TRA LA PAROLA POETICA E LA MUSICA-Sergio Pasquandrea: Dylan e la critica delle varianti

.

Un paio di puntate fa, abbiamo parlato di Bob Dylan e di My Back Pages. L’altra canzone in lizza per quel pezzo era Tangled Up in Blue, di cui vi parlo parlo oggi.
Si tratta del brano d’apertura di “Blood on the tracks”, del 1975, disco che stra tra i capolavori assoluti nella discografia dylaniana, la cui genesi fu, come spesso per Bob Dylan, complessa.
Innanzi tutto, nel 1974 aveva seguito dei corsi di arte con il pittore Norman Raeben, il quale l’aveva introdotto alla pittura cubista; da lì nacque l’idea di costruire le canzoni “come quadri, nei quali si vedono i dettagli e allo stesso tempo l’insieme”.
Inoltre, in quel periodo, Dylan stava anche ascoltando intensamente “Blue” (1971) di Joni Mitchell, del quale si può cogliere l’influsso non tanto a livello musicale, quanto nell’andamento ellittico e associativo dei testi.
Ultimo ma non ultimo, il suo matrimonio con la moglie Sara stava andando a pezzi; molti (tra i quali il figlio Jakob) hanno collegato le canzoni del disco a questa situazione personale, ma Bob ha sempre negato la connessione, affermando di essersi ispirato piuttosto ai racconti di Cechov.
Sia come sia, le canzoni di “Blood On the Tracks” sono costruite come dei flussi di coscienza, nei quali prima e terza persona si alternano liberamente e le scene, accostate senza soluzioni di continuità, viaggiano tra presente e passato senza che all’ascoltatore siano forniti indizi espliciti per decifrarle.

Tangled Up in Blue è anche un esempio interessante di quel continuo work in progress che sono le canzoni di Dylan, che continuò a cantarla dal vivo rimaneggiandola ogni volta.
Ve ne propongo, accanto alla versione originale, una registrata dal vivo a Roma nel 1984 (ce n’è un’altra molto simile in “Real Live”, incisa a Londra durante quello stesso tour), dove melodia e accordi vengono variati, alcune strofe passano dalla prima alla terza persona, altre sono quasi interamente riscritte e una è addirittura cassata.
Il testo parla senz’altro di un amore perso, rimpianto, forse riconquistato, ma di più non ci è dato sapere.
Buon ascolto.

Sergio Pasquandrea

P.S.: Il “poeta italiano del XIII secolo”, citato nella quinta strofa della versione originale, è senz’altro Dante Alighieri e il libro, con tutta probabilità, la Vita Nova.

.

.

 

Aggrovigliato nella tristezza (versione del 1975)

Una mattina presto il sole splendeva
io ero sdraiato nel letto
mi chiedevo se lei fosse cambiata in qualcosa
se i suoi capelli fossero ancora rossi
I suoi dicevano che per noi vivere insieme
sarebbe stata senz’altro dura
non avevano mai gradito i vestiti fatti in casa della mamma
e il conto in banca del papà non era grande abbastanza
E stavo sul bordo della strada
con la pioggia che mi cadeva sulle scarpe
diretto verso la costa orientale
lo sa il Cielo se ho sopportato abbastanza
per andare oltre
aggrovigliato nella tristezza

Era sposata quando ci conoscemmo
sul punto di divorziare
mi sa che l’ho tirata fuori da un guaio
ma ho usato un po’ troppa energia
Guidammo quella macchina il più veloce possibile
la abbandonammo lì nell’ovest
ci separammo in una notte triste e buia
entrambi d’accordo che fosse meglio così
Lei si voltò a guardarmi
mentre mi allontanavo
la sentii che mi diceva da sopra la spalla
un giorno ci ritroveremo
sulla strada
aggrovigliati nella tristezza

Avevo un impiego nei grandi boschi del nord
a lavorare per un po’ come cuoco
ma non mi era mai piaciuto molto
e un giorno mi licenziarono
Perciò vagabondai fino a New Orleans
dove cercavo di essere assunto
a lavorare per un po’ su un peschereccio
proprio fuori Delacroix
Ma per tutto il tempo che ero stato da solo
il passato mi seguiva da vicino
ho visto un sacco di donne
ma lei non mi usciva mai dalla mente
ed ero sempre più
aggrovigliato nella tristezza

Lei lavorava in un topless bar
e io mi fermai per una birra
continuavo a guardare il suo profilo
così chiaro sotto i riflettori
E più tardi quando la folla si diradò
stavo per fare lo stesso anch’io
lei stava in piedi dietro la mia sedia
mi disse, forse conosco il tuo nome?
Borbottai qualcosa a bassa voce
lei studiò i miei lineamenti
devo ammettere che mi sentivo un po’ a disagio
quando lei si piegò per allacciarmi
la scarpa
aggrovigliata nella tristezza

