elianda cazzorla- il veliero d’oceano
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Un gran vorticar di pianeti, satelliti, meteore, pietruzze nel cosmo disperse, intorno a un sole spento. Il Barba, come lui chiamava Dio, non se l’è preso in un giorno qualsiasi. I diversi, gli sbagliati hanno un loro modo di condividere l’eternità. Non c’è bisogno di tradurre l’Inno alla Gioia, sinfonia numero 9 di Beethoven. Lui ce lo faceva vedere con il suo piede sinistro, con quella felicità squilibrata da lingua di fuori in campo battuto o con il mandarino palleggiato per un’ora davanti a una scolaresca in un barrios.
Sedeva al centro della scena, adorato da molte curve, amato da tante donne, adulato dagli scriba, immortalato in senso stretto da registi e cantanti, irretito dai mariuoli, cliente privilegiato in qualsiasi mercato e l’impressione è sempre stata che ad amarsi di meno fosse proprio lui. Ribelle eccessivo, tamarro sguaiato e aizza popolo, in battaglia perenne contro le mafie del calcio, e dalla parte dei calciatori, adorato alla follia dai suoi compagni di squadra, e dalla parte degli emarginati, dei miseri, di quelli che ce l’hanno fatta ma non dimenticano chi sono e da dove vengono. Il divino sgorbio (Brera dixit), il sinistro di Dio, l’uomo che ha regalato felicità e riscatto a un ‘umanità disperata e dolente ma anche a tutti gli amanti del calcio, quello degli anni ’80, l’ultimo a misura d’uomo prima dell’esasperazione tattica, dei collettivi instancabili, dei calciatori polli di batteria, dei match analyst.
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elianda cazzorla- la casa del fiume
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El gordito, il ciccione, il tracagnotto che dribblava e segnava, anche con la mano se necessario, inseguito dai fantasmi della miseria, del patriottismo napoletano, dell’internazionale castrista, della cocaina, del sesso senza precauzioni, della colpa e del peccato sublimati nella vida loca, infine e in prima battuta, dallo spettro ritornante della pancetta, della metamorfosi bulimica, dell’obesità a prova di dieta, dell’eccesso divoratore. Teoricamente il calcio sarebbe uno sport, una cosa sana. Lui era un idolo in carne, con poca ossatura anche quando era quello che si dice un falsomagro, e diventò un eroe romantico a contatto con Napoli, che sempre gli è rimasta in scia dovunque andasse e qualunque pazzia facesse. Paternità multiple, droga, tasse non pagate, persino le fucilate dalla finestra di casa addosso a un manipolo di curiosi. Le sue ombre gigantesche. Non si è fatto mancare nulla. Ma la sua storia non è solo un impasto di talento e trasgressione. Per trasformarla in leggenda ci è voluto un carattere. Il suo bipolare lo spingeva in cima e lo trascinava negli abissi, come quegli artisti che in un raptus creano le opere e in un altro le distruggono. Le sue, per fortuna, non è riuscito a rovinarle nemmeno lui.
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elianda cazzorla- le sedie del mare
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Nell’anno più funesto e tragico, el Diez se ne va. All’improvviso, pochi giorni dopo il suo sessantesimo compleanno e un intervento chirurgico alla testa, è morto nella sua casa di Tigre, in Argentina, per arresto cardiocircolatorio. Ancora quasi giovane, eppure consumato da vizi d’ogni genere. Maradona, come Marley e Mandela, l’ultimo eroe degli ultimi, el pibe de oro per gli argentini, Diego Armando per i napoletani, Dieguito per tutto il continente latino, che ha fatto diventare anche il pallone un simbolo di liberazione.
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elianda cazzorla- il leone del mare
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Elianda Cazzorla
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Note di riferimento
Nella rubrica Florescent Dada si combinano, si mescolano, si intrigano parole e frasi d’altrui ingegno.
Ringraziamo: Giuliano Ferrara – Il foglio, Emanuela Audisio- La repubblica, Flaviano De luca- Il Manifesto, Massimo Gramellini- Il Corriere, Gabriele Romagnoli – La Repubblica. Gli articoli da cui sono stati estrapolate le frasi sono del 26 novembre 2020.
P.S. Sapreste individuare l’intervento di Giuliano Ferrara? In quale punto dell’articolo è presente? Grazie per stare al gioco.