valloria- il paese delle porte dipinte
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Accade, nei giorni reclusi della Primavera 2020 che due amici poeti decidano di scrivere per raccontare in versi il loro modo di vivere questa sospensione, al pari di un’epochè husserliana, esplorando le tonalità emotive legate a quest’esperienza. Da questa decisione è scaturito il libro di poesie “E viva!”, (Zacinto edizioni, 2020), un inno alla vita e una testimonianza preziosa di come le risorse insite nel quotidiano possano offrire speranza e nutrimento. In questo “itinerarium mentis” tra i due autori, Francesca Ruth Brandes e Valter Esposito, s’instaura un dialogo luminoso e teso, che si suddivide in due parti del libro e che come due diversi pezzi musicali, crea spunti , contrappunti e variazioni sul tema.
Nei giorni apparentemente inerti della “primavera nera”, (come la definisce Alessandro Scarsella nella sua prefazione nella quale investiga sulle intenzioni che accompagnano questa scrittura a due mani che, pur nella diversità dei toni e degli stili, si nutre di corrispondenze e consonanze ma anche di contrapposizioni), nasce questo diario poetico attraversato da lampi di bellezza e pervaso da un profondo amore nei confronti della vita. E’ questa fedeltà alla vita che appartiene a entrambi gli autori, pur con toni ed approcci differenti, che permette loro di mantenere un atteggiamento aperto e positivo, conservando un territorio intatto di libertà. Grazie all’amicizia, all’arte, all’amore, si può percorrere liberamente questo territorio che è poi non è altro che quello dell’interiorità.
Già il titolo del libro “E viva!” richiama in questa esclamazione di applauso, augurio ed esultanza, l’adesione coraggiosa alla vita che si manifesta nell’apprezzare piccoli dettagli, presenze, sfumature che caratterizzano le lunghe giornate di quarantena. Il vissuto dei due poeti è fatto dall’immediatezza di gesti legati al quotidiano, come lo stendere le lenzuola al sole, sentire lo strappo del cane che tira il guinzaglio facendo accelerare i passi, ma anche dalle pagine di un vecchio libro di Hemingway, dalle canzoni di Lucio Battisti, dalle poesie di Pavese, da un bicchiere di vino rosso. L’ immagine della copertina rappresenta una porta su cui è dipinta l’immagine di una madre e di un bambino (fotografia di Margherita Ruglioni “Tutto e niente. Palermo o qualsiasi altro posto”) e sottolinea l’universalità del messaggio, dimostrando come tutto possa accadere in ogni luogo o da nessuna parte. Ed è in questo saper stare nel momento, nelle variazioni di luce, nel fiorire di una pianta, di una carezza che si centellinano i miracoli della quotidianità. Le poesie di Francesca Ruth Brandes sono permeate da una visione ebraico-buddista, in quelle di Valter Esposito prevale una visione esistenzialista- pop. Si potrebbe paragonare le due sezioni del libro a due brani musicali, uno di jazz e uno di blues.
Le poesie di Francesca Brandes oltre che ricordare i brani jazz di George Gershwin procedono limpide attraverso testi che per preziosità e nitore rassomigliano a koan buddisti
“L’allegria passa sui fili del bucato
sbatte insolente pretende attenzione
nei gesti consueti.
C’è un vento sottile
in questo strano aprile
dritto quanto sono
storta io.”
Da “Bucato d’aprile”
Lo svolgersi del tempo, nei versi di Francesca Brandes, non è lineare, e neppure circolare, bensì ellittico: i suoi giorni sono paragonabili ai “giorni di sabbia” a cui fa riferimento la tradizione biblica per designare un tempo che ritorna immancabile, come le stagioni, pur recando con sé inevitabili mutazioni
“Conta ciò che ritorna
più della via compiuta:
l’amare i fiori a primavera
(persino questa)
i figli di carne di carta
e i figli dei figli.
Sempre qui.
Da “Sempre qui”
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Le stagioni, fanno il loro corso anche senza la presenza umana, anzi, sembrano respirare meglio, la natura si espande, guadagnando nuovi spazi
“Sono fioriti i semprevivi
sul balcone
tutto in una notte
che pareva dolce e sterile
eppure sono fioriti
anche senza di noi.” (…)
C’è una profonda devozione ed allegria nei confronti della vita nei versi di Francesca Brandes, protesa a raccogliere lo stupore di piccoli quotidiani miracoli che i sensi affinati da una lunga frequentazione col profondo sanno riconoscere
“Così l’erba tra i masegni
è sbucata
e ogni sorta di saluto
al mondo
i pesci nel rio, i nidi
agli approdi
il richiamo del volo
nella sera
tutto è in equilibrio.
Bellissimo, questo luogo
è bellissimo.”
Da “Bellissimo”
Il ritmo dei passi sul selciato aderisce al presente, nello splendore balenante della pura presenza
“Il tirare al guinzaglio
che affretta i passi
viva la forza dei passi
che si fidano del selciato.
Oggi tutto è lucido e presente.”
Da “E viva!”
Eppure, la balenante semplicità di queste immagini è permeata da un’approfondita conoscenza della tradizione sapienziale biblica ed alcuni versi ricordano certi passaggi di Qoelet
“Ci sono state molte vite.
Un tempo giovane, saldo
incosciente
In cui partorire figli
il tempo tremante del desiderio
del riconoscersi allo specchio
senza ombre dietro le spalle. (…)
Anche se la chiusa crea un déplacement improvviso
“Oggi vi abbraccio, mostri,
anche se non potrei.”