Accese un fornello sulla cucina
e mi offrì una pipa
mi sa che non hai mai detto addio, disse
mi parevi un tipo di poche parole
Poi aprì un libro di poesie
e me lo porse
scritto da un poeta italiano
del tredicesimo secolo
e ognuna di quelle parole mi suonava vera
e brillava come carboni ardenti
colavano fuori da ogni pagina
come fossero scritte nella mia anima
da me a te
aggrovigliato nella tristezza

Vivevo con loro a Montague Street
in uno scantinato sotto le scale
di notte c’era musica nei caffè
e rivoluzione nell’aria
Poi cominciò a commerciare in schiavi
e dentro di lui qualcosa morì
lei dovette vendere tutto ciò che possedeva
e si gelò dentro
E quando alla fine tutto andò a rotoli
diventai riservato
l’unica cosa che sapevo fare
era continuare a continuare
come un uccello in volo
aggrovigliato nella tristezza

Così adesso sto di nuovo tornando indietro
devo raggiungerla in qualche modo
tutte le persone che conoscevo
ormai sono un’illusione per me
Alcuni sono matematici
alcune sono mogli di carpentieri
non so come sia cominciato tutto
non so che cosa stiano facendo con le loro vite
Quanto a me, io sono ancora sulla strada
diretto a un altro bar
l’abbiamo sempre pensata alla stessa maniera
solo che la vedevamo da un diverso punto
di vista
aggrovigliati nella tristezza

.

.

Aggrovigliato nella tristezza (versione del 1984)

Una mattina presto il sole splendeva
e lui stava sdraiato a letto
si chiedeva se lei fosse cambiata in qualcosa
se i suoi capelli fossero ancora rossi
I suoi dicevano che la loro vita insieme
sarebbe stata senz’altro dura
non avevano mai gradito i vestiti fatti in casa della mamma
il conto in banca del papà non era grande abbastanza
E stava sul bordo della strada
con la pioggia che gli cadeva sulle scarpe
diretto verso la vecchia costa orientale
con la radio che sparava il notiziario
senza sosta
aggrovigliato nella tristezza

Era sposata quando si conobbero
con un uomo che aveva quattro volte la sua età
l’aveva lasciata senza un soldo in preda ai rimorsi
era tempo di evadere dalla gabbia
Guidarono quella macchina il più veloce possibile
la abbandonarono lì nell’ovest
si separarono in una notte triste e buia
entrambi d’accordo che fosse meglio così
Lei si voltò a guardarlo
mentre si allontanava
dicendo, vorrei poterti dire tutte le cose
che non ho mai imparato a dire
lui disse, va bene così tesoro
anch’io ti amo
ma siamo aggrovigliati nella tristezza

Lui aveva un lavoro fisso e una bella faccia
e tutto sembrava a posto
un giorno si accorse dello spreco
piantò tutto e se ne andò
E vagabondò fino New Orleans
dove lo trattavano come un ragazzo
a Baton Rouge fu sul punto di impazzire
e a Delacroix quasi affogò
Ma per tutto il tempo che era stato da solo
il passato lo seguiva da vicino
aveva troppe amanti e
nessuna di loro era troppo fine
tutte tranne te
ma tu eri aggrovigliata nella tristezza

Lei stava lavorando nella luce accecante
e io mi fermai per bere qualcosa
continuavo a guardare la sua faccia così bianca
e non sapevo che cosa pensare
Più tardi quando la folla si diradò
mi stavo preparando ad andarmene
lei stava in piedi proprio dietro la mia sedia
dicendo, che cos’è che hai sulla manica?
Dissi, niente tesoro, ne sono sicuro
lei si chinò fin sulla mia faccia
potevo sentire il suo calore e il suo battito
mentre si chinava ad allacciarmi
la scarpa
aggrovigliata nella tristezza

Vivevo con loro a Montague Street
in uno scantinato sotto le scale
c’era neve per tutto l’inverno e niente riscaldamento
e la rivoluzione nell’aria
E un giorno tutti i suoi schiavi scapparono
dentro di lui qualcosa morì
l’unica cosa che potevo fare era essere me
e salire su quel treno e andare
E quando tutto andò a scatafascio
io ero già al sud
non sapevo se il mondo fosse piatto o rotondo
avevo il bocca il sapore peggiore
che avessi mai conosciuto
aggrovigliato nella tristezza

Perciò adesso sto tornando di nuovo indietro
forse domani o forse l’anno prossimo
devo trovare qualcuno fra le donne e gli uomini
il cui destino non è chiaro
Alcuni sono padroni delle illusioni
alcuni ministri del commercio
tutti sotto forti allucinazioni
tutti i loro letti sono disfatti
Quanto a me io sono ancora diretto verso il sole
cerco di starmene fuori da un bar
abbiamo sempre amato la stessa persona
solo che la vedevamo
da un diverso punto di vista
aggrovigliati nella tristezza

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.