l’Opéra Garnier di Parigi, e noi ci imbattiamo ad ogni pagina in un mistero. Edifici visti sì, ma mai incontrati veramente, mescolati come sono nel grande guazzabuglio di immagini cui siamo abituati e che ci impedisce di stabilire qualsiasi relazione intima tra noi e ciò che i nostri occhi vedono. Questo ubriacatura di immagini ci stordisce e ci frastorna, paralizzando l’opportunità di farle vibrare dentro di noi.
Le fotografie di questa raccolta non descrivono le strutture, ma le interpretano, ciascuna assolutamente unica, portatrice di una sua singolarità architettonica, ciascuna frutto di una cultura che ha voluto attribuirle una valenza simbolica. Questa unità forte di valori semantici e di segni caratteristici restituisce ad ogni costruzione, in queste immagini, una vitalità forte e unica, una ieraticità che esprime al tempo stesso potenza e pace interiore. Emergono dal buio e dal silenzio e si lasciano scoprire. E noi ci troviamo di fronte a un enigma, a qualcosa che credevamo di aver afferrato ma che è molto di più. Siamo davanti a un’emozione che ci parla al di là delle strade della razionalità, in modo più intimo e profondo.
Perché?
Nel proporci questi edifici Irene Kung assume un atteggiamento quasi liturgico: cancella ogni elemento che potrebbe causare una distrazione dell’occhio e della mente, ci costringe ad avvicinarci ad essi come in un rito, abolendo colori, costruzioni circostanti, umanità in movimento, eliminando ogni disturbo per fare emergere la solennità dell’architettura e dei suoi significati. La fotografa ha colto il segreto di queste grandi strutture e cerca di condurci a quella meta. Così il nostro avvicinarsi è un atto che si svolge nel silenzio, nel buio e nell’immobilità.
Quasi un rito.
Queste meravigliose foto al limite dell’iperrealistico sono state scattate con la luce diurna, evidentemente: i dettagli e le ombre ce lo mostrano chiaramente. Poi però i soggetti sono stati spogliati di tutto il contesto, anche umano, della luce inutile e del rumore che li circonda; così emergono nella loro solitaria presenza, al limite dell’irrealtà.

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irene kung-la città invisibile- torre velasca

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Una foto che mi ha colpito più di altre è quella di copertina, una Torre Velasca quasi commovente nella sua solitudine che emerge su una Milano appena abbozzata. Le sue criticatissime nervature me la fanno assomigliare a un bocciolo semiaperto verso il cielo. Ne ho intuito per la prima volta la bellezza e il segreto, mai notati dal vero, l’audacia di quella forma così atipica, così coraggiosamente diversa da ogni edificio simile. È un ritratto che la solleva oltre il tempo e lo spazio..

irene kung- trees

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Ragionamento molto simile per l’altra raccolta che sto sfogliando, Trees.
Irene Kung fu chiamata nel gruppo di nove fotografi che doveva rappresentare i temi dell’Expo 2015 a Milano: il titolo era Nutrire il pianeta, energia per la vita.
La sua scelta cadde su una serie di fotografie di alberi, che trattò come già sperimentato con le sue Città invisibili. Dopo la scelta accurata di ogni albero, che necessariamente doveva trovarsi isolato ed essere ritratto nel momento più giusto per rendere al massimo la ricchezza della chioma, la fioritura o il periodo della fruttificazione, la fotografa l’ha tolto dal suocontesto e ce lo ha restituito solo, isolato, in bianco e nero o con colori molto poco saturi.
L’albero ci appare, anzi, balza agli occhi, pur senza alcuna aggressività, come un meraviglioso intreccio di linee e di forme, fragile perché mosso dal vento, eppure resistente; in altri scatti invece è robusto e inamovibile su un tronco dalla corteccia scavata come una colonna, realistico eppure al tempo stesso proiettato in una dimensione metafisica, quasi volesse mostrarci, a noi che finalmente la possiamo percepire, la sua essenza. Ma per raggiungere l’essenza è necessario, ci ricorda la fotografa, fare silenzio, spegnere le luci, raccogliersi in una intimità che ci permetta di vedere e di sentire.
Anche questi alberi, così come gli edifici, ci appaiono quindi in una dimensione quasi sacrale e questa sacralità deriva dal fatto di simboleggiare la natura. Così, durante l’Expo, davanti a queste grandi foto le persone si fermavano stupite per qualcosa che credevano di conoscere bene e che invece scoprivano per la prima volta, se la sentivano risuonare dentro.

Donata Lorenzetti

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NOTA BIOGRAFICA RELATIVA ALL’AUTRICE: Irene Kung
Nasce in Svizzera nel 1958. La formazione di grafica la spinge prima verso la pittura, quindi, in tempi più recenti, verso la fotografia. Espone in mostre personali e collettive in prestigiose sedi internazionali, da Roma a New York, da Buenos Aires a London. Nel 2015 viene scelta con altri 9 fotografi, provenienti da tutto il mondo, per partecipare all’Expo di Milano, dove presenta 26 fotografie di alberi da frutto, che successivamente confluiscono nella raccolta Trees. Nel 2018 cura il progetto fotografico per la campagna pubblicitaria della Porsche 911, lanciata nel 2019.
Il volume The Invisible City vince il premio PDN Photobook 2013

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RIFERIMENTI IN RETE

https://www.irenekung.com/

https://www.instagram.com/irene__kung

https://www.facebook.com/irenekungphotography/

http://galleriabonomo.com/portfolio-item/irene-kung/

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Irene Kung, La città invisibile – Contrasto 2012

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Irene Kung, Trees – Contrasto 2016