Da “Un abbraccio”
E’ la volontà di accogliere la bellezza pur nella consapevolezza della caducità e nell’amore per l’imperfezione nella sua unicità
“fragile, sì, fragile
e potente
come le cose buone,
imperfetta e unica”
Da “Come la luna”
Passando alla sezione “E viva!” di Valter Esposito entriamo in un’altra dimensione: ci accompagnano note mobili ed intense, come quelle del blues, accompagnate da un buon bicchiere di vino rosso. La sua è una profonda adesione alla vita, fatta di amore, passione, presenze, ricordi e malinconie. Il suo modo di affrontare le circostanze anche difficili è caratterizzato dal coraggio di essere esposto, a tratti vulnerabile, ma sempre coraggiosamente presente.
Valter Esposito è malinconico, ma la sua malinconia è simile all’ungarettiana “allegria di naufragi” in cui vitalità e amore per la vita s’intensificano quanto più sono prossimi all’angoscia. Le note blu dei suoi versi ricordano quelle di B.B.King
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“Solo,
con i miei passi stanchi
osservo i lenti movimenti
di un mare dalla bellezza impossibile.
Azzurro, poi verde e in lontananza viola.
Ho lasciato orme anonime
sulla sabbia bagnata,
ascoltando l’eco di gabbiani striduli .”” (…)
Per Valter Esposito il silenzio è come un tango e le parole a tratti possono ferire come sassi, come pietre. Del blues le sue poesie hanno la dimensione ed il ritmo, in cui gioia e dolore si mescolano in una piena accettazione del vivere
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Il silenzio
è come un tango
è un vortice virile
che emana emozione.
Più aumenta
più sento
la forza della vita
…e giro come una trottola.”
In fondo quali note più di quelle blu permettono di stare nell’assenza, nella mancanza, nel ricordo di presenze indimenticabili, forme abitate dalla memoria?
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“ Ho raccolto le mie lacrime
le ho messe nel cassetto della solitudine
gettando via la chiave.
Lo specchio riflette un’immagine diversa
Il ricordo delle foglie ingiallite
…e il cappotto di mio padre.”
Il coraggio delle lacrime affiora nei suoi versi, rivelando la forza della vulnerabilità di chi è autenticamente capace di mettersi in gioco e non teme di essere ferito e rimane fedele a se stesso e agli altri.
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“Ci sono speranze che bruciano
e attese che non ritornano.
Piangere, forse, è una soluzione
per lavarsi il viso
e capire nel profondo la fedeltà.
La lontananza dei dubbi
scompare col sorgere
di un nuovo giorno.”
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valloria- il paese delle porte dipinte
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In Valter Esposito c’è una “pietas” che lo porta a cogliere attimi di bellezza e di fragile grazia che s’incidono profondamente nella sua immaginazione e sensibilità
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“Una leggera farfalla
si posa sulla mano
di un vecchio barbone,
era intento a chiedere l’elemosina.
Giocano assieme
per un minuto…o poco più,
poi la farfalla vola via,
la mano del barbone si chiude.
Una fotografia di Venezia
in un tramonto primaverile.”
La poesia di Valter Esposito riesce anche a passare rapidamente dalla malinconia all’ironia, a spiazzare grazie alla sua capacità di usare registri diversi e rivela il suo lato giocoso e scanzonato. In fondo, la vita ci convoca in prima linea sorprendendoci sempre, perciò tanto vale raccogliere la sfida e mettersi in gioco, come appare nella sua poesia finale.
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“Sono caduto a terra,
immerso nel fango,
ero sull’orlo del baratro,
come un pugile verso il kappaò.
Il suono del gong mi ha scosso,
mi sono rialzato,
ho sentito l’urlo della folla,
un brivido ed ero in piedi.
Ho guardato l’arbitro,
all’angolo stavano gettando la spugna,
no, no, sono ancora vivo;
fino alla finedi questa battaglia.
Le luci dell’alba,
forse ho sognato,
forse uno scialbo ricordo,
forse soltanto memoria.
Apro gli occhi,
respiro il profumo della vita.
E viva…”
In questo tempo così arduo, pieno di insidie e chiusure, le voci di due amici poeti, Francesca Ruth Brandes e Valter Esposito hanno creato un dialogo di fiducia e speranza. E’ così che la poesia offre un appiglio ed una ragione per poter credere ancora alla vita. L’arte e la bellezza, l’amicizia e la riconoscenza sono un potente antidoto contro la paura.
Lucia Guidorizzi
Francesca Ruth Brandes e Valter Esposito, E viva!- Zacinto edizioni 2020
Mi piace molto questa testimonianza di come possa essere vissuto in positivo anche un momento dolente, drammatico, come quello che abbiamo vissuto nel corso di quest’anno e che continua a rincorrere i nostri giorni; cogliere gli aspetti “miracolosi” della vita di tutti i giorni è un bellissimo invito ad andare avanti, a cercare di non perdere mai la gioia di vivere! E viva! mi sono piaciute molto le poesie di Francesca, grazie
grazie Paolo, per la tua attenzione e lettura. il dialogo tra Francesca e Valter in questo libro è un segnale di speranza e di resistenza, sempre e comunque, affidandosi ai piccoli gesti del quotidiano. Le loro poesie aiutano a guardare oltre.