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Ricevo da la più povera casa editrice del mondo, così si autodefinisce entrando direttamente nel cuore intelligente e nella simpatia dei lettori, questo cammeo prodotto come sempre in pochissime copie, soltanto 11, e sigillate da un francobollo sotto una cometa stellare a spirale. Quel diminutivo editoriale in realtà rafforza l’audacia scarna della proposta, sollecita una luminosità calda e preziosa.
La presentazione bibliografica di Manco Maurizio è trasversale e molto personale: ci colpisce in molti nodi. L’autore pratica ossessivamente il “vizio impunito” della lettura, con un’insana predilezione per gli scrittori suicidi; pesca perle letterarie e colleziona citazioni; da quando è rimasto folgorato sulla via di Cioran, scrive aforismi. Il titolo dell’opera si apre con l’impronta di Gesualdo Bufalino:
un aforisma sta tutto in otto parole.
Comprendiamo immediatamente questa impostazione formale essenziale, esatta, fulminea e penetrante. L’aforisma, nella sua vertigine, induce alla lentezza della ruminazione, tanto più la corporeità del suo significato elargisce risonanze. Pizzico alcune corde d’oro di questo fuochino:
Facciamo ancora arte per decorare le nostre caverne.
Non ci si può riparare alla nostra ombra.
Il filo del discorso può diventare un cappio.
Se il sé è molteplice non moriremo soli.
Anna Maria Farabbi
Maurizio Manco, In otto parole. Aforismi– Fuoco Fuochino 2019