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Dopo sette anni da Movimenti, silloge pubblicata per Lietocolle, Prestifilippo Fabio entra a far parte della prestigiosa Callana gialla Pordenone, diretta da Augusto Pivanti, edita in collaborazione con il Festival di Pordenone. Quindi raggiunge un’esposizione importante. Purtroppo, non conosco la sua opera precedente e non posso avere una visione complessiva della poesia di Prestifilippo.
Il verbo abitare sceglie, nel titolo, una dinamica di concentrazione drammatica su una successione quanto mai sottile, non esile, di impronta esistenziale, la traccia appunto. Questa attenzione estrema, questa lente d’ingrandimento quasi da laboratorio biologico, infilata a compasso nella propria carne, studia, medita, analizza, scompone e ricompone la tessitura relazionale di un io scorticato fin dall’infanzia e sanguinante in continua emorragia. Di un io che cerca di cucirsi con un tu terribile, quel tu cercato, desiderato, osservato, giudicato a morte, apparentemente ucciso e mangiato cannibalescamente, come del resto nel canone simbolico e mitologico occidentale. Il tu gigante del padre che diventa anche, tuttavia, il tu di una maschilità canonica omologata contro cui l’io del poeta combatte per difendersi, prenderne distanza, cercando tregua e respiro.
L’annunciazione iniziale irrompe con la morte del padre, dunque alza il sipario sul cuore bucato della tragedia. Ma cantare la morte è viverla, riaprire la presenza e rimettersi ancora nel filo della relazione in una continua ripresa del peso e della sua caduta, nell’altalena tra sostenibilità e insostenibilità.
L’autore decide per un registro lirico asciutto, versi di lama in cui la luce affonda nelle densità del buio, in forti chiaroscuri. Questo permette concisione, taglio di retoriche, puntando su un ritmo tensivo che non cede mai a soluzioni e levità conquistate.
Al setaccio lessicale tornano a marea nominazioni del sangue, ossa, il corpo nelle sue torsioni lancinanti, aperto, soltanto e irriducibilmente, alla sua insistente, ossessiva domanda d’amore.
L’opera non giace in un autobiografismo riduttivo. Così come riverbera moltissimi riferimenti e assonanze di molta letteratura, non solo degli autori citati e indicati nelle note.
l’eroe scintillante è Saul
il luogo in cui ucciderà suo padre
sono le pagine di un libro,
il titolo del libro è abitare la traccia
perché non esiste traditore peggiore
né peggior cane del proprio figlio
ma nei versi di queste poesie
non vi chiederà perdono
come se la sua vita fosse l’addio che sanguina
dalle mie vene
e la sua morte il nostro naturale trionfo
Anna Maria Farabbi
Prestifilippo Fabio, Abitare la traccia– Lietocolle 2019